Imitare Rimini
Musica per le mie orecchie. Leggi i quesiti » |
Enrico Daga |
Se, come avviene per Alghero, per via del fatto che molti bar utilizzano i propri dehors per fare musica all'aperto, ai cittadini viene imposto di ascoltare della musica anche quando si è deciso di stare in silenzio, tra le mura di casa, magari a finestre chiuse, di notte, c'è da riflettere. Il fatto grave è che Alghero non può "impiccarsi" sull'altare dei decibel. Non esiste che ci sia una contrapposizione tra giovani e "meno giovani" sul diritto, sacrosanto, di divertirsi e fare casino, anche con la musica ad alto volume. Io che sono "meno giovane", ma spesso ho molta voglia di ascoltare musica ad alto, altissimo volume, cerco la musica. E l'ho cercata, e trovata, anche quando ero molto più giovane. Però c'è un discrimine. Il discrimine è il luogo dove sparare i decibel.
Quello che noi viviamo ad Alghero, invece, è un gran caos. Spesso bar che non lavorano di giorno perchè la concorrenza è smisurata (aprire un bar è diventata la forma più usuale di autoimpiego) la sera devono trasformarsi in mini discoteche o pseudo-balere, poco importa se incastonati in luoghi ad altissima concentrazione abitativa. O ancora peggio, porzioni di litorale che si trasformano in discoteche a cielo aperto, poco importa se nelle immediate adiacenze dei hotel. Per non parlare del Luna Park, che impedisce a chi dorme in barca di riposare.
Insomma, non la voglio fare troppo lunga e dico che non c'è niente da inventare, in molte città d'Italia lo stesso problema si è affrontato e si è risolto, con buona pace di chi grossolanamente pare ergersi a novello sociologo del turismo, che predica il rumore, vero veleno per la nostra destinazione turistica. In conclusione dico, citando un mio autorevole amico che: "La politica che non sa tutelare i piccoli diritti, non può difendere nemmeno quelli più grandi."
Le località turistiche organizzate programmano tali complessità, e si dotano di piani del rumore, e creano delle fasce di rispetto attraverso una "zonizzazione" che tenga conto della vocazione dei luoghi e degli ospiti.
Io credo che sia arrivato il momento di realizzare una "Cittadella della Musica" in una zona distante dal centro, penso a Maria Pia, Galboneddu, San Marco, per esempio, dove organizzare concerti, rassegne e feste a base di musica per soddisfare il sacrosanto diritto dei giovani di divertirsi e fare festa, magari attraverso l'allestimento di in teatro tenda amovibile, dotato di servizi tecnici ed igieici, che l'amministrazione può agevolmente noleggiare e mettere a disposizione di chiunque rispetti un apposito regolamento di utilizzo.
Mentre al centro, per gli esercenti che desiderino offrire musica, dovrebbe diventare tassativo ed improrogabile stabilire un orario oltre il quale diventi impossibile diffondere musica ad alto volume, a meno che non si insonorizzi la propria sala interna al punto che all'esterno non filtrino suoni.
Regolamentare prima di tutto.
Nei giorni scorsi ho proposto, a mezzo stampa, di imitare Rimini, che è la capitale dell'intrattenimento notturno d'Europa. Imitare Rimini, non nel proprio modello turistico, che niente ha a che vedere con Alghero e la Sardegna, ma per la capacità della sua classe dirigente di governare, creare, ed orientare i processi dello sviluppo. A Rimini, dopo le 24, è imposibile fare musica in città al centro. Chi sgarra becca una multa salatisssima.
Bisogna arrivare alla definizione di un nuovo modo dello stare insieme. Basta con la contrapposizione, serve una seria alleanza. Loro, a differenza nostra, non fanno "spallucce" e non dicono mai "gia' va be' asci'"...
Enrico Daga è consigliere comunale del Pd e assessore provinciale alle politiche finanziarie e del bilancio, alla programmazione e alla pianificazione territoriale.
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