Rilanciamo la formazione in agricoltura
Elena Cicalò |
Ricordo che il reclutamento dei primi ragazzi avvenne attraverso colloqui con le famiglie e i giovani del circondario, allora molti di loro non avevano concluso la scuola media, per questo venivano aiutati a superare l’allora detto “avviamento” per poter frequentare la scuola superiore.
In un momento in cui si scappava dalle campagne c’era ancora qualcuno che aveva un occhio di riguardo per l’agricoltura, che aveva capito e lottava. La scuola cominciò a popolarsi e a espandersi, ricordo che gli alunni vivevano liberamente, ricordo gioia e serenità intorno a me.
Rispetto agli altri studenti “quelli dell’agrario” erano dei privilegiati, la scuola provvedeva a soddisfare tutte le loro esigenze, viaggiavano spesso e facevano esperienza. Ricordo che, quando chiedevo il perché di tanti fondi a disposizione della scuola mi sentivo rispondere “è la Regione, la finanzia”.
Oggi, ma comunque non da oggi, la Scuola di Santa Maria La Palma è in procinto di chiudere il sipario e io, forse perché nel frattempo ho preso la laurea in Agraria e la vita mi ha portato a insegnare, mi sento molto rattristata.
Perchè in un momento in cui l’unica certezza è che per sopravvivere sia necessario alimentarsi, in cui ancora, e non so per quanto, viviamo in una delle terre più belle del mondo custodendo tradizioni culinarie da fare invidia, ci nascondiamo davanti al fatto che l’unica arma per difenderci e combattere la nostra battaglia sia la professionalità?
Attualmente abbiamo assistito allo smantellamento di tutto ciò che in passato aveva il compito di creare professionalità in campo agricolo, gli enti di formazione, le scuole, ... Come pensiamo di affrontare il futuro e di renderci competitivi se manchiamo di istruzioni in merito? È sufficiente avere meno di 40 anni per diventare un “giovane agricoltore”? È questo quel che pensa veramente la Regione? Forse crediamo che la Regione Emilia Romagna sia diventata un colosso agricolo per caso? Tutto ciò esige invece istruzione, ne sono convinta.
È necessario inoltre che i giovani possano scegliere, che nel corso della scuola media ricevano gli input necessari a essere consapevoli del proprio futuro, in questo mi riferisco non solo alla nostra politica regionale, ma anche alle scuole stesse, quelle che, se vogliono ricominciare a vivere, devono farsi conoscere prima della scadenza delle iscrizioni.
Si faccia dunque un vero “Orientamento agli studi”, scuola media e superiore, di concerto, sono certa che le cose assumeranno contorni diversi. Concludo mostrandomi naturalmente favorevole a qualsiasi strategia sia necessario adottare per salvare la classe prima dell’Istituto Agrario, e ringraziando il Presidente del Comitato della Nurra Sig. Gavino Delrio per l’impegno dimostrato finora.
Ogni giorno nel mio piccolo cerco di mettere un sassolino: insegno presso la Scuola media le vecchie “Applicazioni Tecniche”, ora “Tecnologia”. Con i miei alunni studiamo l’agricoltura e l’ambiente in maniera piuttosto approfondita, è incredibile quanto i ragazzi si appassionino alla materia.
È l’età giusta, c'è una grande partecipazione e molti tra loro si dimostrano particolarmente predisposti a studi di tipo tecnico. Questo tipo di attività inoltre, favorisce la motivazione dei giovani, in particolare di quelli che facilmente abbandonano la scuola, nonché dei portatori di handicap, sovente attivi e partecipi al lavoro.
E allora? Lavoriamo per salvare la formazione in agricoltura.
Elena Cicalò, agronoma e insegnante
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