Per far funzionare un Parco bisogna crederci
Ritorniamo al concetto del parco e di area protetta.
Come addetto ai lavori e cittadino dell’area parco mi permetto di esprimere la mia opinione sull'attuale dibattito sulla riforma delle legge del Parco di Porto Conte.
Tralasciando le argomentazioni in ordine alla fondamentale revisione della legge istitutiva e quindi a una vera riforma funzionale alla razionalizzazione della spesa e alla costituzione di una struttura istituzionale snella e finalmente operativa, preferirei soffermarmi sul concetto di parco e quindi di area protetta.
Ho sempre avuto la netta percezione che la comunità algherese difficilmente abbia la reale cognizione di che cos’è una area protetta o meglio qual è il suo ruolo e che cos’è chiamata a svolgere in termini di governo del territorio. In virtù di questo appaiono comprensibili le esternazioni di taluni che l’hanno negli anni definita “scatola vuota” e/o “carrozzone politico”. Ebbene quello che forse è sempre rimasto disatteso è il messaggio vero di informazione sul concetto di “Parco”.
Come qualcuno degli intervenuti ha rimarcato, già all’epoca della sua istituzione, si era fatto del terrorismo dipingendo l’area protetta come un mero luogo di vincoli e restrizioni. Insomma si dipingeva la vecchia concezione di area protetta come territorio chiuso in una campana di vetro dove non si doveva fare nulla. Questa è poi stata la conseguenza che ha fatto si che si realizzasse un parco di dimensione comunale e soprattutto privo della sua parte produttiva. E oggi se ne pagano le conseguenze.
I parchi, è vero, sono delle istituzioni relativamente recenti e che in Italia per lo meno hanno patito grandi difficoltà e tutt’ora le patiscono per una loro reale affermazione in un contesto di governo del territorio. Enti pubblici ultimi arrivati, dotati di ridottissime risorse economiche ma sui quali c’erano straordinarie aspettative. Per qualcuno di ordine prettamente occupazionale. L’Italia, la verità si dica, i parchi li ha un po’ subiti…era un obbligo imposto dalle regole della Comunità Europea e senza troppo convinzione ha passato a pennarello qua e la i territori per raggiungere la percentuale necessaria di territorio tutelato. Che sia veramente tutelato è tutto da vedere. E per questo annualmente il nostro stato paga sanzioni pecuniarie pesanti per la sua gestione ambientale poco ortodossa…
Ma ritorniamo al concetto di area protetta. Sappiamo realmente cos’è e cosa deve fare?...Proteggere l’ambiente e la sua natura in generale?....molto di più! Impedire un uso del territorio disordinato dannoso per gli ecosistemi e gli habitat?….molto di più! Deve innanzitutto garantire e promuovere modelli di gestione e uso del territorio sostenibili. Deve produrre economia aggiunta alla comunità residente garantendo la preservazione dell’ambiente preesistente e delle sue peculiarità. Un'economia diversa, ma di grande rilevanza sotto il profilo dell’aumento del reddito che però deve essere ancora compresa, metabolizzata dalla stessa classe imprenditoriale e politica.
Un'area protetta dunque non è solo salvaguardia, tutela, ricerca, monitoraggio ma anche sviluppo economia, partecipazione. Su quest’ultima parola mi soffermerei. Sì, perché il Parco è di tutti come lo è il resto del territorio, ma per il fatto che gode di caratteristiche ambientali peculiari occorre che la popolazione sia convinta, ci creda che quella porzione di territorio vale la pena preservarlo, valorizzarlo, promuoverlo, farne un modello. Se la gente non crede al Parco, questo mai funzionerà. Se la gente non crede al Parco, mai riusciranno quel pugno di persone chiamate a governarlo a renderlo veramente Parco e veramente una cosa che funziona.
Parco dunque deve per prima cosa essere un progetto condiviso, un modello di sviluppo. Alla gente dunque devono essere dati gli strumenti per comprendere questo processo che non è ridurre la libertà dell’individuo nell’utilizzo del territorio, ma al contrario offrirgli una straordinaria opportunità per goderne a pieno delle potenzialità.
Il Parco di Porto Conte apparentemente potrebbe essere delineato in maniera riduttiva soltanto come un luogo di meravigliosi paesaggi, candide spiagge, suggestive falesie rocciose e splendidi tramonti ma è molto di più. È un museo a cielo aperto, uno scrigno di straordinaria biodiversità vegetale, animale ma anche umana. Nel Parco di Porto Conte esistono emergenze archeologiche di assoluto rilievo, esiste una archeologia militare di straordinario interesse se valorizzata. Esistono emergenze geologiche che richiamano ricercatori da tutto il mondo. Esistono insomma tante cose che se messe a sistema nella dovuta maniera sarebbero in grado di produrre tanta economia, valore aggiunto e tante occasioni di sviluppo occupazione diretto e indiretto. Occorre però crederci...
Sergio Ortu |
Ho sempre avuto la netta percezione che la comunità algherese difficilmente abbia la reale cognizione di che cos’è una area protetta o meglio qual è il suo ruolo e che cos’è chiamata a svolgere in termini di governo del territorio. In virtù di questo appaiono comprensibili le esternazioni di taluni che l’hanno negli anni definita “scatola vuota” e/o “carrozzone politico”. Ebbene quello che forse è sempre rimasto disatteso è il messaggio vero di informazione sul concetto di “Parco”.
Come qualcuno degli intervenuti ha rimarcato, già all’epoca della sua istituzione, si era fatto del terrorismo dipingendo l’area protetta come un mero luogo di vincoli e restrizioni. Insomma si dipingeva la vecchia concezione di area protetta come territorio chiuso in una campana di vetro dove non si doveva fare nulla. Questa è poi stata la conseguenza che ha fatto si che si realizzasse un parco di dimensione comunale e soprattutto privo della sua parte produttiva. E oggi se ne pagano le conseguenze.
I parchi, è vero, sono delle istituzioni relativamente recenti e che in Italia per lo meno hanno patito grandi difficoltà e tutt’ora le patiscono per una loro reale affermazione in un contesto di governo del territorio. Enti pubblici ultimi arrivati, dotati di ridottissime risorse economiche ma sui quali c’erano straordinarie aspettative. Per qualcuno di ordine prettamente occupazionale. L’Italia, la verità si dica, i parchi li ha un po’ subiti…era un obbligo imposto dalle regole della Comunità Europea e senza troppo convinzione ha passato a pennarello qua e la i territori per raggiungere la percentuale necessaria di territorio tutelato. Che sia veramente tutelato è tutto da vedere. E per questo annualmente il nostro stato paga sanzioni pecuniarie pesanti per la sua gestione ambientale poco ortodossa…
Ma ritorniamo al concetto di area protetta. Sappiamo realmente cos’è e cosa deve fare?...Proteggere l’ambiente e la sua natura in generale?....molto di più! Impedire un uso del territorio disordinato dannoso per gli ecosistemi e gli habitat?….molto di più! Deve innanzitutto garantire e promuovere modelli di gestione e uso del territorio sostenibili. Deve produrre economia aggiunta alla comunità residente garantendo la preservazione dell’ambiente preesistente e delle sue peculiarità. Un'economia diversa, ma di grande rilevanza sotto il profilo dell’aumento del reddito che però deve essere ancora compresa, metabolizzata dalla stessa classe imprenditoriale e politica.
Un'area protetta dunque non è solo salvaguardia, tutela, ricerca, monitoraggio ma anche sviluppo economia, partecipazione. Su quest’ultima parola mi soffermerei. Sì, perché il Parco è di tutti come lo è il resto del territorio, ma per il fatto che gode di caratteristiche ambientali peculiari occorre che la popolazione sia convinta, ci creda che quella porzione di territorio vale la pena preservarlo, valorizzarlo, promuoverlo, farne un modello. Se la gente non crede al Parco, questo mai funzionerà. Se la gente non crede al Parco, mai riusciranno quel pugno di persone chiamate a governarlo a renderlo veramente Parco e veramente una cosa che funziona.
Parco dunque deve per prima cosa essere un progetto condiviso, un modello di sviluppo. Alla gente dunque devono essere dati gli strumenti per comprendere questo processo che non è ridurre la libertà dell’individuo nell’utilizzo del territorio, ma al contrario offrirgli una straordinaria opportunità per goderne a pieno delle potenzialità.
Il Parco di Porto Conte apparentemente potrebbe essere delineato in maniera riduttiva soltanto come un luogo di meravigliosi paesaggi, candide spiagge, suggestive falesie rocciose e splendidi tramonti ma è molto di più. È un museo a cielo aperto, uno scrigno di straordinaria biodiversità vegetale, animale ma anche umana. Nel Parco di Porto Conte esistono emergenze archeologiche di assoluto rilievo, esiste una archeologia militare di straordinario interesse se valorizzata. Esistono emergenze geologiche che richiamano ricercatori da tutto il mondo. Esistono insomma tante cose che se messe a sistema nella dovuta maniera sarebbero in grado di produrre tanta economia, valore aggiunto e tante occasioni di sviluppo occupazione diretto e indiretto. Occorre però crederci...
Sergio Ortu, biologo ambientale e giornalista, è collaboratore tecnico esterno del Parco naturale regionale di Porto Conte.
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