Coltivare la cultura delle differenze
Negli anni della società della informazione dove tutto è soft e poco rimane hard, parlare del bisogno di un bene materiale è porsi in antitesi.
Alessandro Plaisant |
Negli anni della società dell’informazione, dove tutto è soft e poco rimane hard, parlare di una comunità (anche se scientifica) come quella di AAA - Architettura ad Alghero, che ha bisogno di un bene materiale (una sede rappresentativa per svolgere le sue funzioni), in un contesto di cui ha fatto una ragione esistenziale (Alghero, appunto) è porsi in antitesi.
AAA è una specificità di Alghero. Se guardiamo le differenze come una ricchezza potenziale e non come risultato di dinamiche esclusive e segregative, l’emancipazione di una comunità scientifica come quella di Alghero non solo è simbolo di autosufficienza, ma è soprattutto un elemento di contrasto alla tendenza sempre crescente di omologazione culturale, di accentramento della conoscenza (i cosiddetti poli della cultura), di subordinazione e dipendenza della cultura rispetto alle logiche di mercato. Ma vero è anche che extra ecclesiam nulla salus, e le scelte della programmazione strategica regionale hanno dimostrato che poco importano i risultati conseguiti rispetto ai criteri di funzionalità lineare che rispondono a standard generali nell’allocazione dei finanziamenti (la distanza come criterio per la valutazione delle sedi decentrate, le spese per la didattica, il numero di immatricolati).
La ricerca della comunità scientifica di Alghero si muove tra l’universale e il particolare, confrontando buone pratiche di contesti internazionali e immergendosi operativamente nelle situazioni locali. Essa ha la grande responsabilità di programmare le attività di formazione, cercando di promuovere canali di occupazione immediatamente utilizzabili sul territorio, e, nel contempo, tessere i collegamenti in rete tra sedi universitarie e centri di ricerca di prestigio.
In questo senso, Architettura ad Alghero è un servizio per la collettività a livello non solo locale, ma regionale, che si inserisce organicamente in una trama di relazioni a carattere sovralocale proprio per il suo “stare” ad Alghero, in un tessuto denso di natura e di storia e per la vicinanza all’aeroporto, che ha permesso di assolvere questo arduo compito.
Architettura ad Alghero è la dimostrazione che una nuova cultura della formazione è possibile, ma per essere in grado di rispondere alla sempre crescente domanda di un ambiente urbano più vivibile ha bisogno di essere rappresentata attraverso uno spazio urbano più vivibile. Di una casa rappresentativa. Di spazi didattici per funzionare, per incontrare la cittadinanza, per aprire e aprirsi a tutte le attività civiche che comportano lo scambio di esperienze e democrazia.
Così come il processo che ha determinato la sua nascita dieci anni fa, si richiede una scelta collettiva, che deve coinvolgere tutte le forze sociali e politiche nell’ambito di una gestione democratica di un territorio, senza la quale nulla è possibile.
Alessandro Plaisant è ricercatore del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica, Università di Sassari
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