Se in Italia crolla il turismo balneare
Secondo un sondaggio Doxa per Europcar, quest’anno solo il 43% degli italiani andrà in vacanza, rispetto al 56% del 2010.
La crisi, con tutta evidenza, costringe una parte della popolazione a tagliare il superfluo.
Ma il dato che più deve preoccupare una città come Alghero e una regione come la Sardegna è il crollo impressionante del turismo balneare. Mentre, infatti, secondo l’indagine Doxa reggono bene le città d’arte, nelle località balneari italiane si prevede un calo di presenze italiane del 30 per cento.
Si tratta, si badi bene, di una tendenza ormai consolidata che prefigura scenari di lungo periodo. Insomma, il prodotto sole-mare non è più sufficiente, almeno per il turista medio italiano, mentre per quello del nord Europa era già superato da molti anni.
Gli altri dati significativi del sondaggio Doxa sono i seguenti:
a) non esiste più la vacanza lunghissima, quella di un mese, che ormai interessa poco meno del 6% dell’intera popolazione;
b) la media di permanenza del turista italiano è di una settimana, massimo dieci giorni, mentre moltissimi si devono accontentare di uno o due fine settimana.
c) I turisti italiani sceglieranno quest’anno più Puglia e Sardegna rispetto ad località nazionali, soprattutto grazie all’offerta economica dei voli low cost.
Il quadro è abbastanza chiaro e piuttosto preoccupante. Dal sondaggio emerge una riduzione sempre più ampia della percentuale di popolazione nazionale che può permettersi una vacanza; una riduzione sempre più marcata del periodo di vacanza; scelte di destinazione sempre più condizionate dai costi di trasporto; predilezione per le località che offrono cultura, storia, ambienti naturali da scoprire e vivere, piuttosto che la vecchia e tradizionale vacanza tutta sole e mare.
Per una città come Alghero, che ha da sempre praticato un turismo balneare di cui i dati statici registrano, in maniera sempre più preoccupante, una forte contrazione, si impone l’obbligo di lavorare alla ricerca di investimenti in grado di far fronte alle nuove domande dei turisti. Un compito che deve essere affrontato, prioritariamente, dagli operatori del settore, ma che ha bisogno di un respiro lungo e di una visione d’insieme che solo le amministrazioni pubbliche, l’università e la ricerca possono garantire.
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico.
Antonio Budruni |
Ma il dato che più deve preoccupare una città come Alghero e una regione come la Sardegna è il crollo impressionante del turismo balneare. Mentre, infatti, secondo l’indagine Doxa reggono bene le città d’arte, nelle località balneari italiane si prevede un calo di presenze italiane del 30 per cento.
Si tratta, si badi bene, di una tendenza ormai consolidata che prefigura scenari di lungo periodo. Insomma, il prodotto sole-mare non è più sufficiente, almeno per il turista medio italiano, mentre per quello del nord Europa era già superato da molti anni.
Gli altri dati significativi del sondaggio Doxa sono i seguenti:
a) non esiste più la vacanza lunghissima, quella di un mese, che ormai interessa poco meno del 6% dell’intera popolazione;
b) la media di permanenza del turista italiano è di una settimana, massimo dieci giorni, mentre moltissimi si devono accontentare di uno o due fine settimana.
c) I turisti italiani sceglieranno quest’anno più Puglia e Sardegna rispetto ad località nazionali, soprattutto grazie all’offerta economica dei voli low cost.
Il quadro è abbastanza chiaro e piuttosto preoccupante. Dal sondaggio emerge una riduzione sempre più ampia della percentuale di popolazione nazionale che può permettersi una vacanza; una riduzione sempre più marcata del periodo di vacanza; scelte di destinazione sempre più condizionate dai costi di trasporto; predilezione per le località che offrono cultura, storia, ambienti naturali da scoprire e vivere, piuttosto che la vecchia e tradizionale vacanza tutta sole e mare.
Per una città come Alghero, che ha da sempre praticato un turismo balneare di cui i dati statici registrano, in maniera sempre più preoccupante, una forte contrazione, si impone l’obbligo di lavorare alla ricerca di investimenti in grado di far fronte alle nuove domande dei turisti. Un compito che deve essere affrontato, prioritariamente, dagli operatori del settore, ma che ha bisogno di un respiro lungo e di una visione d’insieme che solo le amministrazioni pubbliche, l’università e la ricerca possono garantire.
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico.
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