Le ragioni del mio voto
Perché sostengo Pierluigi Bersani alle primarie.
Sono profondamente convinto, e senza esitazione alcuna, che tutti i Citadini Consapevoli del PD e del centrosinistra debbano, domenica 25 novembre, votare convintamente e con passione per "Bersani" alle Primarie di Coalizione per la scelta del "nostro" candidato premier. Un'occasione così non si può davvero lasciar scappare, c'è di mezzo l'Italia.
E mi spiego.
Potrà apparire in parte scontato rispetto allo stato penoso della Nazione e ai suoi guai, ma ho una convinzione personale che è pienamente condivisa da chi come me sostiene convintamente l'attuale Segretario Nazionale del Pd: solo con una sinistra forte e organizzata a guida Bersani, in Italia, si potrà ridare slancio alla Nuova Europa. E questo deve avvenire con tempismo e sincronia, perché sia efficace.
Hollande con la sua vittoria "cristallina" ha aperto una strada importantissima, perché ha invertito, in Francia, gli equilibri interni, e per effetto "domino" ha spezzato anche l'asse Sarkò-Merkel che stava controllando e condizionando l'assetto e gli equilibri politici in Europa, pericolosamente di deriva sempre più liberista.
È ora di ritornare alla Politica. È evidente a tutti che il tecno-governo Monti stia esaurendo la sua funzione di emergenza, ha ormai solo poche settimane di vita ed è dunque ora di "Restituire le scelte ai cittadini. Il potere appartiene al popolo, non ai mercati!", come ha detto mirabilmente proprio ieri Franceschini alla Camera.
Ecco perché domenica voterò Pier Luigi Bersani a guidare il prossimo Governo Italiano:
1. Propone un programma credibile con la "Carta di Intenti", per andare oltre il governo Monti per guardare con maggiore equità e attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile e dei diritti, dell'impresa, della famiglia e di chi ha più bisogno di aiuto.
2. Ha esperienza di governo, credibilità personale, senso della misura, ama il pluralismo delle idee, sa ascoltare, coordinare e favorisce la coesione; non è più il tempo degli "uomini della provvidenza".
3. Ha scelto di stare dalla parte dei più deboli, ben comprendendo le ragioni dell’impresa e le dinamiche del lavoro. Anche per questo è la figura che saprà costruire attorno al Pd una maggioranza di governo in grado di dare una risposta seria alle sfide del mercato.
4. È leader serio e riconosciuto anche a livello internazionale, ma non è "l'uomo della Provvidenza". Concepisce e vive il partito come un ambiente formativo in cui persone di sensibilità diverse si confrontano, anche animatamente, con rispetto e con la consapevolezza che il Bene Comune si persegue con l’impegno di ciascuno: un progetto in cui tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile.
5. Ha già dimostrato, oltre alle capacità di Governo (Regione Emilia-Romagna, Ministro dell'Industria e dello Sviluppo), anche grandi capacità di "cambiamento". Non a caso una buona parte di categorie professionali arroccate e "chiuse" si ricordano in questi anni di un solo ministro come loro avversario radicale.
6. Ha la naturale capacità di trovarsi a suo agio tra la gente comune, di non avere paura di un linguaggio popolare che arrivi subito alla testa e al cuore degli operai, degli studenti, dei commercianti, dei piccolo imprenditori. Allo stesso tempo quasi nasconde una cultura classica, solida, consapevole sia della storia del cattolicesimo democratico, sia di quella travagliata ma tenace della sinistra italiana.
Enrico Daga e consigliere comunale, assessore provinciale e responsabile comitato cittadino "TuttixBersani".
Enrico Daga |
E mi spiego.
Potrà apparire in parte scontato rispetto allo stato penoso della Nazione e ai suoi guai, ma ho una convinzione personale che è pienamente condivisa da chi come me sostiene convintamente l'attuale Segretario Nazionale del Pd: solo con una sinistra forte e organizzata a guida Bersani, in Italia, si potrà ridare slancio alla Nuova Europa. E questo deve avvenire con tempismo e sincronia, perché sia efficace.
Hollande con la sua vittoria "cristallina" ha aperto una strada importantissima, perché ha invertito, in Francia, gli equilibri interni, e per effetto "domino" ha spezzato anche l'asse Sarkò-Merkel che stava controllando e condizionando l'assetto e gli equilibri politici in Europa, pericolosamente di deriva sempre più liberista.
È ora di ritornare alla Politica. È evidente a tutti che il tecno-governo Monti stia esaurendo la sua funzione di emergenza, ha ormai solo poche settimane di vita ed è dunque ora di "Restituire le scelte ai cittadini. Il potere appartiene al popolo, non ai mercati!", come ha detto mirabilmente proprio ieri Franceschini alla Camera.
Ecco perché domenica voterò Pier Luigi Bersani a guidare il prossimo Governo Italiano:
1. Propone un programma credibile con la "Carta di Intenti", per andare oltre il governo Monti per guardare con maggiore equità e attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile e dei diritti, dell'impresa, della famiglia e di chi ha più bisogno di aiuto.
2. Ha esperienza di governo, credibilità personale, senso della misura, ama il pluralismo delle idee, sa ascoltare, coordinare e favorisce la coesione; non è più il tempo degli "uomini della provvidenza".
3. Ha scelto di stare dalla parte dei più deboli, ben comprendendo le ragioni dell’impresa e le dinamiche del lavoro. Anche per questo è la figura che saprà costruire attorno al Pd una maggioranza di governo in grado di dare una risposta seria alle sfide del mercato.
4. È leader serio e riconosciuto anche a livello internazionale, ma non è "l'uomo della Provvidenza". Concepisce e vive il partito come un ambiente formativo in cui persone di sensibilità diverse si confrontano, anche animatamente, con rispetto e con la consapevolezza che il Bene Comune si persegue con l’impegno di ciascuno: un progetto in cui tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile.
5. Ha già dimostrato, oltre alle capacità di Governo (Regione Emilia-Romagna, Ministro dell'Industria e dello Sviluppo), anche grandi capacità di "cambiamento". Non a caso una buona parte di categorie professionali arroccate e "chiuse" si ricordano in questi anni di un solo ministro come loro avversario radicale.
6. Ha la naturale capacità di trovarsi a suo agio tra la gente comune, di non avere paura di un linguaggio popolare che arrivi subito alla testa e al cuore degli operai, degli studenti, dei commercianti, dei piccolo imprenditori. Allo stesso tempo quasi nasconde una cultura classica, solida, consapevole sia della storia del cattolicesimo democratico, sia di quella travagliata ma tenace della sinistra italiana.
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