L’arroganza dei tecnici e la distruzione della scuola
Di fronte a questo scempio e tanta arroganza non resta che la strada della disobbedienza civile.
Antonio Budruni |
In rete è possibile rintracciare una bozza relativa alle disposizioni che riguardano la scuola – il documento definito “patto di stabilità” dal Governo non è stato ancora reso pubblico, dopo diversi giorni dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri.
È, dunque, necessario conoscerlo, almeno in sintesi, per capire che cosa è capace di fare un governo tecnico pur di ottenere riduzioni di spesa e mostrare agli speculatori internazionali che l’Italia esegue i compiti secondo precisa dettatura. Subito dopo, daremo conto delle spiegazioni del ministro e, infine, trarremo alcune conclusioni.
“1. A decorrere dal 10 settembre 2013 l’orario di servizio del personale docente della scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, è di 24 ore settimanali.
Nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune è utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità e per l’attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo nonché per posti di sostegno, purché in possesso del relativo diploma di specializzazione.”
Ed ora, le spiegazioni – come si potrà osservare, di alto profilo – del ministro dell’Istruzione, Profumo:
a) l’aumento dell’orario di lezione dei docenti della secondaria serve per equiparare l’Italia alla media europea;
b) la produttività degli insegnanti italiani è al di sotto della media europea;
c) l’aumento dell’orario settimanale di cattedra si attua a parità di stipendio;
d) con questo provvedimento noi chiediamo un contributo di solidarietà agli insegnanti italiani in un momento di particolare difficoltà;
e) in cambio, gli offriamo 15 giorni in più di ferie nel periodo di chiusura delle scuole.
Ed ora, arriviamo alle conclusioni.
La legge 133/2008 ha tagliato alla scuola pubblica 8 miliardi di euro; dal 2010 sono stati bloccati gli scatti di anzianità, il rinnovo dei contratti e, dal 2014 anche la cancellazione della indennità di vacanza contrattuale.
Tutti i docenti d’Italia, così come quelli d’Europa, al momento della stipula del contratto di assunzione, firmano, con il Governo, gli obblighi in esso stabiliti. Ebbene, tali obblighi, fissano l’orario di cattedra settimanale in 18 ore. Trattandosi di materia contrattuale, può il ministro, anche se è datore di lavoro, modificarla unilateralmente?
Il ministro dice delle verità o delle bugie, quando giustifica i provvedimenti assunti?
Vediamo i dati, lasciando ai lettori la decisione nel merito. Ieri, il quotidiano della Confindustria italiana, “Il Sole 24 Ore”, citando i dati dell’OCSE riferiti al 2010, informa: “Alle superiori siamo in linea con la media Ue. (…) in Francia ci si attesta sulle 632 ore (in linea con le 630 ore dei prof italiani delle superiori), in Spagna si sale a 693 ore. Nella media Ue a 21, sempre alle superiori, le ore annue di lavoro a scuola sono 635, un dato in linea con la media Ue.”
Stabilito, dunque, dati alla mano, che gli insegnanti delle scuole superiori italiane hanno un orario di cattedra pari a quello della media europea, bisogna stabilire adesso, quanto costa al Paese Italia un insegnante di scuola superiore, a parità di ore lavorate.
Ecco un quadro indicativo costruito sempre su dati dell’UE:
- in Italia, nel 2011/2012, un insegnante di scuola media italiana guadagna fra un minimo di 24.141 euro lordi all'anno e un massimo di 36.157;
- in Francia, l’oscillazione è fra 23.029 e 41.898;
- in Germania, fra 42.873 e 56.864;
- in Spagna, fra 33.662 e 47.190;
- nel Regno Unito, fra 24.430 e 41.594;
- in Belgio, fra 25.815 e 44.483.
Insomma, per quanto riguarda gli stipendi, gli italiani sono sempre il fanalino di coda dell'Ue. Peggio di quelli italiani si trovano solo gli insegnanti greci, con uno stipendio che oscilla tra i 15.327 e 27.990.
Un altro insomma, per concludere: il governo italiano dei tecnici, così come quello Berlusconi degli incompetenti, si distingue per le furbate, per la presa in giro del popolo considerato ancora “bue”. La filosofia è sempre la stessa: tagliare la scuola per aggiustare il bilancio dello Stato. Anche per i professori, anche per i rettori oggi ministri, non ci sono alternative: mettiamo le mani laddove è più facile raccogliere: pubblico impiego, pensionati, lavoratori dipendenti e, in particolare, scuola. Tutti i modi sono buoni: norme anticostituzionali, provvedimenti contrari alle leggi, al buon senso, al futuro delle nuove generazioni, al futuro del Paese.
Di fronte a questo scempio, di fronte a tanta arroganza, non resta che una strada da percorrere, in attesa di capire chi voterà in Parlamento questi disastrosi provvedimenti: la disobbedienza civile. Adesso, davvero, basta!
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