Riforma del lavoro e democrazia economica
La miglior riforma del lavoro consiste nel far partecipare i lavoratori alla gestione ed agli utili delle imprese.
Vittorio Guillot |
L’argomento “riforma del lavoro” è sempre di attualità. Personalmente credo che la più profonda riforma del lavoro consisterebbe nel riconoscere concretamente ai lavoratori la caratteristica di collaboratori dell’imprenditore.
In questa ottica dovrebbero partecipare alla gestione ed agli utili delle imprese in modo proporzionale al contributo dato alla produzione. Così sarebbero veramente responsabilizzati e cercherebbero le soluzioni più valide per far prosperare le aziende alle quali è legato il loro pane quotidiano.
In altri termini, nelle imprese non vi sarebbero quei padroni assoluti che spesso si identificano con i privati capitalisti o con il partito-Stato, come succedeva nei fallimentari e tirannici modelli comunisti. Questo mio modo di ragionare è lontanissimo sia dal liberalismo sfrenato che dal collettivismo anche perché non amo la lotta di classe.
Penso, piuttosto, che occorra puntare all’interesse comune e, quindi, alla solidarietà e alla collaborazione tra lavoratori ed investitori-risparmiatori. In tal modo si potrebbe andare incontro alle giuste esigenze e ai diritti di chi intende lavorare e di chi intende far fruttare i quattrini che provengono dai suoi onesti risparmi.
Escluderei dalla co-gestione solo le imprese piccolissime, in cui il lavoro e il capitale del “titolare” avrebbero una rilevanza preponderante su quello dei dipendenti che, senza dubbio, dovrebbero sempre essere opportunamente tutelati.
Credo che con la partecipazione agli utili e alla gestione si creino le migliori condizioni per sviluppare i talenti di ogni uomo, interessato al migliore sviluppo dell’azienda da cui dipende il suo pane quotidiano. Così le aziende sarebbero più produttive e competitive anche in un sistema globalizzato ed attirerebbero gli investimenti dei risparmiatori.
In Germania, dove già da tempo si è cominciato ad attuarlo, questo modello funziona. Certo è che il coinvolgimento dei lavoratori nella vita e nella direzione dell’azienda sarebbe profondissimo e impedirebbe al “padrone” di commettere abusi e discriminazioni. Così si otterrebbe una forma di democrazia economica e sociale molto alta, di cui beneficerebbe la democrazia “tout court”perché, eliminato lo strapotere dei “padroni”, nessuno potrebbe, con ricatti, imporre le scelte politiche dei lavoratori .
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