La siccità placa l'emergenza marea gialla
Il fenomeno sembra essersi dissolto insieme alle voci di chi urlava al disastro.
Bloom algale nella laguna Calich |
La marea gialla non è sparita. Il fenomeno è sempre lì dietro l’angolo, pronto a ripresentarsi. Complice la siccità ha fatto capolino con meno potenza rispetto alle passate stagioni, come risulta da una sorta di diario sulla comparsa del fenomeno, che l’assessore all’Ambiente Chiara Rosnati ha chiesto di compilare agli operatori balneari di Maria Pia.
La piovosità degli anni precedenti ha certamente contribuito a spingere con più intensità verso il mare le acque stagnanti del Calich. Quest’anno i reflui filtrati, scaricati su Rio Filibertu, per buona parte sono stati drenati dal suolo, lungo il percorso e non hanno raggiunto la laguna algherese.
Ma non per questo è assolto il depuratore di san Marco: «È stata la ciliegina sulla torta – dice Chiara Rosnati – Il Calich era, ed è malato a causa di attività antropiche che lo influenzano da anni, - ammette – l’invio anche delle acque del depuratore S. Marco ha sicuramente dato un colpo potente all’equilibrio precario della laguna (come somministrare una dieta a base di zuccheri e iperproteica ad un diabetico, iperteso e malato di cuore».
Il problema, come dice la titolare della delega all’Ambiente, non è tanto il rispetto dei parametri di legge, quanto l’applicazione delle tabelle alla realtà. Il quantitativo di nutrienti che il Calich, già fragile, può tollerare, lo indicherà la stessa laguna: «Quando si scaricano acque in un ambiente sensibile va collaudata la sua capacità di sopportazione».
L’amministratrice, che già prima di ricoprire l’attuale incarico, sosteneva che ci fossero errori di progettazione, di localizzazione dell’impianto e di pianificazione nella destinazione dei reflui, specifica che non ha cambiato idea: «Solo che le mie energie le dirigo verso la ricerca delle soluzioni e non delle polemiche». Giovedì prossimo si terrà un sopralluogo tecnico al depuratore con Abbanoa per illustrare le migliorie che la società vorrebbe apportare.
Ma la nuova amministrazione si sta muovendo in più direzioni: «Le soluzioni su cui lavorare vertono anche su una efficace gestione del riuso delle acque depurate in agricoltura e il dirottamento dei reflui, che comporterà un coinvolgimento su scala territoriale – spiega Chiara Rosnati – inoltre stiamo lavorando ad un approccio scientifico corretto che metta in rete tutti i monitoraggi in corso (Arpas, Ente Parco, Laore, Università etc.)». Il programma prevede interventi nell’immediato, nel medio e nel lungo periodo: «Gli ambiti lagunari sono sistemi fragili, ci vuol poco a rompere il loro equilibrio, molto di più a ripristinarlo specialmente quando ci sono impatti cumulativi che amplificano gli effetti».
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