Il rottamatore
Se non fosse stato presidente della provincia e ora sindaco di Firenze, Renzi sarebbe stato uno sfasciacarrozze. Ma basta?
Giuseppe Santino |
C’era “Giovanni lo stagnino”, “Vincezo lu pignataro” e così via. Vi era anche “Pasquale mezzo culo”, chiedo scusa al lettore. Non ho mai capito il perché di quel nomignolo dal momento che ogni volta che lo incontravo, da piccolo, lo guardavo e mi sembrava normale.
Era un modo affettuoso di far parte della comunità e dava un forte senso di appartenenza. Il passaggio da una società chiusa ad una aperta, il diffondersi della cultura, i nuovi mezzi di massa, la scomparsa o quasi dei mestieri hanno cambiato le cose e il cognome, ignoto ai più, ha preso il posto del nomignolo e ha annullato il senso dell’appartenenza.
I nomignoli sono rimasti negli ambienti malavitosi ad indicare la persona con i suoi punti di forza o di debolezza. Così si può passare alla ribalta della cronaca per essere individuato come il “pisciaturu”, come è capitato all’assessore lombardo Zambetti. E c’è da augurarsi, per lui, che dalla cronaca non passi alla storia.
Ma è anche vero che a volte si ritorna al passato per farlo rivivere in un contesto nuovo. Così può capitare che Matteo Renzi, se non fosse stato presidente della provincia e ora sindaco di Firenze, sarebbe stato uno sfasciacarrozze. E si spiega il suo attaccamento al nomignolo “rottamatore”.
Niente di male se si limitasse a rottamare macchine inservibili e dannose per l’ambiente, anche con una bella campagna pubblicitaria con camper al seguito ai cui fianchi campeggia la scritta "ADESSO!" Il problema nasce per il fatto che vuole rottamare persone, nella fattispecie, deputati, senatori ed ex ministri, in quanto vecchi ed inservibili. Hanno fatto il loro tempo e si devono fare da parte ed attendere serenamente il giorno dell’incontro con l’eternità. Largo ai giovani. E si candida a governare il Paese.
In questo giovanilismo, che mi viene da dire malattia infantile dell’uomo, è tutta la sua forza. Manca l’elemento di fondo: Che fare? Come fare? Con chi fare? Se desse risposte queste sarebbero il programma politico di una forza e di un leader che vogliono governare e si presentano agli elettori con le idee chiare e ne chiedono il consenso.
Cavalcare la tigre è facile; come è facile demolire piuttosto che costruire. E Renzi è il demolitore. Colui che insieme agli uomini intende annullare la storia di una sinistra che nel nostro Paese è stata un pilastro della democrazia e un volano di progresso sociale e civile. Perdere gli uomini e con essi anche la memoria, l’esperienza, il saper fare vuol dire essere altro che la sinistra. Vuol dire inserire ancora ulteriori elementi di disgregazione e di separazione.
Achille Occhetto ha dato vita ad una svolta senza rinunciare al patrimonio politico e culturale, frutto di decenni di lotta e di resistenza agli elementi involutivi della società e del capitale. Ma quella svolta non ha raggiunto l’obiettivo prefissato: creare una forza moderna capace di governare. La gioiosa macchina da guerra si è inceppata e la sinistra ancora una volta si è frantumata. Sembra sia nel DNA. Il berlusconismo ci ha governato per venti anni. Renzi va oltre Occhetto.
È vero, le divisioni della sinistra sono storicamente il retaggio malefico che giunge fino a noi. Ma fino ad oggi non era mai successo che le nuove generazioni di dirigenti assumessero atteggiamenti fortemente ostili nei confronti della generazione che le ha precedute. E credo che di sinistra in Renzi non ci sia nulla. Dovrà forse spiegare meglio nei suoi discorsi, se non vuole fare sempre la concorrenza a Grillo, il progetto di costruire una forza moderna e di governo. Una formazione politica che non rottama gli uomini e le idee, ma che rinnova.
E mi sembra che sulla scena ci sia un solo innovatore, “vecchio” per di più, Bersani. Un Bersani che per Renzi è responsabile, per la sua svolta a sinistra, di una probabile, per non dire certa, sconfitta elettorale.
Ma allora Renzi dove vuole indirizzare il timone? Forse al centro? In quel suq affollato, caotico e vociante, dove non si respirano i profumi delle variopinte spezie ma l’acre odore dell’imbroglio politico a danno dei cittadini? E questo il giovane Renzi me lo chiama un suo successo? Fuori i big, è l’unico punto chiaro del programma del sindaco di Firenze. Ma una cosa è la candidatura altro mettere al macero esperienze, idee e capacità progettuali.
È una questione di età? Basta dare uno sguardo agli scandali. I vari Batman sono anche giovani. E l’essere giovani dovrebbe garantire correttezza, oltre che capacità, intelligenza e saper fare?
È vero che il PD si è dato delle regole, il limite delle tre legislature, che tutti devono rispettare, ed è oltremodo risibile che poi si vada per deroghe. Sarebbe meglio eliminare la norma e non prenderci in giro.
Io, a parte tutto, per ragioni di anagrafe, siamo quasi coetanei, sono con D’Alema, anche se non mi è particolarmente simpatico, ne riconosco le capacità. Sono con D’Alema anche perché non mi va l’idea di finire dentro una pressa per uscirne a forma di cubo.
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti