Ripartire dalla Costituzione
L’appello più democratico, più rivoluzionario, più avanzato e più di “sinistra” possibile.
Antonio Budruni |
Sono previsti, tra gli altri, gli interventi di Zagrebelski, Eco e Saviano. L’appello degli organizzatori a tutti gli italiani è quello di “ripartire dai principi fondamentali della Costituzione”.
Detta così, può sembrare una banalità. In realtà, questo è l’appello più democratico, più rivoluzionario, più avanzato e più di “sinistra” possibile in una realtà così disastrata come è quella italiana oggi.
Appare incredibile, infatti, che negli ultimi venti anni la quasi totalità delle forze politiche italiane abbiano pensato più a modificare la Costituzione che ad attuarla. Penso che molti degli sbandamenti politici più recenti siano stati frutto di una sottovalutazione del nostro dettato costituzionale. Sottovalutazione derivata, peraltro, dalla conoscenza approssimativa della nostra legge fondamentale da parte delle ultime infornate di parlamentari “nominati” dai partiti più che eletti dal popolo. Le impietose trasmissioni delle interviste delle Iene sono lì a dimostrare non solo la sottovalutazione di cui si diceva, ma, assai spesso, una diffusa ignoranza della Costituzione da parte di numerosi “onorevoli”. Alcuni dei quali, proprio in questi giorni, continuano a proporre emendamenti nei quali si chiede di votare il quarto grado di giudizio per sottrarre il “capo” alle condanne definitive già pronunciate a suo danno.
Partire dalla Costituzione è, dunque, oggi, l’unica scelta democratica forte. Quella che può riportare il Paese ai livelli di civiltà e democrazia che i padri costituenti hanno indicato nella legge fondamentale della nuova Repubblica, dopo un ventennio di dittatura fascista.
Partire dalla Costituzione significa, oggi in primo luogo, osservare, magari con vergogna, come, nel tempo, Parlamenti e Governi si siano allontanati sempre più dai principi fondamentali, ma anche dagli articoli più pregni di significato politico e sociale della prima e della seconda parte del testo costituzionale. A partire dall’articolo 1, che fonda l’Italia sull’unico valore vero e unificante: il lavoro o dal secondo comma dell’art. 3 che obbliga la Repubblica ad eliminare gli ostacoli di natura economica e sociale che limitano la liberà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Ebbene, come non registrare il progressivo accentuarsi delle diseguaglianze sociali nel nostro paese e la sempre più marcata marginalizzazione dei lavoratori in molti ambiti, a partire dai diritti del lavoro. Come non leggere con rabbia l’art. 4 che obbliga la Repubblica a “creare le condizioni per rendere effettivo” il diritto al lavoro, mentre aumenta il numero dei disoccupati, si blocca l’inserimento nel mondo del lavoro di intere generazioni e si assumono provvedimenti di legge per ridurre il reddito dei lavoratori dipendenti a livelli di povertà, mentre le varie caste politiche rubano a man bassa in ogni dove?
Che cosa rappresentano, inoltre, tutte le più recenti forme di accordi tra le parti sociali (imprenditori e sindacati) e buona parte delle norme nazionali in materia di lavoro dipendente (vedi la precarizzazione scientifica di gran parte dei contratti che riguardano neo assunti) se non una palese violazione dell’art. 36 della Costituzione che statuisce il diritto del lavoratore “ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa?”
E che dire del massacro perpetrato a danno della scuola pubblica e a favore di quella privata, nonostante le disposizione tassative contenute nell’art. 33?
Chiudo qui, anche per ragioni di spazio, la mia breve disamina della distanza sempre più grande, del solco sempre più profondo che allontana la pratica politica e legislativa dal dettato costituzionale.
Ma già questi pochi riferimenti credo diano l’idea molto concreta e sconfortante della realtà. Ecco perché è importante, addirittura imprescindibile, “ripartire dalla Costituzione” per salvare il nostro Paese.
Con la mente, sarò alla grande manifestazione di Milano. Chiedo ai lettori de “La voce di Alghero” che condividono questo articolo di esprimersi e di unirsi ai tanti che la pensano nello stesso modo.
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