Sviluppo e l'illusione dell'idillio
La vicenda dell'ILVA di Taranto è, assieme al naufragio della Costa Concordia, un'impietosa metafora della società italiana.
Enrico Muttoni |
Ma vista dal lato tecnico-economico, è l'illustrazione delle difficoltà di un'industria primaria e stategica la cui attività deve soddisfare le esigenze dei lavoratori, degli azionisti, e del territorio. Ma se la tutela dei lavoratori la si fa con gli stipendi, e quella degli azionisti con gli utili, la tutela del territorio, compresa la sanità pubblica, può diventare, ed è diventato, argomento decisivo.
Non esiste attività umana, nemmeno l'ozio nell'amaca, che non produca rifiuti o non incida sull'ambiente. La termodinamica ci insegna (per un minuto credetemi sulla parola) che se si vuole fare un lavoro qualsiasi, una parte più o meno grande dell'energia consumata verrà dispersa obbligatoriamente nell'ambiente, sotto diverse forme.
La gestione di questi rifiuti, sia che si tratti di materiali, che di calore, costituisce per l'impresa un costo secco che va a limitare i guadagni di operai e azionisti. La difficoltà, dunque, sta nello stabilire il punto di equilibrio tra le esigenze degli umani e quelle dell'ambiente, accontentando i primi e alterando il meno possibile il secondo. Rimettere tutto a posto, ovvero il totale ripristino ambientale, sempre secondo la termodinamica, è impossibile.
Ricordando costantemente che la concorrenza dei paesi, in cui il rispetto dell'ambiente non esiste, è implacabile. A Taranto, per decenni, tutti se ne sono infischiati. Perché il raggiungimento del benessere, e il suo aspetto deteriore, l'apparire, ha prevalso su ogni buon senso. Poi, cioè ora, ci si è accorti del danno. A iniziare dal magistrato che ha aperto il vaso di Pandora, ai pubblici amministratori prodighi di concessioni e
autorizzazioni, ai sindacati sempre rivolti a dettagli minimi dei contratti, ai lavoratori che dovrebbero controllarli (i sindacati) ci sarebbe da chiedere: dove eravate?
autorizzazioni, ai sindacati sempre rivolti a dettagli minimi dei contratti, ai lavoratori che dovrebbero controllarli (i sindacati) ci sarebbe da chiedere: dove eravate?
Perché qualunque individuo di buon senso che trovi un millimetro di polvere rossa sul davanzale dovrebbe, oltre ad allarmarsi, farlo notare ad alta voce. Perché al palazzo di giustizia di Taranto i magistrati, vedendo le nubi di fumo volteggiare sull'abitato, non si sono mai mossi? Perché gli amministratori del territorio, curando lo sviluppo urbanistico, non hanno tenuto lontano (o allontanato) le abitazioni e le scuole dalle zone industriali? E soprattutto, perché i potenti non si sono parlati, ed hanno lasciato arrivare il punto di rottura?
Rimediare ora è difficilissimo perché, per farlo, bisognerà proseguire nell'illegalità per qualche tempo, quello necessario all'azienda per rientrare nei limiti imposti dalle normative.
Lavoro complesso, certamente non agevolato dal fatto che la magistratura intende supervisionare i lavori, anzichè controllare il rispetto delle norme ambientali al termine degli stessi. Poi bisognerà convincere la proprietà a limitare gli utili, per impiegarli in tecnologie innovative e per un maggiore rispetto dell'ambiente. Le maestranze dovranno farsi parte diligente osservando scrupolosamente le norme di igiene del lavoro.
Lavoro complesso, certamente non agevolato dal fatto che la magistratura intende supervisionare i lavori, anzichè controllare il rispetto delle norme ambientali al termine degli stessi. Poi bisognerà convincere la proprietà a limitare gli utili, per impiegarli in tecnologie innovative e per un maggiore rispetto dell'ambiente. Le maestranze dovranno farsi parte diligente osservando scrupolosamente le norme di igiene del lavoro.
Il magistrato dovrà capire che, se la vacca è ammalata, o la si abbatte o la si cura. E che, durante la cura, la povera bestia va comunque nutrita e munta, se si vuol sperare nel futuro. Altrimenti tutti a casa. Dove scopriremo quanto costano cari i binari del treno, quando li si compra in Germania.
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