I costi della politica e la legge di Boyle
Il Consiglio regionale tra i risparmi attuali e quelli ormai persi.
Carlo Mannoni |
Una delle caratteristiche dello stato gassoso è la tendenza di una qualsiasi quantità di gas ad occupare tutto lo spazio a sua disposizione. Questa legge della fisica mi pare renda bene l’idea, in natura, di ciò che è avvenuto nel Consiglio regionale della Regione Lazio.
In quella Regione, infatti, la politica ha pensato bene di espandersi, in termini di costi, né più né meno che come un gas, ovvero fin dove le è stato possibile nel sistema dato.
Ciò che è accaduto nella Regione Lazio è però, come tutti sappiamo, solo un esempio di un malcostume più generale che ha investito alcuni settori della politica rappresentativa parlamentare nazionale e regionale, sfociato poi in veri è propri atti di abuso in violazione delle norme penali. Tale malcostume è emerso in tutta la sua gravità, paradossalmente, proprio nel momento in cui la società metteva serratamente a nudo e a conseguente critica i costi della rappresentanza politica, che i cittadini pagano attraverso il sistema tributario.
Le ragioni fondamentali di tali critiche sono diverse e ne citerò solo alcune. La crisi economica e finanziaria del nostro Paese, innanzitutto, che ha imposto, soprattutto dopo i perentori richiami della Bce e degli organismi della Ue, la riduzione con norme nazionali cogenti dei costi della politica che, come è noto, sono a carico dei bilanci pubblici.
Ciò che è accaduto nella Regione Lazio è però, come tutti sappiamo, solo un esempio di un malcostume più generale che ha investito alcuni settori della politica rappresentativa parlamentare nazionale e regionale, sfociato poi in veri è propri atti di abuso in violazione delle norme penali. Tale malcostume è emerso in tutta la sua gravità, paradossalmente, proprio nel momento in cui la società metteva serratamente a nudo e a conseguente critica i costi della rappresentanza politica, che i cittadini pagano attraverso il sistema tributario.
Le ragioni fondamentali di tali critiche sono diverse e ne citerò solo alcune. La crisi economica e finanziaria del nostro Paese, innanzitutto, che ha imposto, soprattutto dopo i perentori richiami della Bce e degli organismi della Ue, la riduzione con norme nazionali cogenti dei costi della politica che, come è noto, sono a carico dei bilanci pubblici.
Vi è poi la crisi dei singoli, rappresentata dalla forte disoccupazione, accentuatasi in questi anni con 600.000 disoccupati in più nel periodo agosto 2011 - agosto 2012 e con le imprese che non assumono più. Davanti al disagio sociale ed alle nuove povertà generate da tale crisi la politica rappresentativa non poteva non fare id dovuti passi indietro.
In Sardegna c’è voluta questa dirompente crisi a smuovere la nostra sonnacchiosa classe politica. Dapprima le norme statali impositive della riduzione del numero dei consiglieri regionali e successivamente i referendum regionali del maggio di quest’anno sia sul numero dei consiglieri stessi che sulla riduzione dei loro compensi, oltre ad altre misure tese ad “asciugare” i costi degli apparati e delle rappresentanze pubbliche. Si è così messo in moto anche da noi, sempre così solerti ad invocare maggiori poteri ma a non esercitare quelli che già abbiamo, un’ azione, direi irreversibile, nella riduzione dei costi della politica.
E a tale proposito, mentre scrivo ho davanti l’odierno comunicato della presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo che, a nome di tutti i consiglieri, ha invitato l’assessore regionale al bilancio La Spisa a ridurre, dagli attuali 71 a 65 milioni, lo stanziamento destinato per il 2013 all’organo legislativo. Tale riduzione, che è la conseguenza dei tagli apportati dallo stesso Consiglio regionale, sia lo scorso anno che in questo, alle indennità ed ai benefit dei consiglieri ed ai fondi destinati ai gruppi consiliari, comporta un risparmio per la Regione di 20 milioni di euro in questa legislatura. Si passa infatti dagli 85 milioni stanziati per il 2009 ai 71 del 2012 per approdare ai 65 milioni del prossimo anno, con un risparmio del 23,5% come ci ricorda la stessa Lombardo.
La stessa presidente Lombardo ci rammenta, ancora, che nella scorsa legislatura si era passati dai 94,5 milioni del 2007 agli 85 milioni del 2008, con un risparmio di 9,5 milioni. L’onere finanziario per il funzionamento del Consiglio regionale varierà pertanto per la Regione dai 94,5 milioni nel 2007 ai 65 milioni del prossimo anno, con un risparmio di 29,5 milioni.
Si tratta di tagli definitivi così consistenti ed eclatanti da indurre a qualche considerazione. La prima è che tale riduzione non inficia assolutamente il livello della rappresentanza democratica espressa dal nostro consiglio regionale, mettendo così a tacere le stizzite prese di posizione di qualche consigliere regionale che dava tali costi come necessari e quindi definitivamente acquisiti. La seconda, un po’ amara se mi è consentito, è se tali tagli non potessero essere effettuati da tempo, dato che già nel 2003 il nostro consiglio regionale era arrivato a costare 84 milioni in un anno.
In Sardegna c’è voluta questa dirompente crisi a smuovere la nostra sonnacchiosa classe politica. Dapprima le norme statali impositive della riduzione del numero dei consiglieri regionali e successivamente i referendum regionali del maggio di quest’anno sia sul numero dei consiglieri stessi che sulla riduzione dei loro compensi, oltre ad altre misure tese ad “asciugare” i costi degli apparati e delle rappresentanze pubbliche. Si è così messo in moto anche da noi, sempre così solerti ad invocare maggiori poteri ma a non esercitare quelli che già abbiamo, un’ azione, direi irreversibile, nella riduzione dei costi della politica.
E a tale proposito, mentre scrivo ho davanti l’odierno comunicato della presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo che, a nome di tutti i consiglieri, ha invitato l’assessore regionale al bilancio La Spisa a ridurre, dagli attuali 71 a 65 milioni, lo stanziamento destinato per il 2013 all’organo legislativo. Tale riduzione, che è la conseguenza dei tagli apportati dallo stesso Consiglio regionale, sia lo scorso anno che in questo, alle indennità ed ai benefit dei consiglieri ed ai fondi destinati ai gruppi consiliari, comporta un risparmio per la Regione di 20 milioni di euro in questa legislatura. Si passa infatti dagli 85 milioni stanziati per il 2009 ai 71 del 2012 per approdare ai 65 milioni del prossimo anno, con un risparmio del 23,5% come ci ricorda la stessa Lombardo.
La stessa presidente Lombardo ci rammenta, ancora, che nella scorsa legislatura si era passati dai 94,5 milioni del 2007 agli 85 milioni del 2008, con un risparmio di 9,5 milioni. L’onere finanziario per il funzionamento del Consiglio regionale varierà pertanto per la Regione dai 94,5 milioni nel 2007 ai 65 milioni del prossimo anno, con un risparmio di 29,5 milioni.
Si tratta di tagli definitivi così consistenti ed eclatanti da indurre a qualche considerazione. La prima è che tale riduzione non inficia assolutamente il livello della rappresentanza democratica espressa dal nostro consiglio regionale, mettendo così a tacere le stizzite prese di posizione di qualche consigliere regionale che dava tali costi come necessari e quindi definitivamente acquisiti. La seconda, un po’ amara se mi è consentito, è se tali tagli non potessero essere effettuati da tempo, dato che già nel 2003 il nostro consiglio regionale era arrivato a costare 84 milioni in un anno.
Se infatti è oggi sufficiente per il funzionamento del nostro organo legislativo uno stanziamento annuo di 65 milioni, c’è da pensare che potesse esserlo già dal 2003, per fermarci a questi ultimi 10 anni. Avremmo così risparmiato, in un decennio, 186,5 milioni, che non sono poca cosa. Da qui, comunque, non si torna indietro. L’asticella è stata infatti spostata in basso e più sopra non si sale. E, per tornare alle leggi della fisica, non ci sarà alcuna “legge di Boyle” che tenga, una volta ridottasi la pressione della crisi in corso, a far riespandere quel gas (i costi della politica) che oggi la spinta sociale, proprio quella, ha compresso a più ridotti volumi. Almeno così si spera.
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