Nessun colpevole dietro la morte di Debora
Non è chiara la dinamica dell'incidente in cui ha perso la vita una giovane algherese sulla strada per Valverde. Rigettata la richiesta di impugnazione della sentenza che assolve i cinque imputati. Lo sfogo della mamma.
Pista ciclabile per Valverde |
Erano stati tutti assolti i cinque imputati accusati di omicidio colposo per la drammatica fine della giovane algherese Debora Piu, morta nel giugno 2009 dopo la rovinosa caduta dal suo scooter, mentre percorreva la strada che dal santuario di Valverde porta in città.
Le è stato fatale l'impatto su un gradino della pista ciclabile per Valverde, allora ancora un cantiere e, a detta della famiglia della ragazza, mal segnalato.
Dopo la sentenza di assoluzione i familiari non si sono arresi. Ma il Pubblico ministero ha rigettato la richiesta di impugnazione del giudizio di primo grado che scagionava da ogni accusa il dirigente comunale alle Opere pubbliche, il titolare della ditta appaltatrice, il direttore dei lavori, il responsabile del procedimento e il responsabile della sicurezza in fase di esecuzione.
La sentenza di assoluzione, secondo il Pm «è assolutamente convincente, soprattutto nell’evidenziare come non sia possibile dire una parola definitiva sulla dinamica del sinistro. È una tesi solo suggestiva quella di attribuire al mero urto sul cordolo una spiegazione naturalistica del sinistro, dato che non siamo in grado di sapere quale sia stata la causa dell’urto del motociclo sul cordolo stesso».
Parole che hanno lo stesso effetto del sale sulla ferita ancora aperta della mamma di Debora, Cinzia Boselli:
«Questa sentenza grida vendetta a Dio - si sfoga - Il magistrato ammette che mancavano le segnalazioni previste dalla legge ma va a cercare altre possibili ipotesi, quali un malore o un ostacolo improvviso».
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