La proposta: ai cacciatori la gestione delle zone di ripopolamento dei cinghiali
Iniziato l’iter di approvazione del Piano faunistico venatorio provinciale.
«Ai cacciatori la gestione delle zone temporanee di ripopolamento e cattura dei cinghiali, con precedenza a chi risiede nei Comuni che ospitano le aree di protezione faunistica».
È una delle previsioni del Piano faunistico venatorio provinciale, che il settore Ambiente della Provincia di Sassari ha redatto con il Dipartimento di Zoologia dell’Università di Sassari e il coordinamento del professor Marco Apollonio.
«La proliferazione dei cinghiali investe anche il comparto agricolo e va affrontata in modo deciso, con la realizzazione di piani di controllo numerico delle popolazioni e il coinvolgimento dei coadiutori iscritti all’albo provinciale, ma non deve essere il pretesto per non procedere all’adozione del Piano», ha detto l’assessore provinciale dell’Ambiente, Paolo Denegri, nella premessa formulata durante l’incontro convocato per presentare il piano al Comitato faunistico provinciale.
Con l’appuntamento di ieri è iniziato l’iter di approvazione del Piano faunistico venatorio provinciale. Dopo il confronto col Comitato, che proseguirà martedì prossimo, ci sarà il primo passaggio in consiglio provinciale per l’adozione del Piano.
Con l’appuntamento di ieri è iniziato l’iter di approvazione del Piano faunistico venatorio provinciale. Dopo il confronto col Comitato, che proseguirà martedì prossimo, ci sarà il primo passaggio in consiglio provinciale per l’adozione del Piano.
Seguirà la pubblicazione e la possibilità per i soggetti interessati di formulare osservazioni entro sessanta giorni. Dopo l’esame e l’eventuale accoglimento delle osservazioni, il piano tornerà in consiglio per l’approvazione definitiva e confluirà nel piano faunistico venatorio regionale, in fase di realizzazione, che per quattro anni vincolerà la pianificazione dell’attività venatoria.
«La Provincia ha competenza per gli indennizzi dei danni da fauna selvatica, perciò sappiamo quando i timori sono legittimi e quando pretestuosi», è la riflessione con cui l’assessore Denegri tenta di «riportare un po’ di ordine rispetto alle tante cose che sull’argomento si sono dette di recente», come precisa.
«La Provincia ha competenza per gli indennizzi dei danni da fauna selvatica, perciò sappiamo quando i timori sono legittimi e quando pretestuosi», è la riflessione con cui l’assessore Denegri tenta di «riportare un po’ di ordine rispetto alle tante cose che sull’argomento si sono dette di recente», come precisa.
«In Provincia non ci sono “parcomani”, come ci definisce chi sostiene che siamo ossessionati dall’istituzione di aree protette», dice Denegri.
In verità, aggiunge, «la legge regionale stabilisce che il 20-30 per cento del territorio agrosilvopastorale sia riservato ad aree di protezione ambientale, e noi non possiamo derogare». Ebbene, «pur entro il preciso quadro normativo, abbiamo evitato di creare scompensi tra Comuni – precisa Paolo Denegri – abbiamo tenuto conto di numerosi aspetti tecnico-ecologici, arrivando a percentuali diverse tra un territorio comunale e un altro, ma senza anomalie o situazioni di svantaggio per nessuno».
L’ultima riflessione è «per quei sindaci, pochi a dire il vero, che accusano la Provincia di aver calato dall’alto una proposta frettolosa».
L’ultima riflessione è «per quei sindaci, pochi a dire il vero, che accusano la Provincia di aver calato dall’alto una proposta frettolosa».
L’assessore provinciale chiede loro dove fossero «mentre i colleghi erano alle tante riunioni organizzate da noi per condividere gli aspetti salienti del Piano». Tanto più che «l’individuazione delle aree va avanti da due anni, durante i quali i tecnici di Provincia e Università hanno lavorato assiduamente sui documenti e attraverso numerosi sopralluoghi».
Dall’inizio del 2011, «a questa attività si sono affiancati gli incontri con gli amministratori comunali e degli altri enti preposti al controllo e alle gestione della fauna – insiste Denegri – per condividere le scelte di pianificazione ambientale e rispettare le necessità dei territori». Alle riunioni organizzate in Provincia e sul territorio «alcuni sindaci non hanno partecipato, salvo formulare fuori tempo massimo le accuse generiche e grossolane di questi giorni».
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