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martedì 11 settembre 2012

Un reparto di psichiatria per Alghero

«Ancora disservizi in psichiatria». L’associazione per la tutela mentale, Il Labirinto, mette in evidenza la situazione del reparto del Santissima Annunziata di Sassari e ricorda la promessa di una divisione specialistica all'ospedale civile di Alghero.                  

Il Centro di salute mentale di Alghero
«Non è idoneo all’accoglienza e alla cura del sofferente mentale – sostiene Elisabetta Boglioli - Il ricovero in SPDC, viene effettuato principalmente per tutelare la incolumità del paziente, e per consentirgli, nel più breve tempo possibile il ritorno ad un situazione di stabilità. I locali bui e poco arieggiati e la mancanza di spazi per momenti di svago, vuol essere anche per fumare una sigaretta, non agevolano sicuramente il formarsi di un ambiente sereno e rilassato».

Nella scorsa primavera diverse associazioni, oltre al Labirinto, avevano incontrato direttore generale della Asl 1 Marcello Giannico e il responsabile del Dipartimento di Salute mentale. «Avevamo ricevuto rassicurazioni circa l’adeguamento e la messa a norma delle strutture destinate alla accoglienza dei sofferenti mentali – ricoda Boglioli - in quella occasione si prospettò anche la possibile istituzione di un reparto di Psichiatria (SPDC) presso l’ospedale di Alghero, con l’intento di sollevare l’eccessivo carico gravante sul SS Annunziata».

Una soluzione auspicata dalla locale associazione di volontariato, anche se non contemplata dal Piano sanitario regionale. «E’ prevista però dal Piano di Riassetto del Dipartimento, osserva Boglioli - con l’attivazione dell’Area di Neuroscienze e Salute Mentale, stilato circa un anno fa dalla dirigenza Sanitaria della Asl di Sassari».

Sarebbe già una conquista che si concretizzasse quanto invece il PSR impone, ovvero l’apertura dei centri di salute mentale, almeno dodici ore al giorno e Centri diurni operativi che favoriscano, attraverso l’attività manuale, una reale riabilitazione dell’utente. Tra gli altri servizi rimasti sulla carta c’è il progetto “Abitare assistito” che consentirebbe il ritorno a casa di chi soffre di disagio mentale ed è costretto a vivere perennemente ricoverato.

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