Inizia il primo forum Network of Straits
Parte “Nostra”, l’alleanza tra le terre che uniscono il mare al vecchio continente.
«Per la Sardegna, Nostra è un’opportunità per ritagliarsi uno ruolo strategico centrale, grazie alla propria posizione geografica, come ponte tra l’Europa e il Mediterraneo».
Lo dice il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, alla vigilia del forum internazionale “La normativa internazionale sugli stretti d’Europa: trasporti, biodiversità e sviluppo sostenibile”, programmato per domani, martedì 2 ottobre, nella sala conferenze del Parco regionale di Porto Conte, ad Alghero, a partire dalle 9.
In quell’occasione la Provincia di Sassari farà da padrona di casa nel corso di un confronto cui prenderanno parte i rappresentanti di tutti i territori sparsi per l’Europa che hanno aderito al progetto Nostra, acronimo di Network of Straits, il patto tra le terre di confine tra il mare e i Paesi del Vecchio continente per l’ideazione e la realizzazione di politiche comuni in tema di ambiente, economia, turismo e trasporti.
Il progetto, inserito nell’ambito del piano operativo Interreg IV C – il cui obiettivo di fondo è proprio quello di elaborare, valorizzare e disseminare buone pratiche all’interno dell’area comunitaria tra territori che vivono in analoghe condizioni, tanto sul piano socio-economico che dal punto di vista logistico-geografico – ha portato alla creazione di un sistema riconosciuto dalle istituzioni comunitarie, per identificare le zone litoranee e il loro immediato retroterra come un laboratorio privilegiato per la sperimentazione di innovative politiche europee in campo ambientale, economico e sociale.
A sostenere per primi l’iniziativa sono stati i territori già uniti da fitti e proficui rapporti di collaborazione in ambito comunitario. Tra questi il Nord Ovest Sardegna, che attraverso la Provincia di Sassari porta avanti un’esperienza ultradecennale di cooperazione transfrontaliera con la Corsica, facendo dello Stretto di Bonifacio – inteso nella sua estensione più ampia – una delle esperienze più feconde per quanto riguarda lo spazio mediterraneo e uno dei laboratori più interessanti per il nascente network europeo.
«Fino a oggi le politiche di coesione e di sviluppo europeo si sono basate sull’interpretazione del mare come elemento di divisione, come se il mare fosse un “territorio” di per sé, un’area per la quale costruire apposite politiche di tutela e protezione», spiega il presidente Alessandra Giudici. «La difficoltà di identificare il mare come elemento di unione deriva dalla complessità prodotta dal multilateralismo dei bacini, come nel caso del Mediterraneo – aggiunge – e dalla conseguente difficoltà di rendere coerenti e complementari politiche e strategie di più Stati». Ma tale criticità, è la convinzione del presidente, «si riduce negli Stretti, dove le convergenze si limitano ad ambiti bilaterali, siano essi transfrontalieri o transnazionali».
Attraverso l’accordo sottoscritto in primavera, i rappresentanti delle istituzioni locali di 10 Paesi membri si alleano per chiedere all’Europa che le politiche comunitarie riconoscano e tengano conto delle peculiarità degli Stretti, anche attraverso l’inclusione di quelli che vengono definiti “sistemi territoriali complessi” tra le priorità dei programmi europei per il periodo che va dal 2014 al 2020, la cui definizione è già in avanzata fase di studio.
A sostenere per primi l’iniziativa sono stati i territori già uniti da fitti e proficui rapporti di collaborazione in ambito comunitario. Tra questi il Nord Ovest Sardegna, che attraverso la Provincia di Sassari porta avanti un’esperienza ultradecennale di cooperazione transfrontaliera con la Corsica, facendo dello Stretto di Bonifacio – inteso nella sua estensione più ampia – una delle esperienze più feconde per quanto riguarda lo spazio mediterraneo e uno dei laboratori più interessanti per il nascente network europeo.
«Fino a oggi le politiche di coesione e di sviluppo europeo si sono basate sull’interpretazione del mare come elemento di divisione, come se il mare fosse un “territorio” di per sé, un’area per la quale costruire apposite politiche di tutela e protezione», spiega il presidente Alessandra Giudici. «La difficoltà di identificare il mare come elemento di unione deriva dalla complessità prodotta dal multilateralismo dei bacini, come nel caso del Mediterraneo – aggiunge – e dalla conseguente difficoltà di rendere coerenti e complementari politiche e strategie di più Stati». Ma tale criticità, è la convinzione del presidente, «si riduce negli Stretti, dove le convergenze si limitano ad ambiti bilaterali, siano essi transfrontalieri o transnazionali».
Attraverso l’accordo sottoscritto in primavera, i rappresentanti delle istituzioni locali di 10 Paesi membri si alleano per chiedere all’Europa che le politiche comunitarie riconoscano e tengano conto delle peculiarità degli Stretti, anche attraverso l’inclusione di quelli che vengono definiti “sistemi territoriali complessi” tra le priorità dei programmi europei per il periodo che va dal 2014 al 2020, la cui definizione è già in avanzata fase di studio.
«In tutta Europa si è fatta strada l’idea di costruire il network europeo degli Stretti, un sistema di lobbying e di governance in grado di far identificare le zone litoranee come laboratori per l’attuazione di politiche europee ad hoc, non legate esclusivamente alla politica del mare ma costruite sulle Politiche degli stretti», dice l’assessore provinciale della Programmazione, Enrico Daga.
«Attraverso l’accordo poniamo le basi per strutturare una serie di azioni e progetti comuni – aggiunge Daga – per promuovere lo sviluppo economico, la protezione ambientale costiera, il trasporto, la logistica e gli scambi socio-culturali tra tutti i territori interessati».
Obiettivo rispetto al quale, insiste ancora l’assessore, «serve che tutte le istituzioni isolane e tutti gli attori politici, sociali, economici e culturali acquisiscano consapevolezza di ciò che potremmo rappresentare in Europa».
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