Diario settimanale 2
Diario 10 – 16 settembre 2012.
Francesco Indovina |
Monti e il lavoro
Certo il prof. Monti ha prodotto lavori scientifici solo su banche e finanza, niente sul lavoro, ma questo non giustifica quello che ha detto a proposito dello Statuto dei Lavoratori: avrebbe determinato ostacoli alla creazione di posti di lavoro.
È noto il suo liberismo quindi la sua pretesa è quella di un mercato del lavoro nel quale il singolo lavoratore “se la vede” con il singolo datore di lavoro. Non è casuale che abbia dichiarato che certe disposizioni dello Statuto “ispirare all'intento molto nobile di proteggere la parte più debole, ritenuta essere quella del lavoratore”, dove si può cogliere un tratto di ironia nel “molto nobile” e un dubbio “ritenuta essere”, indica chiaramente che non sopporta una qualche tutela che considera come negazione della “concorrenza”.
La coppia Monti-Fornero prediligono una società prima dell'avvento del sindacato, con un orario di lavoro illimitato, con salari da fame, con lavoro infantile, ecc. questo sì che darebbe, secondo loro, sviluppo. Né si lasciano scoraggiare dalla storia: l'approvazione dello Statuto ha conciso con periodi di sviluppo e di crescita dell'occupazione. O, a prova contraria, l'annichilimento dei diritti dei lavoratori e la cacciata del maggior sindacato alla Fiat non ha portato sviluppo in quella azienda.
Del resto non era obiettivo dello Statuto creare posti di lavoro, ma piuttosto di garantire dignità e diritti ai lavoratori.
Monti considera l'esistenza del sindacato un'aberrazione del sistema di “libero mercato”, non è un caso che in tutte le occasioni cerca di dividere, e per questa strada indebolire, il sindacato. Ora ci sta provando con il “patto per la produttività”. Quando la Cisl capirà che non è questione di sindacato buono e di sindacato cattivo, ma solo di sindacato? La cosiddetta “agenda Monti” contiene anche questo disegno.
L'angelo custode
“Non sarò mai un tecnico d'area”, dichiara il prof. Monti, e con questo chiarisce le sue ambizioni: non potrà far parte, come ministro, di un governo “politico”, la sua ambizione è sempre palazzo Chigi o magari quello più su, anche perché si è assunto il ruolo dell'angelo custode: deve evitare che vengano messe in discussioni le riforme del suo governo, perché esiste il pericolo che “nella politica italiana possa tornare tutto come prima”.
Giulio Sapelli, in un piccolo libro che consiglio (L'inverno di Monti, Guerrini ed Associati), perché pieno di spunti interessanti, paragona la “nomina” di Monti da parte di Napolitano alla figura del dictator della Roma repubblicana, che veniva nominato in un periodo di grave necessità per la Repubblica, aveva un enorme potere ma la “durata massima di sei mesi”. “La figura del dictator nasce essenzialmente come strumento messo a disposizione dei ceti oligarchici per preservare il potere contro le pretese della plebe”.
Il gruppo dirigente del PD farebbe bene a leggere questo libretto, 70 pagine, poca fatica ma, forse, buoni frutti. Il paese non ha bisogno né di angeli custodi nè di dictator, mettiamo mano alla democrazie politica che ci siamo conquistati con sacrifici e lotte. Grazie prof. Monti, torni alla sua Bocconi.
Certo il prof. Monti ha prodotto lavori scientifici solo su banche e finanza, niente sul lavoro, ma questo non giustifica quello che ha detto a proposito dello Statuto dei Lavoratori: avrebbe determinato ostacoli alla creazione di posti di lavoro.
È noto il suo liberismo quindi la sua pretesa è quella di un mercato del lavoro nel quale il singolo lavoratore “se la vede” con il singolo datore di lavoro. Non è casuale che abbia dichiarato che certe disposizioni dello Statuto “ispirare all'intento molto nobile di proteggere la parte più debole, ritenuta essere quella del lavoratore”, dove si può cogliere un tratto di ironia nel “molto nobile” e un dubbio “ritenuta essere”, indica chiaramente che non sopporta una qualche tutela che considera come negazione della “concorrenza”.
La coppia Monti-Fornero prediligono una società prima dell'avvento del sindacato, con un orario di lavoro illimitato, con salari da fame, con lavoro infantile, ecc. questo sì che darebbe, secondo loro, sviluppo. Né si lasciano scoraggiare dalla storia: l'approvazione dello Statuto ha conciso con periodi di sviluppo e di crescita dell'occupazione. O, a prova contraria, l'annichilimento dei diritti dei lavoratori e la cacciata del maggior sindacato alla Fiat non ha portato sviluppo in quella azienda.
Del resto non era obiettivo dello Statuto creare posti di lavoro, ma piuttosto di garantire dignità e diritti ai lavoratori.
Monti considera l'esistenza del sindacato un'aberrazione del sistema di “libero mercato”, non è un caso che in tutte le occasioni cerca di dividere, e per questa strada indebolire, il sindacato. Ora ci sta provando con il “patto per la produttività”. Quando la Cisl capirà che non è questione di sindacato buono e di sindacato cattivo, ma solo di sindacato? La cosiddetta “agenda Monti” contiene anche questo disegno.
L'angelo custode
“Non sarò mai un tecnico d'area”, dichiara il prof. Monti, e con questo chiarisce le sue ambizioni: non potrà far parte, come ministro, di un governo “politico”, la sua ambizione è sempre palazzo Chigi o magari quello più su, anche perché si è assunto il ruolo dell'angelo custode: deve evitare che vengano messe in discussioni le riforme del suo governo, perché esiste il pericolo che “nella politica italiana possa tornare tutto come prima”.
Giulio Sapelli, in un piccolo libro che consiglio (L'inverno di Monti, Guerrini ed Associati), perché pieno di spunti interessanti, paragona la “nomina” di Monti da parte di Napolitano alla figura del dictator della Roma repubblicana, che veniva nominato in un periodo di grave necessità per la Repubblica, aveva un enorme potere ma la “durata massima di sei mesi”. “La figura del dictator nasce essenzialmente come strumento messo a disposizione dei ceti oligarchici per preservare il potere contro le pretese della plebe”.
Il gruppo dirigente del PD farebbe bene a leggere questo libretto, 70 pagine, poca fatica ma, forse, buoni frutti. Il paese non ha bisogno né di angeli custodi nè di dictator, mettiamo mano alla democrazie politica che ci siamo conquistati con sacrifici e lotte. Grazie prof. Monti, torni alla sua Bocconi.
In Europa tutti a brindare per la dichiarazione di legittimità della Corte costituzionale tedesca relativamente al Fondo salva Stati. In Italia la contentezza coinvolge tutti, governo, partiti, maggioranza, opposizione, ecc.
Qualche problema relativamente ai vincoli: per un centesimo in più ai 190 miliardi ci vorrà il consenso dei due rami del parlamento tedesco (mi pare una rivendicazione di sovranità giusta che in Italia ci sogniamo), così come il parlamento tedesco deve essere informato di ogni negoziato tra l'Esm e gli stati che chiedono aiuti (vedi sopra).
Ma vediamo in concreto. Il Fondo salva Stati è alimentato dagli apporti dei diversi paesi della Comunità europea, giusto, non poteva essere diversamente. L'Italia deve contribuire con 125,4 miliardi, meno della Germania (190) e della Francia (142,7), ma più della Spagna (83,3) e di tutti gli altri. Di questi 125,4 miliardi 14,3 miliardi dobbiamo versarli entro dicembre 2014, ma la UE potrebbe richiedere di anticipare questo versamento. Ma c'è di più dal dicembre 2014 il fondo, secondo necessità, potrà richiedere altri versamenti. Il Fondo metterà sue obbligazioni garantite dai fondi e da quello che ha “comprato” per aiutare gli Stati (titoli di stato, ecc.). Obbligazioni che data la loro natura saranno appetibili? Se ne può dubitare.
Se le disponibilità del fondo fossero insufficienti per le richieste, ipotizziamo, di Portogallo e Spagna, tutti i paesi, pro quota, dovrebbero versare le quote. E se a fondo esaurito l'Italia dovesse chiedere aiuto, per ottenerlo dovrebbe versare la sua quota residua o anche di più. Logico ma paradossale: l’aiuto ce lo paghiamo (anche se in parte). Tanto paradossale che sicuramente non sarà certo questo lo strumento che ci farà uscire dalla crisi finanziaria. Ma credo che questo tutti lo sappiano e facciano fumo per confondere gli speculatori, immaginati come idioti.
La Fiat, gli Agnelli, il governo e il … paese
Il “Grande” Marchionne ha seppellito Fabbrica Italia, in realtà un progetto che non è partito e messo in campo per ingannare i sindacati che lo desiderassero, il governo e il paese.
Ora c'è lo scandalo, Diego della Valle tuona contro l'amministratore delegato della Fiat e gli Agnelli, rompendo con questa dichiarazione l'amicizia con Montezemolo (la famiglia è famiglia). Ma quello che impressiona è stata la dichiarazione di Romiti ex ad della Fiat “L'azienda che interrompe la progettazione è destinata a morire. Il principale colpevole è il sindacato, Fiom esclusa”, detto da uno che non ha mai amato il sindacato fa impressione.
Ma lo scandalo principale è il governo, già alcuni mesi fa il professor Monti ha dichiarato che il Governo non poteva entrare nelle scelte strategiche di una grande società, ma ora pensa di dover intervenire? O il mercato ha sempre ragione?
Chi boicotta la legge elettorale?
Chi boicotta il cambiamento della legge elettorale? Ma tutti. Se durante tutta la legislatura non c'è stato tempo e voglia di fare la riforma elettorale è pensabile lo si faccio ora? L'ultimo suggerimento (Michele Ainis, Corriere della sera 14/9) è che la faccia Monti per decreto ripristinando il Mattarellum. Una soluzione che certo non dispiacerebbe a Monti perché propiziatrice di una sua permanenza a palazzo Chigi.
Citazioni: nel bene e nel male
Chiara Saraceno, La Repubblica, 11 settembre 2012:
“Un ministro dello Sviluppo che, quando faceva il banchiere, ha contribuito a salvare l’Alitalia (a spese del contribuente) non può limitarsi a dire agli arrabbiatissimi lavoratori dell’Alcoa che non c’è niente da fare. … E speriamo che il ministro del Lavoro non riprenda il refrain che le è caro “il lavoro non è un diritto: bisogna meritarselo, anche con il sacrificio”. … Di fronte alla crescita inarrestabile della disoccupazione, cui si unisce quella dell’inattività per scoraggiamento e disperazione, nessuno, tanto meno chi governa, può permettersi di dire alternativamente che non c’è nulla da fare e che se non si ha lavoro e perché non lo si merita abbastanza”
Gian Arturo Ferrari, Corriere della Sera, 11 settembre 2012:
“Ora, arrampicandosi un po’ su questo troco e mettendo la testa fuori dal fogliame si vede, nudo e crudo,il nodo fondamentale e insieme il bandolo della matassa. E cioè che istruzione e formazione non sono mai stati e continuano a non essere la priorità della politica nazionale”.
Mario Monti, Corriere della Sera, 11 settembre 2012:
“L’Italia tornerà a crescere nel 2013. Questa è la mia attesa” (dal Presidente del Consiglio forse ci si potrebbe aspettare qualcosa in più dell’“attesa”).
Nichi Vendola, La Repubblica, 12 settembre 2012:
“Perchè contraddizioni? Penso che il centrosinistra si candidi alle elezioni contro la società della paura per la società della speranza, della dignità e civiltà del lavoro” (a proposito della firma alla proposta di referendum per l'abolizione dei cambiamenti all'art. 18)
Paolo Gentiloni, La Repubblica, 12 settembre 2012:
“Allearsi con Vendola che firma i referendum non vuol dire andare oltre l'agenda Monti, come ripete Bersani. Vuol dire tornare indietro, lasciare campo aperto ad altri partiti nell'elettorato moderato” (l'assillo dei moderati, da conquistare, dovrebbe rinsecchire il centrosinistra con una forte cura dimagrante di progressismo? Grazie no.)
Rosy Bindi, La Repubblica, 12 settembre 2012:
“Penso che fare un referendum sull'articolo 18 sia un grave errore. Io non lo firmerò” (Il tramonto di un leader politico per confermare l'agenda Monti al di là dei suoi contenuti. Un vero peccato.)
Stefano Ceccanti, La Repubblica, 12 settembre 2012:
“Vista la compagnia, non escludo che nel gruppo dei promotori ci fosse qualche infiltrato delle Br o delle Farc” (i promotori del referendum per abolire i cambiamenti all'art.18. Va bene avere l'ansia di finire “coppa o giurnale”, ma Ceccanti è un irresponsabile e un incredibile, ma forse ha solo la parola più rapida del pensiero)
Laura Puppato, La Repubblica, 13 settembre 2012:
“Un'altra idea del mondo, che altro? Questo è alla fine. Non c'è salute, non c'è lavoro, non ci sono diritti. Impera la corruzione, la convenienza privata, l'interesse. Un partito deve indicare un'altra rotta. Dire qual è il suo obiettivo, nominarlo anche a costo di scontentare qualcuno. Bisogna avere coraggio e andare altrove anche quando tutti dicono: impossibile” (Candidata alle primarie del PD mi pare una novità, non una ripetizione.)
Giulio Sapelli, da L'inverno di Monti. Il bisogno della politica, Guerrini e Associati, 2012:
“Di qui la scelta di Napolitano che non poteva che cadere sul professor Monti, allorché egli decise di perseguire una via non linearmente politica, ma innovativa. Sulla quintessenza della centralità politica necessaria tra due poli parlamentari quasi paritari numericamente e l'uno contro l'altro opposti da una sorta di guerra civile ideologica si giocava la partita. Ebbene: il professor Monti è la quintessenza della morte dell'ideologia. È il superamento della medesima nel mondo iper-uranico della foresta pietrificata delle idee, ma nel contempo l'esponente del blocco poliarchico italico organicamente europeo: grandi banche, grandi scuole internazionali di business, grandi società di consulenza, grandi cattedrali del pensiero semplice che, se non riescono a governare i sistemi complessi, sono capaci in sommo grado, tuttavia, d'esaltarne le progressive sorti e di trarne ogni utile possibile.”
Luciano Gallino, La Repubblica, 15 settembre 2012:
“Sentite le dichiarazioni di Marchionne, Passera ha detto che vuole “capirne le implicazioni” Dunque, per lui, un dirigente che ha promesso 20 miliardi di investimento, ne ha effettuato uno, e poi dichiara che degli altri 19 non se ne fa parla proprio, è stato poco chiaro”.
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