Ritorno alle origini
Quali riforme, nomine e emolumenti per le cariche al Parco di Porto Conte? Leggi i quesiti » |
Luciano Deriu |
Accanto a territori a valenza turistica, si estendeva a comprendere i territori agricoli della Nurra; proponeva un moderno sviluppo dei territori rurali collegandoli l’economia turistica. La gestione metteva insieme l’ente comunale con quello regionale e quello provinciale, ma anche importati enti territoriali come l’Ente Foreste.
L’amministrazione di Alghero ebbe paura del Parco, paura di cedere quote di sovranità sul territorio; chiese ed ottenne sostanziali variazioni della legge, in modo che la gestione del Parco fosse totalmente comunale.
Il Parco divenne così uno dei tanti benefit nel sistema dei partiti, con annessi incarichi e stipendi da distribuire secondo pesi politici. Anche le associazioni degli agricoltori ebbero paura del parco; non seppero vedere il quella legge una opportunità per un rilancio dell’agricoltura; chiesero e ottennero di scorporare dall’area protetta tutti territori agricoli.
Oggi è chiaro come la gestione comunale si sia rivelata una vera iattura. Un parco né regionale, né comunale, non è gestito veramente da nessuno. Gli organismi di gestione, presidente e consiglieri, lautamente pagati, sono scelti per lottizzazione tra i consiglieri comunali, privi di attitudini e competenze.
Per rilanciare il Parco, occorre rivedere la legge istitutiva che dovrebbe tornare alla versione originaria con una gestione affidata ai diversi enti territoriali. E anche gli agricoltori stanno oggi ripensando alle loro scelte ed è probabile che esista un intendimento unanime per far rientrare i territori rurali nel Parco. Un requisito fondamentale perché l’agricoltura, condotta con metodi ecocompatibili, trovi un ruolo importante nell’economia del territorio
Ma cambiare la legge non basterà, se la comunità non ha un’idea e una progettualità su come utilizzare il Parco; se non comincia a pensarlo non più in termini di stipendificio, ma di straordinaria opportunità.
Oggi è chiaro come la gestione comunale si sia rivelata una vera iattura. Un parco né regionale, né comunale, non è gestito veramente da nessuno. Gli organismi di gestione, presidente e consiglieri, lautamente pagati, sono scelti per lottizzazione tra i consiglieri comunali, privi di attitudini e competenze.
Per rilanciare il Parco, occorre rivedere la legge istitutiva che dovrebbe tornare alla versione originaria con una gestione affidata ai diversi enti territoriali. E anche gli agricoltori stanno oggi ripensando alle loro scelte ed è probabile che esista un intendimento unanime per far rientrare i territori rurali nel Parco. Un requisito fondamentale perché l’agricoltura, condotta con metodi ecocompatibili, trovi un ruolo importante nell’economia del territorio
Ma cambiare la legge non basterà, se la comunità non ha un’idea e una progettualità su come utilizzare il Parco; se non comincia a pensarlo non più in termini di stipendificio, ma di straordinaria opportunità.
La missione del parco non è solo quella di tutelare, ma di proteggere utilizzando. Il parco potrà essere il primo modello di sviluppo sostenibile del territorio. Iniziando dalla struttura stessa della sede che dovrà essere un modello di gestione ecologica, produttore e non consumatore vorace di energia, esercente e divulgatore di consumi sostenibili e acquisti verdi.
Il Parco di Porto Conte può fare sviluppo; è ricchissimo di risorse straordinarie e non solo naturalistiche; ha una quantità enorme di cubature a disposizione, può fare molti centri visita specializzati creando lavoro per cooperative giovanili, può favorire agricoltura e turismo importando il valore aggiunto della valenza ambientale di grande importanza competitiva.
Il Parco di Porto Conte può fare sviluppo; è ricchissimo di risorse straordinarie e non solo naturalistiche; ha una quantità enorme di cubature a disposizione, può fare molti centri visita specializzati creando lavoro per cooperative giovanili, può favorire agricoltura e turismo importando il valore aggiunto della valenza ambientale di grande importanza competitiva.
Il Presidente del Parco dovrà incarnare questa idea innovativa. Non è importante che sia laureato o che si intenda di botanica o di fauna. Per queste competenze ci sono i tecnici. La sua attitudine dovrà essere quella della progettualità; il suo profilo quello di un manager dello sviluppo sostenibile. Naturalmente selezionato al di fuori del Consiglio Comunale e di ogni partitocrazia, con emolumenti adeguati ai nuovi criteri di sobrietà che la fase sociale e la stessa etica della sostenibilità impone.
PIAZZA CIVICA. Quali riforme, nomine e emolumenti per le cariche al Parco di Porto Conte? Leggi i quesiti »
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