Subito un tavolo di lavoro comune
Quo vadis, Architettura ad Alghero? Leggi i quesiti » |
Natacha Lampis |
Risponderò a queste domande con delle altre domande. Serve a Bologna l'università? O anche, serve a Urbino, a Trento, a Ferrara avere un'università nella propria città? Proviamo a immaginare insieme cosa sarebbero queste città senza le loro università.
Sarebbero certamente città più povere, in termini culturali. Vorrebbe dire per loro avere in sé e produrre meno di quella straordinaria ricchezza di beni immateriali che è la conoscenza. Pensiamo a quali energie sociali ed intellettuali l'università è in grado di far circolare, quanto è in grado di influire sui costumi, sui comportamenti, sui modi di pensare; quanto impulso al pensiero e alle idee è in grado di offrire, quanto può stimolare la discussione e il dibattito.
L'università si trova al punto d’incrocio della ricerca, dell’istruzione e dell’innovazione, e ha in mano, sotto diversi aspetti, la chiave dell’economia e della società della conoscenza che sono quelle che caratterizzano l'epoca in cui viviamo. Quindi queste città senza le loro università sarebbero anche città più fragili, perché dove c'è l'università si è più robusti, si è meno soli, perché essa porta con sé relazioni, collaborazioni, scambi e risorse umane che sono tutte quelle cose che servono oggi per cambiare le città e il mondo e renderli dei luoghi migliori dove vivere.
Sarebbero infine anche città con meno danaro, perché - è giusto ricordare anche questo aspetto più pratico - l'università genera dove opera e svolge le sue attività quote non irrilevanti di PIL.
E allora, sarebbero queste città disponibili ad accogliere la possibilità che le loro università chiudano i battenti e vadano altrove? La risposta è naturalmente no, perché nessuna di esse vorrebbe sicuramente rinunciare ai benefici e alle opportunità che la presenza dell''università può offrire loro.
Per ritornare alla domanda iniziale, le università nelle città svolgono funzioni e hanno compiti, producono beni e sviluppano economia, quindi servono. Queste funzioni possono essere svolte anche ad Alghero, quindi anche ad Alghero l'università serve.
Mi pare però che il vero problema non sia stabilire se essa sia utile o meno. La vera questione è capire come noi cittadini di Alghero ci pensiamo, come ci desideriamo, quale progetto di città e di comunità abbiamo. La Alghero che io sogno per noi è una città vivace, aperta, accogliente, una città che ha cose da dire, esperienze da esprimere, una città dove l'istruzione e la formazione hanno un posto di primo piano, dove si lavora sodo e insieme per creare occasioni di crescita per tutti, dove si persegue con ogni mezzo la promozione della persona e la coesione sociale e dove tutti concorrono, ognuno con il proprio ruolo, al benessere della città.
Ecco, io la mia città la penso così. E allora per me non esiste il problema del "ce la possiamo permettere" perché ho chiara la strada e i passi necessari per percorrerla e so che l'obiettivo finale vale molto di più dello sforzo che è necessario fare per raggiungerlo.
Se sì chi dovrebbe concorrere a raggiungere questo obiettivo e facendo che cosa?
Se gli obiettivi di crescita e sviluppo sono chiari; se capiamo che la presenza dell'università ad Alghero è strategica rispetto a questi obiettivi; se siamo d'accordo che l'università può essere un fondamentale motore di sviluppo culturale, sociale ed economico per Alghero; ecco, se tutto questo è patrimonio certo e comune, allora l'unica possibile risposta è che l'impegno deve essere di tutti, nessuno escluso.
Partendo ovviamente dalla politica e da chi amministra perché sono loro ad avere la più importante responsabilità, quella di decidere, partendo da quello che si è detto nel corso della campagna elettorale. Ora si tratta di essere consequenziali a quelle parole e di impegnarsi quindi a fondo per trovare le soluzioni di cui la città e il Dipartimento hanno bisogno.
Se per trovare queste soluzioni è necessario andare con il metro - Comune e Dipartimento insieme - a misurare centimetro per centimetro gli spazi, che lo si faccia. La mia opinione è che debba essere aperto immediatamente un tavolo di lavoro comune, sostenuto da un dialogo franco e aperto, orientato a sciogliere i nodi ancora presenti. Prima di tutto quello che riguarda gli spazi.
Occorre poi pensare a come trarre il massimo beneficio dalla presenza del Dipartimento nella nostra città. Credo che debba essere definito un accordo-quadro che consenta all'Amministrazione di avvalersi delle competenze e della rete di relazioni del Dipartimento di Architettura.
Come insegnante posso testimoniare che con la scuola questa collaborazione già esiste; le scuole di Alghero e di Sassari lavorano insieme ad Architettura, in modo proficuo e stimolante per entrambi, già da qualche anno, sul tema della progettazione partecipata con i bambini e i ragazzi, sul tema della riflessione sugli spazi urbani e su quello della sostenibilità e della mobilità dei bambini.
Si tratta allora di credere in una relazione più forte e produttiva tra il Comune e Architettura, e di costruirla. Mi viene in mente quanto potrebbero essere utili le competenze e le risorse del Dipartimento su progetti strategici come il PAES (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile) che siamo impegnati a elaborare proprio in queste settimane, o per altre grandi decisioni che ci aspettano come il piano della mobilità cittadina e il PUC.
E per concludere sulle cose da fare: il riconoscimento di un'adeguata dotazione finanziaria da parte della Regione. Anche su questo fronte è necessario l'impegno di tutti.
La prossima seduta della Commissione consiliare Cultura, Istruzione e Politiche Sociali che io presiedo incontrerà il Dipartimento proprio per ragionare su questi punti.
Quali e quanti spazi dovrebbero essere destinati ad Architettura, e a che condizioni?
Rispondo anche qui partendo un po' da lontano, e anche stavolta facendo un esempio che riguarda la storia recente della nostra città: la Piazza dei Mercati.
Per realizzare la Piazza dei Mercati la nostra collettività ha sacrificato un bene collettivo, la palestra Giordo con lo spazio attrezzato intorno. Quello che abbiamo ottenuto in cambio non ha ripagato la grave perdita.
Rimane in molti di noi la ferita inferta dall'essere stati "rapinati" di qualcosa che era importante per tutti per realizzare appartamenti, qualche posto auto e una sala per il gioco d'azzardo. Ho fatto l'esempio della Piazza dei Mercati perché essa rappresenta la direzione opposta a quella a cui dobbiamo tendere d'ora in avanti.
I beni della città non possono svenduti, né ceduti per operazioni speculative a vantaggio di pochi ma di nessun vantaggio per la crescita complessiva della città. Al contrario essi possono essere "prestati" e messi a disposizione solo di progetti che siano in grado di darci tanto, anzi tantissimo.
Io credo che offrire al Dipartimento gli spazi di cui ha bisogno per svolgere al meglio la sua attività didattica e di ricerca possa darci tanto nei termini di cui ho già parlato prima, all'inizio del mio discorso.
Aggiungo ora un'altra cosa: dobbiamo riuscire a far arrivare in porto la realizzazione al Santa Chiara della biblioteca congiunta, comunale e universitaria insieme. Pensiamo a quale straordinaria occasione potrà essere avere una biblioteca aperta a tutti nel cuore pulsante della città; questa è un'opportunità che non possiamo assolutamente perdere.
Lo stesso principio di condivisione della biblioteca deve essere adottato per tutti gli spazi assegnati ad Architettura, spazi che devono rimanere a disposizione della città, senza vincoli particolari o oneri, con l'unico impegno da parte della nostra comunità di fare salve le attività didattiche. Insomma, io credo si tratti solo di ragionare insieme. Sono certa che con questo metodo le soluzioni che cerchiamo verranno fuori.
Natacha Lampis è consigliera comunale della lista civica C'è un'Alghero Migliore, presiede la Commissione consiliare Cultura, Istruzione e Politiche Sociali.
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NE DISCUTONO
Il Comune ha contribuito generosamente Massimo Canu, assessore all'Urbanistica, Lavori Pubblici e Politiche Abitative |
Quattro attori per AAA Arnaldo 'Bibo' Cecchini, direttore del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica di Alghero |
Investire in cultura è guardar lontano Giuliana Frau, dottoranda presso il Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica di Alghero |
Subito un tavolo di lavoro comune Natacha Lampis, presidente della Commissione Cultura, Istruzione e Politiche Sociali |
Per un accordo con il Comune e collaborazione della Regione Attilio Mastino, Rettore dell'Università degli Studi di Sassati | Pensiamo al bene comune della nostra collettività Antonello Muroni, presidente della Società per i Servizi Universitari e la Formazione |
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