Il cerchio da chiudere
Barry Commoner |
Fin dall'inizio della sua carriera accademica, alla Washington University di St. Louis nel Missouri (USA), a partire dal 1947, attraverso il Centro della biologia dei sistemi naturali, da lui fondato, promosse ricerche sull'inquinamento da piombo nelle bidonvilles, sull'economia comparata tra agricoltura industriale ed agricoltura biologica, sull'inquinamento dei fiumi, sulle ricadute radioattive dovute agli esperimenti nucleari.
Nel suo primo libro “Science and survival” (Scienza e sopravvivenza), del 1966, sostenne, in maniera decisa che la scienza non può essere considerata pura in quanto soggetta agli interessi economici e militari.
Nel suo testo “The closing circle” (Il cerchio da chiudere), pubblicato in Italia da Garzanti nel 1972, al quale fu assegnato il premio Cervia Ambiente nel 1973, sostenne che l’umanità aveva spezzato il cerchio della vita, trasformando i suoi cicli senza fine in eventi umani di tipo lineare.
Fu il primo a segnalare l’errore dell’uso degli erbicidi, da parte dell’esercito americano, nel corso della guerra in Vietnam.
Con “Il cerchio da chiudere” Commoner ci ha chiaramente spiegato come la causa della crisi dei rapporti tra uomo e natura sia da ricercare nello sfruttamento di risorse naturali scarse, per produrre, con processi inquinanti, merci inquinanti: mentre in natura i cicli biologici e la geochimica sono sempre in equilibrio e sempre si chiudono, a seguito di scelte tecnologiche errate, i cicli naturali restano aperti, con il l’impoverimento delle risorse e la conseguente crisi ecologica ed economica.
Commoner si interessò alle possibili conseguenze ambientali dovute al rilascio della diossina a seguito dell’incidente nella fabbrica Icmesa di Seveso, il 10 luglio 1976. L’incidente di Seveso dava ragione alla teoria di Barry Commoner, secondo la quale l’impatto ambientale è la conseguenza del numero della popolazione, moltiplicato per l’inquinamento e la tecnologia in uso.
Questa tesi fu ulteriormente sviluppata da Barry Commoner in “La politica dell’energia”, del 1980, scritto a seguito del catastrofico incidente nell’impianto nucleare di Three Miles Island: nel testo Commoner individuò le difficoltà tecnologiche ed ambientali che l’energia nucleare avrebbe incontrato, difficoltà che sarebbero state sempre maggiori nel tempo.
Commoner fu uno dei sostenitori della necessità di abbandonare l’incenerimento dei rifiuti, una tesi dimostrata ora anche in Italia dall’incidente nell’inceneritore A2A di Brescia del 10 agosto 2012.
Scrisse anche, nel 1990, “Far pace col pianeta”, un manuale che potremmo definire un vero promemoria per la salvezza della terra.
Commoner deve essere letto e riletto, in quanto le sue opere contengono indicazioni e motivi di speranza per un necessario cambiamento.
Il 30 Ottobre alle 19 all'Asilo Sella si terrà la conferenza di Virginio Bettini "Barry Commoner, la lezione di un gigante dell’ambientalismo scientifico". Introduce Sergio Vacca (Università di Sassari), presiede e conclude Chiara Rosnati (Assessore all’Ambiente del Comune di Alghero).
Virginio Bettini è professore di analisi e valutazione ambientale presso la Facoltà di Pianificazione del Territorio dell’Università IUAV di Venezia, ha curato la pubblicazione in Italia de “Il cerchio da chiudere” (1972). Con Giorgio Nebbia, ha promosso il pensiero di Commoner in Italia, in particolare con “La politica dell’energia” (1980) e “Far pace col pianeta” (1990). Con Barry Commoner ha scritto “Ecologia e lotte sociali” (1976).
Correzione: Per un refuso, la precedente versione dell'articolo riportava in modo sbagliato il nome della città Seveso.
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