È l'ora del cambiamento
Se oggi si discute del Parco di Porto Conte è un bene, ma oltre ai meccanismi istituzionali non dimenticare la domanda: quale parco vogliamo?
Luciano Deriu |
Finalmente si discute di parco. In dodici anni, da che è stata istituita, l’area protetta non è mai stato oggetto di un pubblico confronto nella comunità, al di fuori dalle stanze della politica. Se oggi se ne discute è sicuramente un bene, anche se la discussione appare prevalentemente ristretta ai meccanismi istituzionali. I quali sono certamente di grande importanza, ma non bisogna dimenticare che la domanda centrale è: quale parco vogliamo.
Cambiare la legge e gli istituti è oggi irrinunciabile per avviare una gestione effettivamente regionale e territoriale, chiamando alla partecipazione gli attori del territorio. Ma non è sufficiente, se la comunità, a dodici anni dalla istituzione del parco, non definisce con precisione i contenuti della missione dell’area protetta. Ad esempio se uno degli obiettivi del parco è quello di favorire lo sviluppo di una nuova a agricoltura, una delle azioni ormai indifferibili è quella di condividere con le associazioni di categoria l’ingresso degli agricoltori nel Parco e avviare programmi di un’agricoltura che porti con sé il valore competitivo della tutela ambientale.
Una delle prime azioni che si dovrebbe attuare dovrebbe essere quella di una fabbrica delle idee, una sorta di officina aperta alla cittadinanza, che definisca una visione condivisa di quello che vogliamo che il parco diventi da grande. Se il Parco dovrà incentrare la sua azione sulla tutela ambientale o mettersi sulla strada della produttività, oppure se potrà trovare la strada di mettere assieme queste due direzioni, che è poi il percorso dello sviluppo sostenibile. Oggi tra i parchi italiani possiamo trovare precisi modelli di riferimento, che mostrano come la strada della produttività ad alto valore ambientale sia matura e percorribile.
Da questo assunto derivano poi i caratteri della figura che il Presidente del Parco, cui competono le maggiori responsabilità gestionali. In una fase di transizione è bene che questo delicato incarico sia assunto dal Sindaco. Ma se si vuole un Parco che, assieme alle azioni di tutela, operi ad azioni di sviluppo locale, il profilo gestionale dovrà essere adeguato a questo compito. Non può essere una nomina politica, compiuta, come da tradizione, in seno al Consiglio Comunale, in base a logiche spartitorie.
L’Area Marina Protetta ha sicuramente un carattere maggiormente rivolta alla tutela. Essendo di istituzione nazionale pare invece assai difficile una fusione dei due enti, come da qualcuno viene auspicato. Ma è assurdo che due enti che operano sullo stesso territorio, terra e mare, non dialoghino tra loro, come è finora avvenuto. È invece auspicabile un cambio di marcia, che dia avvio ad una fase nuova di collaborazione, mediante convenzioni e programmi comuni.
Luciano Deriu è Segretario Regionale della Legambiente
Una delle prime azioni che si dovrebbe attuare dovrebbe essere quella di una fabbrica delle idee, una sorta di officina aperta alla cittadinanza, che definisca una visione condivisa di quello che vogliamo che il parco diventi da grande. Se il Parco dovrà incentrare la sua azione sulla tutela ambientale o mettersi sulla strada della produttività, oppure se potrà trovare la strada di mettere assieme queste due direzioni, che è poi il percorso dello sviluppo sostenibile. Oggi tra i parchi italiani possiamo trovare precisi modelli di riferimento, che mostrano come la strada della produttività ad alto valore ambientale sia matura e percorribile.
Da questo assunto derivano poi i caratteri della figura che il Presidente del Parco, cui competono le maggiori responsabilità gestionali. In una fase di transizione è bene che questo delicato incarico sia assunto dal Sindaco. Ma se si vuole un Parco che, assieme alle azioni di tutela, operi ad azioni di sviluppo locale, il profilo gestionale dovrà essere adeguato a questo compito. Non può essere una nomina politica, compiuta, come da tradizione, in seno al Consiglio Comunale, in base a logiche spartitorie.
L’Area Marina Protetta ha sicuramente un carattere maggiormente rivolta alla tutela. Essendo di istituzione nazionale pare invece assai difficile una fusione dei due enti, come da qualcuno viene auspicato. Ma è assurdo che due enti che operano sullo stesso territorio, terra e mare, non dialoghino tra loro, come è finora avvenuto. È invece auspicabile un cambio di marcia, che dia avvio ad una fase nuova di collaborazione, mediante convenzioni e programmi comuni.
Luciano Deriu è Segretario Regionale della Legambiente
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti