Una vera riforma fiscale
Siamo realisti, non ci aspettiamo niente, eppure basterebbe poco.
Marcello Simula |
Siamo realisti, non ci aspettiamo niente, eppure ci basterebbe poco, una volontà esplicita, una semplice azione politica che valga più di mille parole, ci basterebbe qualcosa come una vera patrimoniale.
O magari di di più: una vera riforma fiscale, uno spostamento delle imposte, giù quelle dirette e indirette su redditi bassi e relative categorie di consumi, su le imposte dirette sui redditi medio alti e quelle indirette sui beni di lusso.
Per fare un esempio, il mercato del lusso, durante un periodo di recessione, ha alti tassi di crescita. Il mercato del lusso viene di solito considerato “anticiclico”: la crisi rende più poveri i tanti e arricchisce i pochissimi già ricchi, disponibili a spendere sempre di più per comprare qualcosa come una Ferrari in edizione limitata, per dire, o un brillocco da decine di migliaia di euro.
Ecco, se magari quella Ferrari o quel brillocco costassero un po’ di più per via delle tasse, e in cambio si abbassasse l’IMU, non sarebbe dopotutto una tragedia. Tutt’altro.
Per fare questo, ormai è chiaro, non serve un governo tecnico. Meno di tutto l'attuale governo tecnico.
Quello che serve è semplicemente un governo politico che sia in grado di drenare ricchezza dai redditi alti e dalle grosse posizioni di rendita, e utilizzare questa ricchezza per aumentare il reddito disponibile dei redditi bassi.
Per fare questo, ormai è chiaro, non serve un governo tecnico. Meno di tutto l'attuale governo tecnico.
Quello che serve è semplicemente un governo politico che sia in grado di drenare ricchezza dai redditi alti e dalle grosse posizioni di rendita, e utilizzare questa ricchezza per aumentare il reddito disponibile dei redditi bassi.
In questo modo una piccolissima parte di ricchezza, normalmente investita in immobili e asset finanziari, andrebbe ad alleggerire il carico fiscale per persone mediamente più povere, che i soldi li spende tutti per fare la spesa e pagare bollette e debiti.
Si tratta sempre degli stessi soldi, ma possono essere usati per scopi diversi: i redditi alti, ciò che non spendono per campare lo usano per farne altri soldi, mentre i redditi bassi si limitano a spendere per campare, e pure con poco.
E spendere per campare, alla fine, significa semplicemente aiutare l’economia reale, alimentare i consumi verso la rete di microiprese che regge in piedi l’Italia, significa dare quantomeno respiro a esercenti e commercianti del proprio territorio che ormai sono costretti a chiudere bottega, provocando disoccupazione e ulteriore povertà.
Siamo realisti, non ci aspettiamo niente, ma basta poco, basta la volontà politica di creare la crescita a partire dal salario disponibile e dalla domanda interna.
Si tratta sempre degli stessi soldi, ma possono essere usati per scopi diversi: i redditi alti, ciò che non spendono per campare lo usano per farne altri soldi, mentre i redditi bassi si limitano a spendere per campare, e pure con poco.
E spendere per campare, alla fine, significa semplicemente aiutare l’economia reale, alimentare i consumi verso la rete di microiprese che regge in piedi l’Italia, significa dare quantomeno respiro a esercenti e commercianti del proprio territorio che ormai sono costretti a chiudere bottega, provocando disoccupazione e ulteriore povertà.
Siamo realisti, non ci aspettiamo niente, ma basta poco, basta la volontà politica di creare la crescita a partire dal salario disponibile e dalla domanda interna.
Ma appunto siamo realisti, e ormai siamo abituati a vederci negare tutto, anche il poco.
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