Diario settimanale 3
17 - 23 Settembre: Marchionne, il regionalismo, Alesina-Giavazzi, ...
Francesco Indovina |
Marchionne: l'imbroglio Fiat continua
Che si sono detti la delegazione della Fiat e quella del governo in tante ore? Una parte del tempo, sono sicuro, è stato impiegato in una discussione di “filosofia economica”. Marchionne ha ricordato al professor Monti che il proprio comportamento e quello della Fiat è stato disegnato sulle affermazioni del capo del governo che, sempre a proposito della Fiat, ad un importante convegno ebbe a dire “la Fiat è un grande gruppo internazionale e sceglie di localizzarsi secondo proprie convenienze”. A questo punto Monti, molto imbarazzato (forse) bofonchia qualcosa sul ruolo sociale dell'impresa.
Ancora l'amministratore delegato della Fiat ha spiegato al ministro Passera, che investe in Brasile perché in quel paese lo Stato si fa in otto per aiutare la Fiat, secondo una filosofia “liberista” che è stata sempre tipica della società Torinese: il governo deve fare quello che va bene alla Fiat.
Lo stile poi è … tutto. La trasmissione de LA7 "In Onda" ieri sera ha mostrato uno spezzone di ripresa televisivo, nel cortile di palazzo Chigi, quando Marchionne e il giovane presidente Fiat sono andati a presentare, credo la nuova 500, al capo del governo (Monti), nel quale si vede con quanto poco garbo e molta arroganza Marchionne sposta Monti da davanti alla macchina perché copriva il marchio Fiat. Una scena veramente imbarazzante.
Lo stile poi è … tutto. È dignitoso che l'amministratore delegato della più grande società italiana abbia il suo domicilio fiscale in Svizzera?
Lo stile poi è … tutto. Come classificare l'affermazione di Marchionne che rivolto a Monti disse: “di te mi fido, ma dopo?”
Ma veniamo al succo del risultato dell'incontro, da quello che è possibile capire.
1. Il progetto Fabbrica Italia, 20 miliardi di investimento, nuovi modelli, ecc. è morto e sepolto. C'era chi aveva detto e capito che era un imbroglio, ma spesso si cerca di credere come per realizzare una speranza. Ma di speranza si muore.
2. La congiuntura di mercato va malissimo e si cercherà di resistere producendo per il mercato estero, ma il governo dovrà aiutare ad esportare e, ma questo non traspare ma è nella logica, deve garantire la cassa integrazione straordinari, per decina di migliaia di lavoratori.
3. La Fiat si impegna, un po' troppo, piuttosto pensa di fare investimenti in Italia quando la situazione economica migliorerà, non prima del 2014.
4. Si è costituito un gruppo di lavoro al ministero dello sviluppo formato dai tecnici Fiat e ministeriali.
Ci vuole molto a capire che per Fiat Italia, per gli operai e tecnici del gruppo e dell'indotto, per le sorti dell'economia italiana questa riunione è stata inutile? O meglio un teatrino di molte ore per dare a credere che si è discusso seriamente? I sindacati, oltre la Fiom, capiranno? Il centro sinistra avrà qualche reazione?
Questo governo non è il “salvatore della patria”, ma quello che la sta affossando. Altro che agenda-Monti.
Ma sono anche spudorati:
a) è vero e noto, una tecnica accreditata, quando non si vuole o non si sa prendere una decisione si fa un “comitato”. Cosa dovrà mai studiare il gruppo di lavoro costituito presso il ministero dello sviluppo?
b) banalmente: gli investimenti si fanno per uscire dalla crisi, altrimenti come si fa ad uscire dalla depressione?
c) se gli investimenti si realizzano quando l'economia riparte essi arrivano tardi, non riescono a cogliere l'onda che sale; la realizzazione di investimenti vuole tempo, soprattutto se sono ... innovativi.
Almeno queste cose i tecnici al governo dovrebbero saperle, allora? Stanno al gioco della Fiat, questa è la triste conclusione, sulla pelle del paese, degli operai e dei tecnici.
W o abbasso il regionalismo?
Si non è corretto, non bisogna cadere nel pessimismo, vale la pena di pensare che le cose possano cambiare.
Ma se si discute di abolire le Provincie come istituzioni di spreco ”oggettivo”, non varrebbe la pena di abolire le Regioni come istituzioni di spreco soggettivo e di male affare?
Viene spontaneo pensarlo leggendo di quello che è avvenuto nella regione Lazio, di quello che da sempre è emerso in Sicilia, e poi la Lombardia, e adesso la Campania e la Calabria.
La Polverini, i cui consiglieri del suo gruppo gozzovigliano travestiti da maiale, greci, ecc., ha deciso di “resistere” non si dimette. C'era da dirlo. Spero che i consigliere del Pd e pare anche quelli dell'Udc, a sentire qualche loro dirigente, vogliano dimettersi per costringere a nuove elezioni. Speriamo che non si tratti di una boutade, ma di una seria determinazione.
Ma forse il regionalismo andrà ripensato?
Alesina-Giavazzi: riflettono quando scrivono?
Alesina e Giavazzi sono accreditati di sapienza, conoscenza, cultura e, soprattutto, voglia di cambiare il mondo, ma leggendoli si ha l'impressione che manchi loro la capacità di riflettere.
L'editoriale di domenica sul Corriere rappresenta un caso esemplare di questa loro incapacità. Non vorrei essere frainteso, non riflettono perché non possono riflettere condizionati come sono da una componente ideologica, tanto banale ormai, quanto distruttiva del vivere sociale.
Partono dall'ovvia considerazione che la struttura della popolazione è cambiata, viviamo di più (loro sembrano sottintendere: troppo). Questo fatto impone una revisione del nostro sistema di Stato sociale. Questione reale e complessa: bisogna cambiare ma garantendo universalità, omogeneità e qualità ai servizi. È noto che la questione è complessa. Ma ai due di questa complessità non spaventa, hanno la ricetta pronta: “che senso ha tassare metà del reddito delle fasce più alte per poi restituire loro servizi gratuiti? Meglio che li pagano e contemporaneamente che le loro aliquote vengano ridotte”. E mai possibile che la soluzione è sempre la stessa la correzione di ogni elemento che corregga le distorsione imposte dal sistema economico sociale? Che bello: lo Stato sociale per i poveri, ma allora non si potrà neanche più chiamare Stato sociale, e i ricchi nelle belle cliniche private.
Ma non è finita, ancora un esempio della loro proposta: che gli studenti universitari paghino interamente il costo dell'Università e dare ai meno abbienti borse di studio. Hanno riflettuto i due che nel loro sistema i meno abbienti che arriveranno all'Università saranno pochissimi falcidiati prima dalla discriminazione introdotta dall'assenza di uno stato sociale efficace ed efficiente.
Ma i due riflettono che lo Stato sociale, universalistico, omogeneo e di qualità costituisce una forma di costruzione di una convivenza democratica? Hanno riflettuto che l'accumulazione della ricchezza senza una progressività impositiva guasta e degrada la società? No evidentemente no, non possono, si tratta di concetti per oro incomprensibili.
Citazioni: nel bene e nel male
Curzio Maltese, Il Venerdì di Repubblica, 21 settembre 2012: “Marchionne guarda all'America di Obama che gli ha regalata la Chrysler e aspettava soltanto l'occasione per tagliare gli ultimi rami in patria. L'occasione è adesso, con un governo di ottimali bocconiani, per i quali gli operai non esistono, e la politica assente. Anzi, molto peggio. Una politica cancellata dal trionfo del delirio narcisistico di venti leader, vecchi e nuovi guru, tanto più autorevoli quanto più mediocri. E non uno che metta in campo uno straccio di soluzioni per le fabbriche che chiudono, un'idea di politica industriale per far crescere un paese precipoitato nella peggiore recessione d'Europa dopo la Grecia”.
Sergio Marchionne, Corriere della Sera, 22 settembre 2012: “In particolare per lo stabilimento nello Stato di Pernambuco, in corso di costruzione,la Fiat riceverà finanziamento sino a 85% su un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. A questi si aggiungeranno benefici di natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo minimo di 5 anni”. (L'idea di politica industriale di Marchionne è questa: finanziamenti, benefici fiscali. In questo modo tutti sono bravi a fare gli imprenditori. O no?)
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 23 settembre 2012: “Alle attuali condizioni la politica conta sempre meno per l'amministrazione dello Stato e per il benessere della popolazione, sia perché eterodiretta dai poteri globali della finanza, sia perché profondamente corrotta e ben lungi dal volere attuare le speranze che si pensava essere proprie della democrazia, cioè il conseguimento di una maggiore uguaglianza di condizioni dei cittadini, che rimane solo all'orizzonte, in prospettive escatologiche di nessuna attualità. … E' un dovere delle attuali élite politiche italiane, se non vogliono che il populismo o il disprezzo della politica diventino l'unico stato d'animo popolare, preparare urgentemente programmi che finalmente abbiano al centro la giustizia sociale, che significa poi anche la vera lotta alla corruzione, e la difesa dei diritti umani storicamente maturati e ben individuati dalla nostra Costituzione”.
Che si sono detti la delegazione della Fiat e quella del governo in tante ore? Una parte del tempo, sono sicuro, è stato impiegato in una discussione di “filosofia economica”. Marchionne ha ricordato al professor Monti che il proprio comportamento e quello della Fiat è stato disegnato sulle affermazioni del capo del governo che, sempre a proposito della Fiat, ad un importante convegno ebbe a dire “la Fiat è un grande gruppo internazionale e sceglie di localizzarsi secondo proprie convenienze”. A questo punto Monti, molto imbarazzato (forse) bofonchia qualcosa sul ruolo sociale dell'impresa.
Ancora l'amministratore delegato della Fiat ha spiegato al ministro Passera, che investe in Brasile perché in quel paese lo Stato si fa in otto per aiutare la Fiat, secondo una filosofia “liberista” che è stata sempre tipica della società Torinese: il governo deve fare quello che va bene alla Fiat.
Lo stile poi è … tutto. La trasmissione de LA7 "In Onda" ieri sera ha mostrato uno spezzone di ripresa televisivo, nel cortile di palazzo Chigi, quando Marchionne e il giovane presidente Fiat sono andati a presentare, credo la nuova 500, al capo del governo (Monti), nel quale si vede con quanto poco garbo e molta arroganza Marchionne sposta Monti da davanti alla macchina perché copriva il marchio Fiat. Una scena veramente imbarazzante.
Lo stile poi è … tutto. È dignitoso che l'amministratore delegato della più grande società italiana abbia il suo domicilio fiscale in Svizzera?
Lo stile poi è … tutto. Come classificare l'affermazione di Marchionne che rivolto a Monti disse: “di te mi fido, ma dopo?”
Ma veniamo al succo del risultato dell'incontro, da quello che è possibile capire.
1. Il progetto Fabbrica Italia, 20 miliardi di investimento, nuovi modelli, ecc. è morto e sepolto. C'era chi aveva detto e capito che era un imbroglio, ma spesso si cerca di credere come per realizzare una speranza. Ma di speranza si muore.
2. La congiuntura di mercato va malissimo e si cercherà di resistere producendo per il mercato estero, ma il governo dovrà aiutare ad esportare e, ma questo non traspare ma è nella logica, deve garantire la cassa integrazione straordinari, per decina di migliaia di lavoratori.
3. La Fiat si impegna, un po' troppo, piuttosto pensa di fare investimenti in Italia quando la situazione economica migliorerà, non prima del 2014.
4. Si è costituito un gruppo di lavoro al ministero dello sviluppo formato dai tecnici Fiat e ministeriali.
Ci vuole molto a capire che per Fiat Italia, per gli operai e tecnici del gruppo e dell'indotto, per le sorti dell'economia italiana questa riunione è stata inutile? O meglio un teatrino di molte ore per dare a credere che si è discusso seriamente? I sindacati, oltre la Fiom, capiranno? Il centro sinistra avrà qualche reazione?
Questo governo non è il “salvatore della patria”, ma quello che la sta affossando. Altro che agenda-Monti.
Ma sono anche spudorati:
a) è vero e noto, una tecnica accreditata, quando non si vuole o non si sa prendere una decisione si fa un “comitato”. Cosa dovrà mai studiare il gruppo di lavoro costituito presso il ministero dello sviluppo?
b) banalmente: gli investimenti si fanno per uscire dalla crisi, altrimenti come si fa ad uscire dalla depressione?
c) se gli investimenti si realizzano quando l'economia riparte essi arrivano tardi, non riescono a cogliere l'onda che sale; la realizzazione di investimenti vuole tempo, soprattutto se sono ... innovativi.
Almeno queste cose i tecnici al governo dovrebbero saperle, allora? Stanno al gioco della Fiat, questa è la triste conclusione, sulla pelle del paese, degli operai e dei tecnici.
W o abbasso il regionalismo?
Si non è corretto, non bisogna cadere nel pessimismo, vale la pena di pensare che le cose possano cambiare.
Ma se si discute di abolire le Provincie come istituzioni di spreco ”oggettivo”, non varrebbe la pena di abolire le Regioni come istituzioni di spreco soggettivo e di male affare?
Viene spontaneo pensarlo leggendo di quello che è avvenuto nella regione Lazio, di quello che da sempre è emerso in Sicilia, e poi la Lombardia, e adesso la Campania e la Calabria.
La Polverini, i cui consiglieri del suo gruppo gozzovigliano travestiti da maiale, greci, ecc., ha deciso di “resistere” non si dimette. C'era da dirlo. Spero che i consigliere del Pd e pare anche quelli dell'Udc, a sentire qualche loro dirigente, vogliano dimettersi per costringere a nuove elezioni. Speriamo che non si tratti di una boutade, ma di una seria determinazione.
Ma forse il regionalismo andrà ripensato?
Alesina-Giavazzi: riflettono quando scrivono?
Alesina e Giavazzi sono accreditati di sapienza, conoscenza, cultura e, soprattutto, voglia di cambiare il mondo, ma leggendoli si ha l'impressione che manchi loro la capacità di riflettere.
L'editoriale di domenica sul Corriere rappresenta un caso esemplare di questa loro incapacità. Non vorrei essere frainteso, non riflettono perché non possono riflettere condizionati come sono da una componente ideologica, tanto banale ormai, quanto distruttiva del vivere sociale.
Partono dall'ovvia considerazione che la struttura della popolazione è cambiata, viviamo di più (loro sembrano sottintendere: troppo). Questo fatto impone una revisione del nostro sistema di Stato sociale. Questione reale e complessa: bisogna cambiare ma garantendo universalità, omogeneità e qualità ai servizi. È noto che la questione è complessa. Ma ai due di questa complessità non spaventa, hanno la ricetta pronta: “che senso ha tassare metà del reddito delle fasce più alte per poi restituire loro servizi gratuiti? Meglio che li pagano e contemporaneamente che le loro aliquote vengano ridotte”. E mai possibile che la soluzione è sempre la stessa la correzione di ogni elemento che corregga le distorsione imposte dal sistema economico sociale? Che bello: lo Stato sociale per i poveri, ma allora non si potrà neanche più chiamare Stato sociale, e i ricchi nelle belle cliniche private.
Ma non è finita, ancora un esempio della loro proposta: che gli studenti universitari paghino interamente il costo dell'Università e dare ai meno abbienti borse di studio. Hanno riflettuto i due che nel loro sistema i meno abbienti che arriveranno all'Università saranno pochissimi falcidiati prima dalla discriminazione introdotta dall'assenza di uno stato sociale efficace ed efficiente.
Ma i due riflettono che lo Stato sociale, universalistico, omogeneo e di qualità costituisce una forma di costruzione di una convivenza democratica? Hanno riflettuto che l'accumulazione della ricchezza senza una progressività impositiva guasta e degrada la società? No evidentemente no, non possono, si tratta di concetti per oro incomprensibili.
Citazioni: nel bene e nel male
Curzio Maltese, Il Venerdì di Repubblica, 21 settembre 2012: “Marchionne guarda all'America di Obama che gli ha regalata la Chrysler e aspettava soltanto l'occasione per tagliare gli ultimi rami in patria. L'occasione è adesso, con un governo di ottimali bocconiani, per i quali gli operai non esistono, e la politica assente. Anzi, molto peggio. Una politica cancellata dal trionfo del delirio narcisistico di venti leader, vecchi e nuovi guru, tanto più autorevoli quanto più mediocri. E non uno che metta in campo uno straccio di soluzioni per le fabbriche che chiudono, un'idea di politica industriale per far crescere un paese precipoitato nella peggiore recessione d'Europa dopo la Grecia”.
Sergio Marchionne, Corriere della Sera, 22 settembre 2012: “In particolare per lo stabilimento nello Stato di Pernambuco, in corso di costruzione,la Fiat riceverà finanziamento sino a 85% su un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. A questi si aggiungeranno benefici di natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo minimo di 5 anni”. (L'idea di politica industriale di Marchionne è questa: finanziamenti, benefici fiscali. In questo modo tutti sono bravi a fare gli imprenditori. O no?)
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 23 settembre 2012: “Alle attuali condizioni la politica conta sempre meno per l'amministrazione dello Stato e per il benessere della popolazione, sia perché eterodiretta dai poteri globali della finanza, sia perché profondamente corrotta e ben lungi dal volere attuare le speranze che si pensava essere proprie della democrazia, cioè il conseguimento di una maggiore uguaglianza di condizioni dei cittadini, che rimane solo all'orizzonte, in prospettive escatologiche di nessuna attualità. … E' un dovere delle attuali élite politiche italiane, se non vogliono che il populismo o il disprezzo della politica diventino l'unico stato d'animo popolare, preparare urgentemente programmi che finalmente abbiano al centro la giustizia sociale, che significa poi anche la vera lotta alla corruzione, e la difesa dei diritti umani storicamente maturati e ben individuati dalla nostra Costituzione”.
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