Alghero tra Incanto o disincanto
Le istituzioni sono sempre state all'altezza del loro compito?
Carlo Mannoni |
Senza voler apparire visionario - che poi esserlo un poco non guasta – vorrei almeno per un attimo lasciar fuori dai ragionamenti correnti le vicende politiche delle nostre comunità, quella algherese in particolare, per soffermarmi sugli argomenti cui il titolo del presente intervento rimanda.
Incanto e disincanto, dunque, che in questo voluto intermezzo, o interludio, provo a richiamare alla mia ed alla vostra attenzione.
L’incanto di (o per) Alghero o, se volete, il suo incantesimo, innanzitutto.
C’è un’Alghero incantata o un’Alghero degli incantesimi ?
C’è un’Alghero incantata o un’Alghero degli incantesimi ?
Rispondo di si ed è un’Alghero che vive di una vita propria, direi quasi autonoma da quella di chi vi abita. Chi ci vive avverte questo stato di grazia della sua città e ne va fiero.
È l’Alghero della luce, con le sue giornate nitide e soleggiate sul mare che ne esaltano la bellezza dei profili lungo la costa ma anche quella della burrasche con le grandi onde che si infrangono spumeggianti sulle muraglie e sui bastioni.
È l’Alghero della notte, a partire dal momento magico del tramonto, quando il sole cede alla luna il suo ultimo bagliore, mentre i fanali si accendono sui lungomari specchiandosi sull'acqua in una visione quasi fatata.
Al visitatore, da qualsiasi parte egli arrivi, ma anche a chi fa rientro in città dopo una lunga assenza, la magia di Alghero appare in tutta la sua intensità e genera uno stato d’animo di benessere che sa di incantesimo. Egli ne è dapprima colpito ed in seguito conquistato.
Al visitatore, da qualsiasi parte egli arrivi, ma anche a chi fa rientro in città dopo una lunga assenza, la magia di Alghero appare in tutta la sua intensità e genera uno stato d’animo di benessere che sa di incantesimo. Egli ne è dapprima colpito ed in seguito conquistato.
Ritengo che essa susciti emozioni tali da determinare stati d’animo prossimi alla sindrome di Sthendal (nella sua definizione letteraria), come se si ammirasse un bellissimo quadro e ci si sentisse piacevolmente travolti dalle sensazioni estetiche che tale ammirazione produce.
Si tratta di un vero e proprio valore aggiunto della città di Alghero che è il suo “bene comune” più prezioso. Il suo esistere non è merito di nessuno in particolare, ed è quindi fuori dagli appannaggi della destra, del centro e della sinistra di turno, ma è appartenuta ed appartiene ad una comunità indistinta, quella algherese, che di tale bene è il più autorevole custode.
Accade però, nella quotidianità, che chi ci vive ne perda lentamente la percezione e tutto sfumi nelle vicissitudini della vita di ogni giorno.
Si tratta di un vero e proprio valore aggiunto della città di Alghero che è il suo “bene comune” più prezioso. Il suo esistere non è merito di nessuno in particolare, ed è quindi fuori dagli appannaggi della destra, del centro e della sinistra di turno, ma è appartenuta ed appartiene ad una comunità indistinta, quella algherese, che di tale bene è il più autorevole custode.
Accade però, nella quotidianità, che chi ci vive ne perda lentamente la percezione e tutto sfumi nelle vicissitudini della vita di ogni giorno.
Le difficoltà del vivere quotidiano, da quelle economiche a quelle esistenziali, ci obbligano infatti ogni giorno ad abbassare lo sguardo riportandoci alla concretezza ed all’essenzialità del vivere corrente. Così gli orizzonti sul mare ci appaiono assai più sfumati perdendo la loro solennità mentre ci soffermiamo appena, e distrattamente, sugli incomparabili paesaggi notturni.
È il momento in cui l’incanto lascia il posto al disincanto.
Se ciò è normale che avvenga nella sfera privata dell’individuo, non lo è invece se ci riferiamo alle istituzioni locali che, in quanto espressione della comunità rappresentata, sono i primi custodi e i più importanti valorizzatori di quella sorta di tesoro che chi ci ha preceduto ci ha voluto tramandare.
Se ciò è normale che avvenga nella sfera privata dell’individuo, non lo è invece se ci riferiamo alle istituzioni locali che, in quanto espressione della comunità rappresentata, sono i primi custodi e i più importanti valorizzatori di quella sorta di tesoro che chi ci ha preceduto ci ha voluto tramandare.
La missione delle istituzioni è dunque questa: non solo far si che quell’incanto non svanisca ma sia al contrario valorizzato ed esaltato perché la comunità algherese ne tragga giovamento anche nella propria sfera privata.
Sono state le istituzioni algheresi sempre all’altezza di questo compito?
Sono state le istituzioni algheresi sempre all’altezza di questo compito?
Lasciando a tutti il beneficio della buona fede (ammessa e non concessa), direi di no, o almeno non sempre. Se con l’occhio del viaggiatore, o di chi fa ritorno ad Alghero dopo molto tempo, giriamo oggi per la città e per il suo territorio, la sensazione è quella, purtroppo di un disincanto, talvolta amaro, che ci da la sensazione che chi ha governato nel passato lo ha fatto sapendo di poter contare, comunque e sempre, su quel valore aggiunto che è stato invece sempre più, ed inevitabilmente, eroso.
Ecco, la missione di chi governa oggi Alghero è questa. Salvaguardare e valorizzare quella ricchezza.
Ecco, la missione di chi governa oggi Alghero è questa. Salvaguardare e valorizzare quella ricchezza.
È un tesoro costituito da beni materiali ed immateriali, come l’ambiente, il paesaggio e la cultura algherese in tutte le su espressioni, comprese le tradizioni, per la cui salvaguardia e recupero occorre un progetto compiuto che sia leggibile da subito, di modo che la città intera, dal semplice cittadino all’associazionismo in tutte le sue espressioni, lo percepisca e lo accompagni nella sua attuazione, pur nelle differenziazioni politiche di ciascuno.
P.S: ho pensato, nel concludere questo intervento, al Canto della Sibilla oggi patrimonio dell’umanità e quali forti iniziative culturali si sarebbero potute sviluppare intorno a tale canto religioso catalano in questo fine d’anno a richiamo del visitatore, insieme ai seppur importanti fuochi artificiali della notte del 31 dicembre.
P.S: ho pensato, nel concludere questo intervento, al Canto della Sibilla oggi patrimonio dell’umanità e quali forti iniziative culturali si sarebbero potute sviluppare intorno a tale canto religioso catalano in questo fine d’anno a richiamo del visitatore, insieme ai seppur importanti fuochi artificiali della notte del 31 dicembre.
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