Dove l'uomo distrugge, Madre Natura ripara
Secondo gli esperti la spiaggia delle Bombarde potrà rivivere una nuova giovinezza. Contro l'erosione l'intervento "leggero" a Maria Pia ha dato ottimi risultati.
Sotto esame la spiaggia delle Bombarde. Un team di scienziati sta tenendo sotto controllo i movimenti del litorale simbolo della Riviera del Corallo, grazie a un progetto finanziato dall’Unione europea.
In prima linea accanto alla Regione e l’università di Cagliari, anche l’Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana che ha il compito di verificare l’andamento dei volumi di sabbia, compresi quelli sommersi.
Dopo un primo rilevamento ad aprile, a fine stagione balneare lo studio tecnico Patteri di Sassari ha effettuato nuove misurazioni.
Il direttore della riserva marina Gianfranco Russino ha fatto sapere che a breve verrà installata una particolare webcam, dotata di stazione Gps. Un occhio elettronico puntato sulla linea di costa che, con quattro fotogrammi al giorno, moltiplicati per 12 mesi, consentirà ai ricercatori di capire l’entità del fenomeno erosivo nell’arco dell’anno e di fronte a particolare eventi atmosferici.
E anche se oggi l’immagine delle Bombarde è ben diversa da quella di un tempo, gli esperti sono ottimisti: «Bisogna avere pazienza – dice il sedimentologo Vincenzo Pascucci – capisco che per gli operatori turistici avere pazienza è un disastro ma se noi sappiamo aspettare la sabbia che è andata ora in mare, sott’acqua, tornerà sulla spiaggia. È ovvio che ci vorrà qualche anno. Ma è un processo che noi abbiamo monitorato».
Secondo il docente della facoltà di Scienze Naturali dell'Università di Sassari, ci sarà dunque una nuova vita per le Bombarde. Differente è la situazione della costa di Maria Pia, dove l’antropizzazione nell’ultimo mezzo secolo ha inciso fortemente sul fragile sistema dunale.
Ma sono sotto gli occhi di tutti i risultati ottenuti con un semplice incannicciato. Il tentativo di arginare la dispersione della sabbia, voluto dal team di scienziati reclutati dal Comune di Alghero per occuparsi del problema erosione, oggi ha convinto anche gli scettici. Sotto i filari il sedimento ha raggiunto quota 25-30 centimetri.
Tant’è che lo stesso esperimento è stato replicato sul lido San Giovanni. «La soluzione migliore – osserva Pascucci – è lasciare in pace le spiagge». L’esperto è contrario a interventi meccanici, troppo invasivi: «Se lo lasciamo fare il mare riesce a trovare il suo dinamismo che porta alla preservazione della spiaggia».
Spiaggia Le Bombarde |
In prima linea accanto alla Regione e l’università di Cagliari, anche l’Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana che ha il compito di verificare l’andamento dei volumi di sabbia, compresi quelli sommersi.
Dopo un primo rilevamento ad aprile, a fine stagione balneare lo studio tecnico Patteri di Sassari ha effettuato nuove misurazioni.
Il direttore della riserva marina Gianfranco Russino ha fatto sapere che a breve verrà installata una particolare webcam, dotata di stazione Gps. Un occhio elettronico puntato sulla linea di costa che, con quattro fotogrammi al giorno, moltiplicati per 12 mesi, consentirà ai ricercatori di capire l’entità del fenomeno erosivo nell’arco dell’anno e di fronte a particolare eventi atmosferici.
E anche se oggi l’immagine delle Bombarde è ben diversa da quella di un tempo, gli esperti sono ottimisti: «Bisogna avere pazienza – dice il sedimentologo Vincenzo Pascucci – capisco che per gli operatori turistici avere pazienza è un disastro ma se noi sappiamo aspettare la sabbia che è andata ora in mare, sott’acqua, tornerà sulla spiaggia. È ovvio che ci vorrà qualche anno. Ma è un processo che noi abbiamo monitorato».
Vincenzo Pascucci |
Ma sono sotto gli occhi di tutti i risultati ottenuti con un semplice incannicciato. Il tentativo di arginare la dispersione della sabbia, voluto dal team di scienziati reclutati dal Comune di Alghero per occuparsi del problema erosione, oggi ha convinto anche gli scettici. Sotto i filari il sedimento ha raggiunto quota 25-30 centimetri.
Tant’è che lo stesso esperimento è stato replicato sul lido San Giovanni. «La soluzione migliore – osserva Pascucci – è lasciare in pace le spiagge». L’esperto è contrario a interventi meccanici, troppo invasivi: «Se lo lasciamo fare il mare riesce a trovare il suo dinamismo che porta alla preservazione della spiaggia».
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