Ancora sul "metodo Lubrano"
Qualcuno, legittimamente, non condivide certi apprezzamenti che ho fatto su un periodico locale, scrivendo che mi piace il "metodo Lubrano”.
Altrettanto legittimamente confermo le mie opinioni e faccio solo qualche precisazione.
Mi pare chiaro che il sindaco eletto, o l’assessore da lui delegato, sia responsabile di fronte ai cittadini della linea politica che porta avanti.
È lui, quindi, che deve indicare le finalità pubbliche che il Comune deve raggiungere anche attraverso le società partecipate.
È lui che, perciò, deve dare le direttive ai tecnici, dopo aver sentito i loro motivati pareri, e verificare che operino applicando al meglio la loro competenza professionale, cacciandoli se "sgarrano" o premiandoli se operano bene.
Questo è il senso della meritocrazia.
Qui non c’entra essere di destra o di sinistra. Ciò che conta è l’efficienza e l’economicità dell’amministrazione e, conseguentemente, l’interesse dei cittadini ed il rispetto della loro volontà di essere ben amministrati.
Piuttosto, i consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione, avanzino le loro proposte e controproposte, vigilino sul comportamento del sindaco e della giunta, pretendano da loro la massima trasparenza e, se del caso, gli facciano il pelo ed il contropelo.
Ma, mi chiedo, che bisogno c’è, che un politico, appositamente stipendiato, sia nominato presidente di qualche ente o società partecipata?
Ancora non ci si vuole rendere conto che un tale presidente, di fatto, non risponde al sindaco, ma al notabile di turno del suo partito, se non è un notabile lui stesso? Che senso ha una simile spartizione del potere e cosa c’entra la democrazia?
Così, però, si creano, e di fatto si sono creati, dei potentati nei quali impera quel clientelismo che genera “posti di lavoro(!)” tanto fasulli quanto costosi per le casse pubbliche, ma utili solo per procacciare voti al suddetto notabile ed ai suoi affiliati .
Potentati che, per ragioni di potere personale, possono facilmente e dannosamente porsi in contrapposizione al sindaco stesso o all’assessore, generando beghe e confusione, vanificando l’azione unitaria e le benefiche sinergie che ne dovrebbero derivare per la cittadinanza.
Ci si vuole rendere conto, una buona volta, che con simili andazzi, figli del vecchio modo partitocratico di fare politica, si favorisce l’indecente rapacità di troppi avventurieri, si fanno solo danni e si uccide la stessa politica perché, purtroppo, si spinge una grandissima parte dei cittadini a provarne disgusto?
Vittorio Guillot, ammiraglio della Marina in congedo
Vittorio Guillot |
Mi pare chiaro che il sindaco eletto, o l’assessore da lui delegato, sia responsabile di fronte ai cittadini della linea politica che porta avanti.
È lui, quindi, che deve indicare le finalità pubbliche che il Comune deve raggiungere anche attraverso le società partecipate.
È lui che, perciò, deve dare le direttive ai tecnici, dopo aver sentito i loro motivati pareri, e verificare che operino applicando al meglio la loro competenza professionale, cacciandoli se "sgarrano" o premiandoli se operano bene.
Questo è il senso della meritocrazia.
Qui non c’entra essere di destra o di sinistra. Ciò che conta è l’efficienza e l’economicità dell’amministrazione e, conseguentemente, l’interesse dei cittadini ed il rispetto della loro volontà di essere ben amministrati.
Piuttosto, i consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione, avanzino le loro proposte e controproposte, vigilino sul comportamento del sindaco e della giunta, pretendano da loro la massima trasparenza e, se del caso, gli facciano il pelo ed il contropelo.
Ma, mi chiedo, che bisogno c’è, che un politico, appositamente stipendiato, sia nominato presidente di qualche ente o società partecipata?
Ancora non ci si vuole rendere conto che un tale presidente, di fatto, non risponde al sindaco, ma al notabile di turno del suo partito, se non è un notabile lui stesso? Che senso ha una simile spartizione del potere e cosa c’entra la democrazia?
Così, però, si creano, e di fatto si sono creati, dei potentati nei quali impera quel clientelismo che genera “posti di lavoro(!)” tanto fasulli quanto costosi per le casse pubbliche, ma utili solo per procacciare voti al suddetto notabile ed ai suoi affiliati .
Potentati che, per ragioni di potere personale, possono facilmente e dannosamente porsi in contrapposizione al sindaco stesso o all’assessore, generando beghe e confusione, vanificando l’azione unitaria e le benefiche sinergie che ne dovrebbero derivare per la cittadinanza.
Ci si vuole rendere conto, una buona volta, che con simili andazzi, figli del vecchio modo partitocratico di fare politica, si favorisce l’indecente rapacità di troppi avventurieri, si fanno solo danni e si uccide la stessa politica perché, purtroppo, si spinge una grandissima parte dei cittadini a provarne disgusto?
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