La scelta dei presidenti delle partecipate ad Alghero
Ciò che una amministrazione seria deve evitare è l’ ambiguo intuitus personae.
Vittorio Guillot |
Ho scritto, qualche tempo fa, che condivido il “Metodo Lubrano” relativo alla scelta dei presidenti delle società partecipate dal Comune. Confermo quella mia opinione anche se mi lascia un po’ perplesso il fatto che, nello stabilire i requisiti per quelle cariche, si siano formulate delle espressioni un po’ vaghe.
Infatti, se, anziché prevedere precisi e inderogabili requisiti, si parla genericamente di ".....buona preparazione contabile e amministrativa" o di"..... cultura equivalente" si rischia di lasciare, non alla discrezionalità, ma all'arbitrio dei politici la possibilità di assegnare gli incarichi non in funzione delle competenze, ma degli interessi di partito o personali.
Probabilmente sono prevenuto perché questi trucchi sono stati praticati dalla vecchia politica, di “destra e di “sinistra”. Io spero che questa amministrazione dia, invece, una ventata di nuovo, di cui la Città ha bisogno.
Mi si corregga se sbaglio perché penso che sarebbe stato meglio che i nomi dei candidati alle presidenze fossero scaturiti da un libero concorso piuttosto che dalle indicazioni dei partiti che, così, mettono il loro berretto su quei posti. Vedo un progresso rispetto al passato anche se penso che sarebbe stato utile un più deciso cambiamento del sistema, che i partiti, temo, non consentiranno mai.
Preciso, per chi può essere interessato, che, giuridicamente, per arbitrio si intende che chi governa od amministra stabilisce autoritariamente quali siano le pubbliche finalità da raggiungere o agisce contro quelle indicate dalla legge. Usa, praticamente, la cosa pubblica come fosse “cosa privata”… Per “discrezionalità”, invece, si intende che chi fa le leggi indica le finalità pubbliche da raggiungere ma lascia ai funzionari amministrativi la facoltà di scegliere le modalità, gli strumenti, gli uomini ed i tempi per agire.
I funzionari, cioè, hanno l’obbligo di raggiungere il risultato previsto, valutando quale sia il modo migliore per ottenerlo e tenendo conto delle circostanze concrete in cui opera. Il “politico”, sindaco o assessore, che risponde del suo operato al popolo, è tenuto a verificare che il funzionario consegua quei risultati nei tempi previsti.
Più i termini delle disposizioni sono vaghi e ampli, più la discrezionalità si avvicina all’arbitri . Va da sé che se si intende affidare degli incarichi, occorre che i requisiti dei presidenti siano adeguati alle finalità da raggiungere e che le regole con cui si effettuano le scelte e le selezioni siano stabilite in funzione di quelle finalità.
Non va bene, invece, che le”regole” siano cucite su misura del personaggio da “piazzare”. Anche questo andazzo era riscontrabile nel vecchio modo di far politica. Per evitare tutto ciò occorre che a ciascuna “voce”, corrispondente a ogni qualifica, titolo o merito, sia attribuito un punteggio. Ciò che una amministrazione seria deve evitare è, a mio avviso, l’ ambiguo intuitus personae, utile agli interessi di qualche gruppo o partito e per sistemare amici e parenti. Perciò spero che per ora si sia di fronte a delle semplici “dichiarazioni di intenti” a cui seguiranno iniziative più precise.
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