Declino o rinascita dell'Europa?
Premetto di essere un convinto sostenitore di una forte Europa dei popoli.
Vittorio Guillot |
Aggiungo di ritenere corretto che, nel quadro di una politica di integrazione economica e fiscale, sia necessario un Organismo sovranazionale che entri nel merito dei bilanci degli Stati per valutare se le misure di contenimento delle spese e di sviluppo economico siano in armonia con le decisioni della Comunità Europea.
Ammetto che tale Organismo possa imporre le sue disposizioni agli Stati che non rispettano gli impegni; e non mi pare che la collegata riduzione della sovranità nazionale sia un male assoluto; capisco che alla Banca Comune Europea sia riconosciuto il potere di vigilanza sulle attività monetarie e sula ricapitalizzazione delle banche in crisi.
Capisco pure che, anche in una politica economica keynesiana, l’indebitamento degli Stati al di sopra delle loro potenzialità debba essere evitato perché sottrae risorse ad iniziative più utili e scarica il suo peso sulle future generazioni.
Occorre, però, che il controllo dell’economia e della finanza sia affidato ad istituzioni politiche effettivamente rappresentative delle volontà e degli interessi dei popoli. In caso contrario i poteri forti della finanza e dell’economia o gli Stati più forti dominerebbero, a loro profitto, le istituzioni comunitarie.
Perciò mi lascia perplesso che le decisioni del Meccanismo Europeo di Stabilità debbano essere adottate all’unanimità dai suoi componenti, ossia dai ministri dell’economia degli Stati membri ,ciascuno dei quali ha diritto di veto.
Teniamo presente che il M.E.S. è stato istituito per concedere gli aiuti finanziari agli Stati che ne facciano richiesta, per vigilare sul rispetto dei loro obblighi e, addirittura, per imporre le politiche economiche e finanziarie ai “disobbedienti”. E’ molto facile che ciascuno di quei ministri eserciti quel diritto per tenere sotto scacco gli altri Paesi dell’Unione Europea e per fare gli interessi del suo.
Il solo buon senso ci fa capire che così si rischia di fare la triste fine del regno di Polonia del ‘600, in cui il veto di un solo membro della Dieta poteva bloccare qualsiasi decisione. Ciò causò la debolezza e la paralisi di quel regno e la Polonia fu sbranata dai suoi vicini. A dire il vero qualche seguace di Spengler sostiene che l’Europa e l’intero Occidente abbiano imboccato la strada di un declino inarrestabile, naturale, quasi biologico per ogni civiltà.
Io credo, invece, che abbiamo ancora moltissime energie materiali e culturali, ma rischiamo di restare vittime dei nostri errori e degli egoismi nazionalisti. Tornando agli aspetti finanziari, affermo che non mi piace neppure che la Banca Centrale europea emetta la quantità di euro che ritiene opportuno, di propria iniziativa e non per disposizione delle Istituzioni politiche. Ancor meno mi piace che gli Stati dell’ U.E. non possano chiedere i finanziamenti direttamente alla B.C.E. , ma debbano finanziarsi offrendo sul “mercato” i titoli pubblici , che vengono acquistati dalle banche al tasso di interesse a loro più conveniente.
Queste banche, per quanto possa sembrare assurdo, ricevono dalla B.C.E. , a basso interesse, i quattrini con cui acquistano i titoli pubblici. E’ chiaro che, con questo andazzo, le politiche fiscali dei Paesi della U.E. finiscano in balia di burocrati e banchieri. E’ altrettanto chiaro che, giocando sul valore dei titoli pubblici e sullo “spread”, si arricchisce l’alta finanza e si impoveriscono i popoli. Infatti il debito pubblico, oltre che agli sprechi ed alle ruberie di cui la partitocrazia è la prima responsabile, è dovuto alle speculazioni dell’alta finanza sui titoli statali. Per uscire da questa situazione occorre la costituzione di uno Stato Europeo, federale e democratico, che, per mezzo di un governo autorevole, formuli la politica dell’U.E., compresa quella economica e finanziaria, ne sostenga la moneta, ne diriga la burocrazia, collochi la finanza nel suo ruolo naturale di ausiliaria dell’economia.
Occorre anche che siano rafforzati i poteri legislativi di un democratico parlamento europeo. Quando mi riferisco alla politica, penso che essa non debba essere affidata alla partitocrazia, ma ad una democrazia diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Una democrazia in cui i partiti svolgano il loro ruolo indispensabile di custodi delle loro concezioni ideologiche e dei loro valori, ma che consenta a tutti i cittadini, soprattutto a quelli che oggi non hanno alcun potere perché non sono intruppati, di esprimersi e di essere rappresentati nelle Istituzioni legislative , attraverso le categorie socio-economiche di cui fanno naturalmente parte.
Se il potere restasse in mano ai gruppi che controllano i partiti, sarebbe, invece, più facile all’alta finanza effettuare gli ” inciuci” ben noti, magari con l’intermediazione di logge massoniche più o meno deviate.
Io non credo nell’ utilità delle rivoluzioni violente. Penso, però, che i grandi cambiamenti e le prese di coscienza che si manifestano negli uomini e nei popoli facciano cambiare il corso della storia.
A questo punto, o noi europei prendiamo atto dell’importanza dell‘Europa Unita e dei cambiamenti indispensabili per la sua vita politica, o siamo destinati a soccombere, dopo essere stati spremuti a dovere dagli strozzini internazionali.
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