Chimica delle biomasse e dintorni
Nella bonifica potrebbe essere impiegato un numero non piccolo di addetti. Giusto. Ma chi paga?
Enrico Muttoni |
Giusto. Ma chi paga?
Perchè questa affermazione è generata da una considerazione (quasi un dogma) degli ecologisti secondo il quale la bonifica, il riciclo, e la sistemazione dei siti inquinati costituiscono un business.
Evidentemente non è chiaro a tutti che il ripristino dell'ambiente è un costo secco, non per nulla evitato come la peste da tutti quegli imprenditori che considerano la loro attività non un bene sociale, ma solo una macchina per far soldi. Quindi il business del ripristino c'è, ma solo se c'è un pagatore: per la colf, pulire casa significa avere uno stipendio, ma solo se c'è un datore di lavoro che produce reddito per sé e per lei. Più si vuol la casa pulita e in ordine, più collaboratori ci vogliono; più il padrone di casa deve spendere.
La stessa considerazione vale per il riciclo dei rifiuti, per il quale si è persa ogni notizia riguardo chi paga chi: ovvero, a chi conviene mandare, per esempio, i vecchi elettrodomestici da Alghero a Paderno Dugnano? E' la azienda di raccolta che paga trasporto e riciclo, o questo materiale viene valorizzato dal ricevente? Perché i materassi di Alghero (che sicuramente hanno valore zero) devono pagare il biglietto sino a Chilivani per l'eterno riposo?
Purtroppo la politica regionale ha abituato tutti gli imprenditori, grandi e piccoli, ad ottenere agevolazioni di ogni genere. Non basta dare concessioni, terreni, infrastrutture e servizi: ora gli si dovrebbe dare pure un sito bonificato. Ma se l'impresa ha davanti a sè un fruttuoso avvenire, perchè non investe lei (visto che secondo alcuni è un affare) nella bonifica? Poi, nel caso, potrà presentare il conto del riassetto ambientale, dato il valore sociale di questa operazione.
Ho davanti agli occhi la devastazione della z.i. di Ottana, un luogo che dovrebbe essere visitato da ogni studente di scienze ambientali: è ora di finirla di dar credito a imprese che si comportano come quelle. E anche lì, chi dovrebbe pagare la bonifica, visto che non si produce più nulla?
La politica regionale dovrebbe avere, lei sì, un dogma, quello che troneggiava dietro la scrivania di zio Paperone, in latino maccheronico: creditus non facitur.
Niente soldi, quindi, se non a fronte di un fatturato. Prima l'azienda produce, e dopo può accedere ai finanziamenti. Le uniche agevolazioni pubbliche devono consistere in agevolazioni normative e burocratiche; e nei costi energetici, visto che i consumi sono di solito direttamente proporzionali alla produzione.
E per quanto riguarda la chimica delle biomasse, non facciamoci incantare da promesse che nessuno può mantenere. Chi lavora nell'industria si sporca e sporca: si tratta solo (si fa per dire) di gestire lo sporco nel più intelligente ed economico dei modi, lasciando un giusto margine di utile. Ma scordiamoci che il mondo, alla fine dei lavori, possa tornare come prima.
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