Mario Monti e lo sfascio della scuola pubblica
La scuola è da anni nell’occhio del ciclone, per mille ragioni.
Antonio Budruni |
Negli ultimi tempi, però, è diventata una preda sulla quale fare facile bottino. Parlo, ovviamente, della scuola pubblica, cioè di tutti, non certamente di quella privata, che, al contrario, in questi ultimi decenni ha ricevuto e continua a ricevere (vedi la legge di stabilità in fase di approvazione in Parlamento) sovvenzioni statali sempre più cospicue e in evidente violazione della Costituzione.
Lo ricordo solo per i distratti e per chi non conosce la Costituzione, che l’art. 33 recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
E cioè: se i privati hanno interesse a istituire proprie scuole, devono farlo senza che lo Stato debba sopportare costi per questo tipo di iniziative.
Qualunque cittadino, a questo punto, ha il diritto di chiedersi, legittimamente, come mai, di fronte ad una così precisa disposizione della Carta fondamentale dello Stato, il Parlamento approvi in continuazione leggi che prevedono stanziamenti di soldi pubblici per le scuole private e perché il Presidente della Repubblica promulghi leggi chiaramente incostituzionali. Ma anche perché, i partiti che si richiamano con più convinzione alla Costituzione, accettino con evidente passività che, su questo tema, la legge fondamentale dello Stato sia beffata con tanta disinvoltura.
Gli ultimi governi stanno portando a compimento la devastazione della scuola pubblica, sottraendo risorse indispensabili per il suo funzionamento e per la sua missione: formare le nuove generazioni e preparare cittadini consapevoli alla partecipazione effettiva all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Qualunque cittadino, a questo punto, ha il diritto di chiedersi, legittimamente, come mai, di fronte ad una così precisa disposizione della Carta fondamentale dello Stato, il Parlamento approvi in continuazione leggi che prevedono stanziamenti di soldi pubblici per le scuole private e perché il Presidente della Repubblica promulghi leggi chiaramente incostituzionali. Ma anche perché, i partiti che si richiamano con più convinzione alla Costituzione, accettino con evidente passività che, su questo tema, la legge fondamentale dello Stato sia beffata con tanta disinvoltura.
Gli ultimi governi stanno portando a compimento la devastazione della scuola pubblica, sottraendo risorse indispensabili per il suo funzionamento e per la sua missione: formare le nuove generazioni e preparare cittadini consapevoli alla partecipazione effettiva all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
I più determinati, in questa opera di disarticolazione e impoverimento della scuola pubblica, sono stati, tra gli altri, il ministro dell’economia Tremonti (autore dell’ormai mitico e storico aforisma:“la cultura non si mangia”), quello all’Istruzione Gelmini (ribattezza dal personale della scuola e dagli studenti “Beata ignoranza” e passata alla storia per la passeggiata dei neutrini dal Gran Sasso alla Svizzera) e, naturalmente, il grande capo della destra italiana, Berlusconi, che con parole e fatti congruenti ha dimostrato, senza infingimenti, quale sia la strada migliore per fare carriera. Non certamente quella dello studio, dell’istruzione e della moralità.
Adesso, seguendo un percorso fangoso già aperto da un altro ministro berlusconiano, Brunetta, nemico giurato dei dipendenti pubblici (“tutti fannulloni”), il presidente del Consiglio Monti tenta il colpo di grazia alla scuola pubblica delegittimando, in una trasmissione televisiva (Che tempo che fa), gli insegnanti.
Adesso, seguendo un percorso fangoso già aperto da un altro ministro berlusconiano, Brunetta, nemico giurato dei dipendenti pubblici (“tutti fannulloni”), il presidente del Consiglio Monti tenta il colpo di grazia alla scuola pubblica delegittimando, in una trasmissione televisiva (Che tempo che fa), gli insegnanti.
Secondo Monti, dunque, gli insegnanti avrebbero dimostrato – ribellandosi all’aumento di 6 ore di insegnamento in più alla settimana, a parità di stipendio –
“grande spirito conservatore e grande indisponibilità a fare anche due (sic) ore in più la settimana (…) per liberare risorse per fare politiche didattiche”.
Traduciamo per tutti: se gli insegnanti avessero accettato di lavorare più ore, a parità di stipendio, lo Stato avrebbe risparmiato dei soldi per aumentare le politiche didattiche. Quali, naturalmente, non lo dice. Ora, invito i lettori, di qualunque collocazione politica e ideale siano a rispondere a questa domanda: avresti accettato di lavorare di più, da ora in poi e senza interruzioni, a parità di stipendio per fare beneficenza al Governo e al Parlamento? Risposte sincere, please.
Per quanto mi riguarda, se voglio fare beneficenza, se voglio aiutare i miei alunni, lo faccio di mia spontanea volontà e non perché chi ha il potere (Governo, Parlamento) me lo impone.
Per quanto mi riguarda, se voglio fare beneficenza, se voglio aiutare i miei alunni, lo faccio di mia spontanea volontà e non perché chi ha il potere (Governo, Parlamento) me lo impone.
Inoltre, tutti gli insegnanti d’Italia stanno ancora aspettando che il Governo e il Parlamento onorino un impegno solenne assunto con tutti loro quando, il duo Tremonti-Gelmini tagliò, in un colpo solo, 8 miliardi di € alla scuola pubblica (L.133/2008): la restituzione degli scatti di anzianità bloccati allora.
Ebbene, a tutt’oggi, quella promessa non è stata mantenuta. Anzi, il Ministro ha proposto ai sindacati un baratto: vi restituiamo gli scatti di anzianità prendendo le risorse dai fondi di Istituto. Vi fidereste una seconda volta di simili persone? Secondo voi, chi fa così è un …!
Ancora, il premier Monti – dimenticavo, anch’egli è stato professore, ma all’Università, dove, pare, facesse solo sporadiche apparizioni in cattedra. A proposito: quante ore di lezione svolgeva il professore Monti ai suoi bei tempi? Ci sarà mai un giornalista che glielo chiederà o qualcuno che renderà pubblico l’orario di insegnamento dei professori universitari? – ha accusato gli insegnanti delle scuole superiore di essere dei privilegiati.
Ancora, il premier Monti – dimenticavo, anch’egli è stato professore, ma all’Università, dove, pare, facesse solo sporadiche apparizioni in cattedra. A proposito: quante ore di lezione svolgeva il professore Monti ai suoi bei tempi? Ci sarà mai un giornalista che glielo chiederà o qualcuno che renderà pubblico l’orario di insegnamento dei professori universitari? – ha accusato gli insegnanti delle scuole superiore di essere dei privilegiati.
Ripeto: lui, dall’alto dei suoi 1.515.744 € annui, accusa gli insegnanti italiani, che al culmine della carriera non arrivano a 2.000 € al mese, di essere dei privilegiati! Secondo voi, chi fa simili affermazioni è un …!
Sarebbe troppo lungo, qui, fare una disamina dettagliata degli impegni orari fissati nel contratto di lavoro degli insegnanti e di quelli svolti a casa e non conteggiato. Chiunque, però, non viva nel paese di Papalla sa benissimo che gli insegnanti sono obbligati a partecipare alle riunioni dei Collegi dei docenti, alle riunioni dei Consigli di Classe, ai colloqui con le famiglie, ad effettuare gli scrutini e a partecipare agli esami.
Sarebbe troppo lungo, qui, fare una disamina dettagliata degli impegni orari fissati nel contratto di lavoro degli insegnanti e di quelli svolti a casa e non conteggiato. Chiunque, però, non viva nel paese di Papalla sa benissimo che gli insegnanti sono obbligati a partecipare alle riunioni dei Collegi dei docenti, alle riunioni dei Consigli di Classe, ai colloqui con le famiglie, ad effettuare gli scrutini e a partecipare agli esami.
Inoltre, sa anche che gli insegnanti correggono i compiti e preparano le lezioni, a casa loro. Chiunque – soprattutto se occupa incarichi di governo – sostenga, sapendo di mentire, che gli insegnanti lavorino 18 ore a settimana o è ignorante in materia (e per un ministro dell’Istruzione sarebbe particolarmente grave) o agisce con dolo.
Presidenti del Consiglio e Ministri che accusano gli insegnanti di essere i responsabili dello sfascio della scuola pubblica non meritano né fiducia né voti. Neppure li meritano tutti i partiti, partitini e movimentini che hanno fatto di Monti e della sua agenda di governo il loro simbolo.
Presidenti del Consiglio e Ministri che accusano gli insegnanti di essere i responsabili dello sfascio della scuola pubblica non meritano né fiducia né voti. Neppure li meritano tutti i partiti, partitini e movimentini che hanno fatto di Monti e della sua agenda di governo il loro simbolo.
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