L'agonia di Calich e AAA
I cittadini algheresi stanno assistendo all'agonia parallela dello stagno di Calich e della Facoltà di Architettura.
Enrico Muttoni |
Agonia in senso etimologico, cioè di lotta per la sopravvivenza. Ma alla preoccupazione di tutti per queste due realtà fa da contraltare l'impercettibile procedere, se non l'immobilismo pressoché totale, delle istituzioni.
Ma andiamo per ordine. AAA ha bisogno di spazi e servizi, soprattutto manutentivi, per poter lavorare in tranquillità. Questo giornale ha pubblicato gli interventi delle personalità maggiormente interessate, a vario titolo, al problema. È emersa al proposito una confortante comunione di intenti. Ma nonostante ciò, leggendo gli interventi, non si è capito in quale punto dell'ingranaggio ci sia il granello di sabbia, a chi tocchi rimuoverlo e fare la prima mossa.
Se però nulla accade, significa che il destino di AAA, ma questa è una mia supposizione, è diventato merce di scambio nelle mani di qualcuno che vuole un adeguato tornaconto; politico, si capisce. Un'altra ipotesi è che questo qualcuno voglia semplicemente trasferire la Facoltà altrove, in un bacino di utenza più remunerativo, o controllabile. Oppure, questi sono ragionamenti a vanvera ed è solo una questione di soldi, che non ci sono: allora basta dirlo. Come tutti gli italiani, dobbiamo abituarci all'idea e alla pratica della povertà, sperando che non diventi miseria.
La situazione del Calich ha qualche analogia con quella di AAA: per il ripristino ambientale servono tanti soldi, molti di più di quelli necessari ad Architettura, per cui la volontà di affrontare il problema, se c'è, è contrastata dalle previsioni di spesa e dal timore di dover pubblicamente ammettere che la collocazione del mezzo depuratore di San Marco ( l'altra metà è rimasta al Mariotti) è stata scelta in modo molto approssimativo.
E mancano i progetti, ovvero lo studio delle alternative possibili e fattibili alla situazione attuale. La sensazione è che si cerchi insistentemente di rimediare ad una carenza tecnica progettuale con la gestione, tentando di dirottare i reflui di qua o di là, nella Nurra, nel Calich o chissà dove, con la stessa disinvoltura con cui la domestica nasconde la spazzatura sotto il tappeto.
Purtroppo, le acque reflue restano troppo dolci per lo stagno, e troppo salate per le campagne. E la ricerca del male minore rischia di causarne uno più grande.
Qui il silenzio si fa assordante, perché la storia del sistema depuratore-Calich ha le radici in un passato ormai abbastanza lontano, quando si decise in senso positivo sulla fattibilità del depuratore a S. Marco (e ci è andata pure bene, perché qualcuno caldeggiava l' opzione Surigheddu: ovvero una bolletta elettrica di
dimensioni inimmaginabili).
dimensioni inimmaginabili).
Da quella decisione ad oggi tutte le componenti politiche presenti si sono alternate fino a tre mesi fa al governo della città, per cui nessuna si può chiamar fuori dalle responsabilità, avendo tutte concorso alla realizzazione di questo impianto. Non solo, ma ricordiamo ancora una volta la faciloneria con la quale è stata concessa l'autorizzazione allo scarico e tutti i pareri tecnici relativi.
Aspettiamo perciò qualcuno che dica forte e chiaro: algheresi, abbiamo fatto (tutti) una cavolata, e dobbiamo seriamente pensare a venirne fuori. Oppure, pentiamoci e promettiamo di non farlo più. Sarebbe questa la soluzione più economica, e comunque già un progresso: ma il Calich?
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