Questa fu la settimana che fu (8)
Diario, 22-28 Ottobre 2012.
L’articolo che il vice direttore, Massimo Giannini, de La Repubblica ha scritto il 23 ottobre, somiglia molto ad un siluro al presidente del consiglio. Già a partire dal titolo (“Salvate Monti dalla sua Agenda”), lo scritto appare rugoso nei riguardi del professore Monti. Certo non mancano sperticati elogi al presidente del Consiglio, ma poi vengono elencate tutti le carenze e i provvedimenti giudicati dannosi. Come: l’Imu che ha penalizzato le famiglie meno abbienti; la riforma delle previdenza e il dramma degli esodati; la riforma del mercato del lavoro; la legge di stabilità appena varata e già navigante in acque tempestose; le norme anticorruzione, la stretta sull’assistenza agli invalidi, ecc.
Insomma la famosa Agenda Monti va buttata in pattumiera.
L’autorevolezza (montiana) dell’organo di stampa, la rilevanza della firma, il contenuto dello scritto, non possono essere casuali. Non dipendono da una notte insonne del vice direttore, ma forse esprime una linea. Monti va bene, ma non come traduce le sue idee liberiste.
Va bene, ma non ci soddisfa, l’agenda Monti va mandata in discarica non da un gruppo di pressione che rappresenta interessi economici non misteriosi, ma dalla Politica.
Sicilia e inquisiti
È strabiliante, molte, non tutte, ma quasi, le liste che si presentano alle elezioni siciliane sconvolgono per la quantità di condannati, inquisiti e sotto processo che allineano. Si tratta di indifferenza e insensibilità politica o piuttosto di un calcolo?
Anche liste che fanno riferimento a dirigenti politici nazionali che a Roma si sbracciano contro la corruzione, che invocano la non eleggibilità di inquisiti e condannati non fanno eccezione. Una doppiezza che si spera possa venire punita oggi e domani.
In realtà di calcolo politico-elettorale si tratta: gli inquisiti o condannati, proprio in quanto tali, si immaginano a capo di una rete di consenso che può determinare il successo o meno di un simbolo.
La cosa più spaventosa è sentire la giustificazione di questi personaggi e quella dei relativi capo correnti. È possibile sperare che nonostante il calcolo politico l’elettorato siciliano punisca questa arroganza e questa insensibilità?
Scienza condannata?
In una società che è sempre più coinvolta in situazioni di rischio e sottoposta alla tensione continua di eventi eccezionali, l’opinione pubblica desidererebbe delle certezze. In molti casi queste certezze non si possono avere, la scienza arriva, oggi, fino ad un certo punto. In questo clima la condanna, alla detenzione, dei componenti la Commissione grandi rischi, i cui membri sono tutti riconosciuti scienziati, ha sollevato scandalo. La scienza non può essere processata, una sentenza, si è detto, che ha un esempio storico nella condanna di Galileo da parte della Chiesa.. A mio giudizio si gioca molto sull’equivoco. I membri della Commissione non sono stati condannati perché non hanno previsto la gravita della scossa del terremoto che ha investito L’Aquila, i conseguenti morti, feriti e distruzioni. Lette le trascrizioni delle telefonate del capo della Protezione civile, gli scienziati sono stati condannati per la loro condiscendenza nei riguardi delle richieste di Bertolaso che esprimeva l’esigenza di tranquillizzare la popolazione. Una leggerezza, una condiscendenza, una convenienza non da scienziati.
Peraltro come mi ha scritto il mio amico Angelo:
Le continue gaffe del ministro Fornero sono, da alcuni commentatori, giustificate dall’impossibilità del ministro di smettere i panni del docente che trasmette “verità” ex-cattedra. Ma evidentemente questi commentatori pensano che i professori parlino senza pensare, come fa il ministro Fornero. Certo non mancano i professori dalla lingua più rapida del pensiero, ma in generale non è così. La ministra non fa delle gaffe, in realtà le piace sentenziare e le sue sentenze sono molto spesso sbagliate sia che parli di lavoratori, di esodati o di giovani. Forse il peggior ministro di questo governo tecnico.
Prefetto di Napoli, suscettibile e intimidatore
Il Prefetto di Napoli , Andrea De Martino, ha ripreso, offeso nella sua carica di servitore dello stato, don Maurizio Pratricello, facendogli una ramanzina poco gentile, perché aveva osato interloquire con il prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola, sentite, sentite, con il titolo di Signora.
È offensivo chiamare una signora con il titolo di Signora? O piuttosto come ha sostenuto don Maurizio il prefetto voleva intimidire il parroco che denunziava l’abbandono del suo quartiere? Opto, insieme, per il senso dello stato fuori luogo del prefetto De Martino e per il tentativo di intimorire il parroco. Per giunta con poco successo, il parroco non si è lasciato intimidire. Come si dice un pessimo servitore dello stato.
Condannare Berlusconi? Ma non scherziamo
Mia nonna mi diceva che se uno molto si arricchiva, vuol dire che rubava. La convinzione espressa di alcuni benpensanti (per fortuna, mi pare non molti) e soprattutto amici di Berlusconi (sempre meno), che è impossibile che uno degli uomini più ricchi del mondo si sia reso colpevole dei reati attribuitigli (molti dei quali scansati per via di leggi ad hoc), mi ha fatto venire in mente quanto diceva mia nonna. Non è che non ha potuto compiere quei reati perché ricco, ma è ricco per via di quei reati. Ma questa è storia penale e se la gratteranno, male, i suoi avvocati, ma vediamo le conseguenze politiche.
È furente, anche perché si era abituato all’impunità, la sua dichiarazione è esemplare “non me lo aspettavo”, strano, da quello che si legge le prove non erano indiziarie, ma sostantive. Da qui le sue dichiarazioni incendiarie: contro Monti, contro la Merkel e Sarkozy, contro l’Europa, e l’euro. Non si candida ma guiderà i moderati; mazza che moderati.
Fuoco di paglia, possibile; siluro ad Alfano, certo; investitura alla signora dal dito medio Santanchè, molto probabile; distruzione della riforma elettorale, pare ovvio; alleanza di ferro con la Lega, evidente. Sua sconfitta elettorale, alle porte.
Non è che combatte contro i mulini al vento, è egli stesso un mulino al vento. Ma per quanto sgangherato e mal funzionante farà un bel po’ di danni, ma non credo che sarà un pivot politico del prossimo futuro.
Intanto c’è il problema Lombardia (il Lazio è dato per perso); la lega vuole Maroni, il PDL, per quello che vale, vorrebbe Albertini, e allora? Come si concretizza l’alleanza con la Lega (a questo punto strategica)? E se il centro sinistra si liberasse della sua psicosi cupio dissolvi?
Il Manifesto di Montezemolo
Su questa “alternativa” bisognerà tornare, ma vale la pena una qualche prima considerazione su questo manifesto di Italiafutura a cui si iscrivono … tanti, socio principale il ministro Riccardi.
Il Manifesto senza mezzi termini dichiara i suoi obiettivi fin dal titolo Verso la terza repubblica. Vediamo in modo sintetico gli obiettivi dichiarati.
“Per uscire dalla crisi italiana è urgente aprire una stagione di riforme di ispirazione democratica, popolare e liberale, legittimate dal voto di milioni di italiane e di italiani, in continuità con quanto di meglio ha realizzato il governo guidato da Mario Monti”; quindi “qualcosa” si presenta alle elezioni, non è chiaro cosa, e se con qualcuno dei “vecchi” partiti.
L'obiettivo è che il “Paese possa prosperare sui propri talenti e le proprie virtù, scommettendo sul potenziale di chi è attualmente escluso dalle opportunità di crescita e sviluppo a partire dai giovani e dalle donne". Ovvio, donne e giovani in prima fila con un … auspicio. Bisogna inoltre restituire "dignità al lavoro sia come servizio pubblico che come intrapresa privata"; rafforzare i "processi democratici e la loro trasparenza contrastare la corruzione”. A parte il mistero del lavoro come “servizio pubblico”, una serie di dichiarazione di principio, sempre buone; in nessun manifesto ho visto mai scritto che l’obiettivo fosse l’opacità e la corruzione.
Bisogna ridurre la pressione fiscale (ti pareva che poteva mancare), riformare profondamente lo stato sociale (in che direzione? Mistero, o forse no); bisogna promuovere la cooperazione tra lavoratori e imprenditori (torna il: siamo tutti nelle stessa barca, c’è chi rema e chi guida, viva la cooperazione).
Appuntamento al popolo della Terza repubblica a novembre a Roma, speriamo che vengano fuori delle cose più concrete.
Citazioni: nel bene e nel male
Francesco Profumo, La Repubblica, 20 ottobre 2012: “Sulle sei ore fermiamoci, siamo troppi vicini alla campagna elettorale. I 183 milioni da tagliare cerchiamoli nelle singole voci di spesa, non c’è tempo per fare grandi riforme.” (Ma che governo tecnico è? Si propongono “riforme” senza capo per fare cassa, ma poi marcia indietro per la vicinanza elettorale come il più furbo dei politici.)
Marco Berlinguer, Pubblico, 21 ottobre 2012: “Secondo un recente studio pubblicato da Tax Justice Network, i super ricchi dell’economia mondiale hanno ammassato nei paradisi fiscali una cifra che oscilla tra i 21 mila e i 32 mila miliardi di dollari. Più o meno l’equivalente della somma del PIL di Usa, Cina, Giappone e Germania.” (Fino a quando non si mette mano per ridurre, azzerare, questa massa di ricchezza accumulata l’economia mondiale passerà da una crisi ad un’altra.)
Mario Monti, La Repubblica, 21 ottobre 2012: “All’emergere di segni di ripresa economica mancano pochi mesi.” (“segni”, “pochi mesi”, ormai il nostro presidente del consiglio parla come l’oracolo di Delfi.)
Gustavo Zagrebelsky, La Repubblica, 22 ottobre 2012: “Neppure il fascismo aveva previsto una disciplina del genere. Il codice penale prevede lo schermo del direttore responsabile e tutto, da allora, è riconducibile a quella figura. Nel momento in cui però si estende la responsabilità dell’editore, allora il sistema di garanzie e di diritti, il delicato equilibrio che è alla base del diritto di ionformare ed essere informati rischia di essere compromesso.”
Pierluigi Bersani – Massimo D’Alema, Corriere della Sera, 28 ottobre2012:
Curzio Maltese, L’Espresso, 26 ottobre 2012: “Da milanese non pensavo di assistere nella vita al crollo di un blocco sociale che aveva garantito per quarant’anni la supremazia della DC e poi le fortune del berlusconismo. Invece è accaduto, prima a Milano, con la vittoria di Pisapia, e ora in Lombardia con la fine dell’impero locale di Berlusconi.”
Francesco Indovina |
In questa puntata:
- L’organo di stampe di Monti prende le distanze dal Professore
- Sicilia e inquisiti
- Scienza condannata ?
- Fornero, la professoressa
- Prefetto di Napoli, suscettibile e intimidatore
- Condannare Berlusconi? ma non scherziamo
- Il Manifesto di Montezemolo
- Citazioni: nel bene e nel male (Francesco Profumo, Marco Berlinguer, Mario Monti, Gustavo Zagrebelsky, Pierluigi Bersani – Massimo D’Alema, Curzio Maltese)
L’organo di stampe di Monti prende le distanze dal Professore
L’articolo che il vice direttore, Massimo Giannini, de La Repubblica ha scritto il 23 ottobre, somiglia molto ad un siluro al presidente del consiglio. Già a partire dal titolo (“Salvate Monti dalla sua Agenda”), lo scritto appare rugoso nei riguardi del professore Monti. Certo non mancano sperticati elogi al presidente del Consiglio, ma poi vengono elencate tutti le carenze e i provvedimenti giudicati dannosi. Come: l’Imu che ha penalizzato le famiglie meno abbienti; la riforma delle previdenza e il dramma degli esodati; la riforma del mercato del lavoro; la legge di stabilità appena varata e già navigante in acque tempestose; le norme anticorruzione, la stretta sull’assistenza agli invalidi, ecc.
Insomma la famosa Agenda Monti va buttata in pattumiera.
L’autorevolezza (montiana) dell’organo di stampa, la rilevanza della firma, il contenuto dello scritto, non possono essere casuali. Non dipendono da una notte insonne del vice direttore, ma forse esprime una linea. Monti va bene, ma non come traduce le sue idee liberiste.
Va bene, ma non ci soddisfa, l’agenda Monti va mandata in discarica non da un gruppo di pressione che rappresenta interessi economici non misteriosi, ma dalla Politica.
Sicilia e inquisiti
È strabiliante, molte, non tutte, ma quasi, le liste che si presentano alle elezioni siciliane sconvolgono per la quantità di condannati, inquisiti e sotto processo che allineano. Si tratta di indifferenza e insensibilità politica o piuttosto di un calcolo?
Anche liste che fanno riferimento a dirigenti politici nazionali che a Roma si sbracciano contro la corruzione, che invocano la non eleggibilità di inquisiti e condannati non fanno eccezione. Una doppiezza che si spera possa venire punita oggi e domani.
In realtà di calcolo politico-elettorale si tratta: gli inquisiti o condannati, proprio in quanto tali, si immaginano a capo di una rete di consenso che può determinare il successo o meno di un simbolo.
La cosa più spaventosa è sentire la giustificazione di questi personaggi e quella dei relativi capo correnti. È possibile sperare che nonostante il calcolo politico l’elettorato siciliano punisca questa arroganza e questa insensibilità?
Scienza condannata?
In una società che è sempre più coinvolta in situazioni di rischio e sottoposta alla tensione continua di eventi eccezionali, l’opinione pubblica desidererebbe delle certezze. In molti casi queste certezze non si possono avere, la scienza arriva, oggi, fino ad un certo punto. In questo clima la condanna, alla detenzione, dei componenti la Commissione grandi rischi, i cui membri sono tutti riconosciuti scienziati, ha sollevato scandalo. La scienza non può essere processata, una sentenza, si è detto, che ha un esempio storico nella condanna di Galileo da parte della Chiesa.. A mio giudizio si gioca molto sull’equivoco. I membri della Commissione non sono stati condannati perché non hanno previsto la gravita della scossa del terremoto che ha investito L’Aquila, i conseguenti morti, feriti e distruzioni. Lette le trascrizioni delle telefonate del capo della Protezione civile, gli scienziati sono stati condannati per la loro condiscendenza nei riguardi delle richieste di Bertolaso che esprimeva l’esigenza di tranquillizzare la popolazione. Una leggerezza, una condiscendenza, una convenienza non da scienziati.
Peraltro come mi ha scritto il mio amico Angelo:
“La morte per terremoto, come il Giappone largamente insegna, non dipende tanto dal terremoto quanto dalle costruzioni che lo subiscono. Comodo accusare a l'Aquila i tecnici per la mancata previsione, e assolvere tutti gli altri poteri per la fragilità delle costruzioni nelle quali hanno lasciato e lasciano allegramente vivere.Fornero, la professoressa
I tecnici avrebbero dovuto dire, e non l'hanno detto, sia ai cittadini che ai governanti e di questo sono colpevoli: non sappiamo niente dei terremoti, ma attenzione a dove fate abitare i vostri cittadini!
I poteri rilasciano, corruzione a parte, certificati di abitabilità, si fanno pagare IMU ed altri ammennicoli vari ma se cascheranno le scuole per cause imprevedibili, tipo un terremoto in una terra già ampiamente capace di registrarne abbondantemente, chi condanniamo a posteriori?”
Le continue gaffe del ministro Fornero sono, da alcuni commentatori, giustificate dall’impossibilità del ministro di smettere i panni del docente che trasmette “verità” ex-cattedra. Ma evidentemente questi commentatori pensano che i professori parlino senza pensare, come fa il ministro Fornero. Certo non mancano i professori dalla lingua più rapida del pensiero, ma in generale non è così. La ministra non fa delle gaffe, in realtà le piace sentenziare e le sue sentenze sono molto spesso sbagliate sia che parli di lavoratori, di esodati o di giovani. Forse il peggior ministro di questo governo tecnico.
Prefetto di Napoli, suscettibile e intimidatore
Il Prefetto di Napoli , Andrea De Martino, ha ripreso, offeso nella sua carica di servitore dello stato, don Maurizio Pratricello, facendogli una ramanzina poco gentile, perché aveva osato interloquire con il prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola, sentite, sentite, con il titolo di Signora.
È offensivo chiamare una signora con il titolo di Signora? O piuttosto come ha sostenuto don Maurizio il prefetto voleva intimidire il parroco che denunziava l’abbandono del suo quartiere? Opto, insieme, per il senso dello stato fuori luogo del prefetto De Martino e per il tentativo di intimorire il parroco. Per giunta con poco successo, il parroco non si è lasciato intimidire. Come si dice un pessimo servitore dello stato.
Condannare Berlusconi? Ma non scherziamo
Mia nonna mi diceva che se uno molto si arricchiva, vuol dire che rubava. La convinzione espressa di alcuni benpensanti (per fortuna, mi pare non molti) e soprattutto amici di Berlusconi (sempre meno), che è impossibile che uno degli uomini più ricchi del mondo si sia reso colpevole dei reati attribuitigli (molti dei quali scansati per via di leggi ad hoc), mi ha fatto venire in mente quanto diceva mia nonna. Non è che non ha potuto compiere quei reati perché ricco, ma è ricco per via di quei reati. Ma questa è storia penale e se la gratteranno, male, i suoi avvocati, ma vediamo le conseguenze politiche.
È furente, anche perché si era abituato all’impunità, la sua dichiarazione è esemplare “non me lo aspettavo”, strano, da quello che si legge le prove non erano indiziarie, ma sostantive. Da qui le sue dichiarazioni incendiarie: contro Monti, contro la Merkel e Sarkozy, contro l’Europa, e l’euro. Non si candida ma guiderà i moderati; mazza che moderati.
Fuoco di paglia, possibile; siluro ad Alfano, certo; investitura alla signora dal dito medio Santanchè, molto probabile; distruzione della riforma elettorale, pare ovvio; alleanza di ferro con la Lega, evidente. Sua sconfitta elettorale, alle porte.
Non è che combatte contro i mulini al vento, è egli stesso un mulino al vento. Ma per quanto sgangherato e mal funzionante farà un bel po’ di danni, ma non credo che sarà un pivot politico del prossimo futuro.
Intanto c’è il problema Lombardia (il Lazio è dato per perso); la lega vuole Maroni, il PDL, per quello che vale, vorrebbe Albertini, e allora? Come si concretizza l’alleanza con la Lega (a questo punto strategica)? E se il centro sinistra si liberasse della sua psicosi cupio dissolvi?
Il Manifesto di Montezemolo
Su questa “alternativa” bisognerà tornare, ma vale la pena una qualche prima considerazione su questo manifesto di Italiafutura a cui si iscrivono … tanti, socio principale il ministro Riccardi.
Il Manifesto senza mezzi termini dichiara i suoi obiettivi fin dal titolo Verso la terza repubblica. Vediamo in modo sintetico gli obiettivi dichiarati.
“Per uscire dalla crisi italiana è urgente aprire una stagione di riforme di ispirazione democratica, popolare e liberale, legittimate dal voto di milioni di italiane e di italiani, in continuità con quanto di meglio ha realizzato il governo guidato da Mario Monti”; quindi “qualcosa” si presenta alle elezioni, non è chiaro cosa, e se con qualcuno dei “vecchi” partiti.
L'obiettivo è che il “Paese possa prosperare sui propri talenti e le proprie virtù, scommettendo sul potenziale di chi è attualmente escluso dalle opportunità di crescita e sviluppo a partire dai giovani e dalle donne". Ovvio, donne e giovani in prima fila con un … auspicio. Bisogna inoltre restituire "dignità al lavoro sia come servizio pubblico che come intrapresa privata"; rafforzare i "processi democratici e la loro trasparenza contrastare la corruzione”. A parte il mistero del lavoro come “servizio pubblico”, una serie di dichiarazione di principio, sempre buone; in nessun manifesto ho visto mai scritto che l’obiettivo fosse l’opacità e la corruzione.
Bisogna ridurre la pressione fiscale (ti pareva che poteva mancare), riformare profondamente lo stato sociale (in che direzione? Mistero, o forse no); bisogna promuovere la cooperazione tra lavoratori e imprenditori (torna il: siamo tutti nelle stessa barca, c’è chi rema e chi guida, viva la cooperazione).
Appuntamento al popolo della Terza repubblica a novembre a Roma, speriamo che vengano fuori delle cose più concrete.
Citazioni: nel bene e nel male
Francesco Profumo, La Repubblica, 20 ottobre 2012: “Sulle sei ore fermiamoci, siamo troppi vicini alla campagna elettorale. I 183 milioni da tagliare cerchiamoli nelle singole voci di spesa, non c’è tempo per fare grandi riforme.” (Ma che governo tecnico è? Si propongono “riforme” senza capo per fare cassa, ma poi marcia indietro per la vicinanza elettorale come il più furbo dei politici.)
Marco Berlinguer, Pubblico, 21 ottobre 2012: “Secondo un recente studio pubblicato da Tax Justice Network, i super ricchi dell’economia mondiale hanno ammassato nei paradisi fiscali una cifra che oscilla tra i 21 mila e i 32 mila miliardi di dollari. Più o meno l’equivalente della somma del PIL di Usa, Cina, Giappone e Germania.” (Fino a quando non si mette mano per ridurre, azzerare, questa massa di ricchezza accumulata l’economia mondiale passerà da una crisi ad un’altra.)
Mario Monti, La Repubblica, 21 ottobre 2012: “All’emergere di segni di ripresa economica mancano pochi mesi.” (“segni”, “pochi mesi”, ormai il nostro presidente del consiglio parla come l’oracolo di Delfi.)
Gustavo Zagrebelsky, La Repubblica, 22 ottobre 2012: “Neppure il fascismo aveva previsto una disciplina del genere. Il codice penale prevede lo schermo del direttore responsabile e tutto, da allora, è riconducibile a quella figura. Nel momento in cui però si estende la responsabilità dell’editore, allora il sistema di garanzie e di diritti, il delicato equilibrio che è alla base del diritto di ionformare ed essere informati rischia di essere compromesso.”
Pierluigi Bersani – Massimo D’Alema, Corriere della Sera, 28 ottobre2012:
"Dario de Vico: Implicitamente lei sta dicendo, come Bersani, che Monti è più facile che varchi il Quirinale piuttosto che torni all’università Bocconi?(Di buono in queste dichiarazioni c’è che lanciare candidature troppo presto generalmente brucia, come si dice, il candidato. Speriamo che sia così. Monti ha “servito”, il suo tempo sta scadendo, mi ripeto, faccia come Cincinnato.)
M. D’Alema: “Sono del tutto d’accordo con Bersani.”
Curzio Maltese, L’Espresso, 26 ottobre 2012: “Da milanese non pensavo di assistere nella vita al crollo di un blocco sociale che aveva garantito per quarant’anni la supremazia della DC e poi le fortune del berlusconismo. Invece è accaduto, prima a Milano, con la vittoria di Pisapia, e ora in Lombardia con la fine dell’impero locale di Berlusconi.”
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