Etica e sperimentazione sugli animali
È giusto causare angoscia e sofferenza agli animali?
“Non mi piace l’idea della vivisezione ma se può servire a salvare la vita di un bambino allora va bene”, è questa l’affermazione che si sente fare più spesso quando si affronta un tema così controverso e delicato come quello della sperimentazione sugli animali.
Altri esponenti del mondo scientifico considerano la sperimentazione animale – alla luce delle attuali nozioni in materia di biologia evoluzionistica e dello sviluppo, genomica, epigenetica e sistemi complessi – inattendibile e fuorviante ai fini del progresso medico, in particolare per quanto riguarda la farmacologia e la simulazione di patologie umane in modelli animali (modello analogo causale o predittivo). Rappresentano quella corrente di pensiero crescente, ma ancora in minoranza, nell’ambito della comunità scientifica che si dichiara contrario all’utilizzo ed al conseguente sviluppo del modello animale a scopo predittivo.
Questi ultimi in particolare affermano che la scienza debba essere lo specchio dell’intelligenza e dell’evoluzione dell’uomo, non della sua crudeltà. Pertanto la ricerca non può prescindere dall’etica, che va sempre posta sulla bilancia costi/benefici.
Aggiungiamo che l’assenza di etica priva l’agire umano di un limite di riferimento in mancanza del quale tutto si può fare e tutto può avere una sua ragione salvo poi scaricarne le conseguenze negative in termini di costi sociali, ambientali e umani sugli esseri, umani e non, che non hanno protezioni o tutele di alcun tipo.
Anna Nieddu |
In questo periodo si discute molto su quale utilità possa avere la vivisezione nel salvarci la vita soprattutto alla luce del progresso scientifico ma le posizioni sono ancora molto discordanti. Tuttavia c’è una domanda che non possiamo evitare di porci: è giusto causare angoscia e sofferenza agli animali?
È evidente che ciascuno quando esprime un'opinione esprime anche un proprio orizzonte valoriale pertanto affermare frettolosamente che la vivisezione va bene se ci salva la vita significa mostrare una scarsa sensibilità o empatia nei confronti degli animali la cui vita evidentemente vale meno della nostra e la paura di malattie mortali per se stessi o per i propri cari annullerà qualunque tenerezza ne occhioni di cucciolotti beagle potranno farci cambiare idea.
È evidente che ciascuno quando esprime un'opinione esprime anche un proprio orizzonte valoriale pertanto affermare frettolosamente che la vivisezione va bene se ci salva la vita significa mostrare una scarsa sensibilità o empatia nei confronti degli animali la cui vita evidentemente vale meno della nostra e la paura di malattie mortali per se stessi o per i propri cari annullerà qualunque tenerezza ne occhioni di cucciolotti beagle potranno farci cambiare idea.
Tuttavia l’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea stabilisce che “l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze e del benessere degli animali in quanto esseri senzienti". Questo riconoscimento ufficiale porta in sé l'obbligo morale di rispettare i diritti fondamentali degli animali. Si pone allora un problema prima di tutto etico che ci riporta al quesito se sia giusto sottoporre gli animali a metodi di ricerca che si identificano con la tortura e la costrizione e infine la morte.
Ma conta il piano etico quando si tratta di scienza? In materia di sperimentazione animale anche l’etica è oggetto di discussione; il mondo della ricerca è fortemente diviso tra chi sostiene la sperimentazione animale ritenendola indispensabile e non trovando i metodi alternativi – quali i test in vitro o i metodi bioinformatici- sufficientemente validi ma tuttalpiù complementari e non sostitutivi della sperimentazione animale. Questa parte certamente maggioritaria nella comunità internazionale ritiene indispensabile separare il piano etico da quello scientifico.
Altri esponenti del mondo scientifico considerano la sperimentazione animale – alla luce delle attuali nozioni in materia di biologia evoluzionistica e dello sviluppo, genomica, epigenetica e sistemi complessi – inattendibile e fuorviante ai fini del progresso medico, in particolare per quanto riguarda la farmacologia e la simulazione di patologie umane in modelli animali (modello analogo causale o predittivo). Rappresentano quella corrente di pensiero crescente, ma ancora in minoranza, nell’ambito della comunità scientifica che si dichiara contrario all’utilizzo ed al conseguente sviluppo del modello animale a scopo predittivo.
Questi ultimi in particolare affermano che la scienza debba essere lo specchio dell’intelligenza e dell’evoluzione dell’uomo, non della sua crudeltà. Pertanto la ricerca non può prescindere dall’etica, che va sempre posta sulla bilancia costi/benefici.
Aggiungiamo che l’assenza di etica priva l’agire umano di un limite di riferimento in mancanza del quale tutto si può fare e tutto può avere una sua ragione salvo poi scaricarne le conseguenze negative in termini di costi sociali, ambientali e umani sugli esseri, umani e non, che non hanno protezioni o tutele di alcun tipo.
Ha fatto molto discutere la sentenza che, in Norvegia, ha condannato l’autore della strage dell’isola di Utoya a 21 anni di carcere da scontare in una cella che in realtà è un appartamento dotato di tutti i comfort e senza sbarre alle finestre. Alle proteste di molti è stato risposto che il carcere a vita non è giusto perché non contempla il concetto di redenzione e quindi la possibilità di ricollocazione sociale (sarebbe pertanto un equivalente della pena di morte), e l’isolamento non deve essere una tortura perché anche lui è un essere umano e ha i suoi diritti.
Chi scrive ha sempre amato la civiltà delle regole e non la vendetta inumana, ma allora ci si potrebbe chiedere perché in una società evoluta che riconosce il massimo dei diritti a qualunque essere umano indipendentemente dal fatto che li meriti, siano negati diritti minimi ad esseri senzienti capaci di provare amore, gioia, dolore e affetto. Sarà forse che in Norvegia è vietata la sperimentazione animale e che si studia per trovare un'alternativa alla sperimentazione animale che consenta di salvare la vita sia dei bambini che delle cavie?
Anna Nieddu è insegnante di diritto presso l'ITC "Dessi-Lamarmora" di Sassari. Segue diversi progetti di Educazione alla Legalità ed è referente provinciale di stopvivisection.eu.
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