Indietro non si torna
Gli inevitabili scenari delle politiche urbanistiche.
Antonio Budruni |
La politica “buona” è quella che riesce a fare le scelte giuste nell'interesse della collettività e delle future generazioni.
La politica “mediocre” si limita a prendere atto del contesto e, magari di controvoglia, si adatta.
La politica “cattiva”, invece, si ingegna –spesso violando o aggirando le norme – di favorire l’affermazione di interessi di parte a danno della collettività e delle future generazioni.
Riconosco che l’approccio didascalico difetta della necessaria dimostrazione, ma ha sicuramente il pregio della chiarezza. Anche ad Alghero, negli ultimi decenni, queste tre differenti tipologie di politica si sono confrontate e scontrate e, a giudicare dal livello di cementificazione della città e del territorio, si capisce visivamente che spesso hanno prevalso la cattiva politica e quella mediocre.
Oggi, grazie anche alla nuova coalizione di centrosinistra al governo della città si può pensare di avviare un processo di “buona” politica in campo urbanistico, cogliendo le opportunità e le condizioni favorevoli che la congiuntura economica e i contesti normativi europeo e nazionale offrono.
Come ha recentemente sostenuto Thomas Miorin, direttore di Habitech, infatti: “Le norme europee spingono il mercato della sostenibilità (…). Stiamo andando incontro a un cambio di paradigma nel mercato immobiliare che dovrà diventare sostenibile nella costruzione, nella gestione e nella conduzione.”
Dal suo canto, il governo Monti si sta muovendo nella medesima direzione. Il disegno di legge presentato recentemente dal ministro delle politiche agricole Mario Catania prevede il blocco della cementificazioni dei territori allo scopo di non sottrarre ulteriori spazi all'agricoltura. Ciò darà una forte spinta al recupero e al riuso del patrimonio abitativo esistente, con la possibilità di un incremento notevole di occupazione non solo nel settore edile, ma anche in tutti quelli ad esso strettamente connessi.
La nuova coalizione di governo della città dovrà indirizzarsi prontamente nelle linee definite in ambito europeo e nazionale, non solo e non tanto per uscire dalla crisi profondissima dell’edilizia, ma anche per aprire nuovi scenari di sviluppo sostenibile e possibilità di occupazione per le nuove generazioni.
Le opportunità sono diverse. Alcune, addirittura, immediate: come quella fornita dal Fondo di Sviluppo Urbano Jessica Sardegna, che prevede l’utilizzo di circa 130 milioni di euro per il finanziamento di progetti di trasformazione urbana, infrastrutture turistiche, trasporto pubblico locale, con finanziamento della BEI, per lo sviluppo urbano sostenibile e la rigenerazione urbana mediante meccanismi di ingegneria finanziaria.
In molte realtà del Paese, ivi compresa la provincia di Sassari, ci si orienta verso scenari di sviluppo sostenibile, per favorire l’accesso e la qualità della vita (Smart cities).
Recentemente, nell’interessante dibattito che si è aperto in ambito regionale sulla città di Alghero, qualcuno si chiedeva se la nuova amministrazione si sarebbe orientata ad adottare un PUC (Piano Urbanistico Comunale) ispirato al PPR (Piano Paesaggistico Regionale) di Soru o a quello che sta emergendo dalla cucina del presidente Cappellacci.
Credo proprio che il dilemma non si ponga. Il PPR di Soru è quello che, prima di qualunque altro in Italia, anticipava le normative europee e quelle più recenti in ambito nazionale.
E, dunque: indietro non si torna.
In molte realtà del Paese, ivi compresa la provincia di Sassari, ci si orienta verso scenari di sviluppo sostenibile, per favorire l’accesso e la qualità della vita (Smart cities).
Recentemente, nell’interessante dibattito che si è aperto in ambito regionale sulla città di Alghero, qualcuno si chiedeva se la nuova amministrazione si sarebbe orientata ad adottare un PUC (Piano Urbanistico Comunale) ispirato al PPR (Piano Paesaggistico Regionale) di Soru o a quello che sta emergendo dalla cucina del presidente Cappellacci.
Credo proprio che il dilemma non si ponga. Il PPR di Soru è quello che, prima di qualunque altro in Italia, anticipava le normative europee e quelle più recenti in ambito nazionale.
E, dunque: indietro non si torna.
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