Colonialismo, capitalismo, comunismo ed astuzie della storia
Alla radice dell’attuale anche una cultura molto vicina alla fede del marxismo e del capitalismo nell’infinito progresso dell’economia.
Vittorio Guillot |
Se si riconosce all’intelligenza e alla dignità umana il diritto di guidare l’azione delle singole persone, deve essere conseguentemente riconosciuto all’incontro delle intelligenze personali il diritto di individuare gli interessi comuni e di orientare l’azione dei popoli.
Essi, infatti, che normalmente accettano di essere guidati dalle personalità che riconoscono di maggior spicco, sono caratterizzati da quel patrimonio di esperienze accumulato e tramandato dalle generazioni che si sono susseguite e che, così, hanno prodotto le loro culture. Sono le culture che delineano le loro identità, che danno senso alla loro storia e che costituiscono la base del loro progresso.
La cultura europea, ad esempio, ha le sue radici nella Romanità e nel Cristianesimo. Questo fatto fu affermato perfino da Croce, che era idealista e laicista. Certo che le culture sono influenzate, e, a loro volta, influenzano, le condizioni materiali e sociali dei popoli, in determinati periodi storici. Questa è stata l’unica intuizione positiva del marxismo.
Preciso, in ogni modo, che la pace non è minacciata dalle differenti identità tra i popoli, tra le quali ci sono sempre stati e, speriamo, sempre ci saranno, scambi proficui e vitali. Ciò che porta agli scontri sono le pulsioni di sopraffazione e di distruzione con cui si vuole imporre ad altri la propria cultura e i propri interessi.
Penso, in particolare, a quanti crimini sono stati commessi in nome della malefica ideologia nazista del predominio della razza pura o di quelli commessi in nome dell’integralismo religioso, di cui quello islamico è, attualmente, il più pericoloso. Così non si attua la giustizia, senza la quale non può esserci la pace. Se le culture animano i popoli, è necessario rifiutare come disumana e contraria allo stesso progresso un’umanità concepita come “massa informe, fluttuante, internazionalizzata”.
Tale massa, senza individualità e personalità, ovviamente non può avere orientamenti e volontà proprie né essere padrona della propria esistenza. Eppure questa massa informe è quella che piace tanto sia al capitalismo esasperato sia al collettivismo comunista che, se ammettesse tali diversità, finirebbe evidentemente di essere collettivista ed egualitario. Perciò il marxismo considera le diversità identitarie come “sovrastrutture” dannose e fasulle, che saranno eliminate assieme al capitalismo che le avrebbe prodotte per dividere e sfruttare le masse operaie.
Intanto il comunismo “reale” ha cercato di eliminare con la violenza quelle identità ovunque sia andato al potere. Marx, addirittura, e come lui altri marxisti dell’ ‘800, giustificò il colonialismo. Ciò perché, come pensavano anche molti cristiani , cattolici e non, e molti “illuministi ”, erano convinti che attraverso il colonialismo sarebbero arrivati ai “selvaggi” il progresso e la civiltà. In secondo luogo perché ritenevano che col colonialismo, il capitalismo sarebbe arrivato al suo apice, cui sarebbe seguito l’inevitabile crollo. Solo con Lenin si affermò l’idea che occorreva appoggiare i movimenti anticolonialisti per sottrarre al capitalismo le fonti di materie prime ed i potenziali mercati in cui esportare i manufatti.
Perché sia il capitalismo che il marxismo vogliono la “massificazione dell’umanità”? Perché, se non trovassero le resistenze opposte dalle identità culturali e dalle volontà dei popoli, entrambi o, meglio, i gruppi che li controllano, potrebbero più facilmente dominare il mondo. Certo il capitalismo, almeno formalmente, lascia la libertà di pensiero, di espressione e di iniziativa. Però, come diceva Solgenitsin, “se nel mondo comunista è impossibile esprimere ciò che si pensa, nel mondo capitalista si può dire ciò che si vuole, ma non serve a niente” . Aveva ragione, anche se credo che esagerasse perché i movimenti di opinionehanno consentito sostanziosi cambiamenti. Ciò non toglie che, soprattutto in questi ultimi tempi, il dominio della la finanza sull’economia faccia correre dei seri pericoli alla democrazia e trovo corretto, come sosteneva Spengler, tale finanza costituisca “una ricchezza mobile e indeterminata, una astrazione che cambia vita e storia”.
Di Spengler, comunque, non condivido il pessimismo circa il futuro dell’Occidente che, malgrado tutto, non ritengo arrivato al capolinea perché ha ancora grandiose energie culturali e materiali. Tra l’altro credo che nessuna delle altre culture abbia la capacità di soppiantarlo anche se con la massiccia immigrazione di popolazioni del sud del mondo e, quindi, con l’aumento del loro peso culturale, economico e politico, l’Occidente del futuro sarà molto diverso da quello che è stato finora.
Malgrado ciò, non credo che subirà una sottomissione a quelle culture. Piuttosto ci sarà un amalgama e la creazione di qualcosa di nuovo perché quegli immigrati, a parte gli integralisti, mostrano largamente di apprezzare ed assimilare i valori dell’Occidente. Non condivido neppure l’idea di Spengler che l’uomo moderno sia dominato dalle macchine né che la storia universale sia “il contenitore assoluto del sapere”. Vi è, in fatti, un Essere Onniscente, ben più alto della sapienza contenuta nella storia e nella stessa natura. È stata, poi, pienamente smentita la sua “profezia” che l’ideologia nazista avrebbe impedito la decadenza dell’Occidente. Quell’ideologia, infatti, era una perversione disumana, da cui non ci si poteva aspettare niente di buono.
Non sfugge, comunque, che, per le ideologie marxista e liberista, l’uomo non è altro che “un tubo digerente”, da ingozzare o da tenere a digiuno a piacimento del “padrone”, sia egli un capitalista o un capo comunista. La storia e la cronaca, dalla Corea del nord alle speculazioni finanziarie, confermano questa affermazione. In particolare la peggiore convergenza tra “capitalismo” e “comunismo” si è verificata in Cina, ottenendo, come risultato, che il peggior sfruttamento dei lavoratori sia reso possibile dall’assoluto totalitarismo. Aggiungo che alla radice dell’attuale crisi c’è anche una cultura molto vicina alla fede del marxismo e del capitalismo nell’infinito progresso dell’economia. Ci sono, anche in questo caso, delle ampie convergenze dovute alle famose “astuzie della storia”, sia pure assolutamente negative.
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