Gli insegnanti sono indispensabili per lo sviluppo economico e civile dei Paesi
I dati della ricerca Pearson-Economist.
Antonio Budruni |
Martedì 28 novembre, nella quasi generale disattenzione dell’Italia – il che, visto il clima “culturale” del nostro Paese, era ampiamente scontato – è stato presentato a Londra il rapporto Pearson-Economist sull’importanza della scuola nel mondo, prendendo in esame e incrociandoli, i dati di quaranta Paesi.
La ricerca conferma le prime posizioni in ambito mondiale di Finlandia e Corea del Sud, seguite, a breve distanza, da Hong Kong, Singapore e Giappone. In fondo alla graduatoria, alcuni stati emergenti: Messico, Brasile e Indonesia. A metà classifica, l’Italia.
Secondo gli esperti dell’Economist Intelligence Unit le ragioni del primato di Finlandia e Corea del Sud, Paesi molto distanti tra loro, non solo geograficamente, ma soprattutto culturalmente, sono da ricercarsi soprattutto nella considerazione che attribuiscono agli insegnanti e al loro insostituibile ruolo nell’istruzione e nella formazione delle nuove generazioni.
Secondo gli esperti dell’Economist Intelligence Unit le ragioni del primato di Finlandia e Corea del Sud, Paesi molto distanti tra loro, non solo geograficamente, ma soprattutto culturalmente, sono da ricercarsi soprattutto nella considerazione che attribuiscono agli insegnanti e al loro insostituibile ruolo nell’istruzione e nella formazione delle nuove generazioni.
I risultati della ricerca dicono che un bravo docente influisce non solo sul risultato scolastico, ma condiziona anche fattori sociali in apparenza lontani, come una percentuale più bassa di gravidanze negli adolescenti, una maggiore tendenza a risparmiare in attesa del pensionamento. Un bravo professore è sollecitato a fare meglio e a impegnarsi se la considerazione sociale di cui gode è alta e se ha davanti una progressione di carriera. In questi due Paesi, infatti, la progressione di carriera è assicurata. Eppure, non è solo quest’ultimo aspetto a spiegare l’impegno dei docenti.
Se in Corea del Sud la retribuzione è particolarmente elevata, in Finlandia i prof guadagnano di meno (comunque sempre molto di più di quelli italiani), ma ottengono altre e significative gratificazioni: ruolo sociale, elevata considerazione da parte del Governo e delle istituzioni, cura e attenzione alla loro formazione.
E l’Italia? Forse non è neppure il caso di scomodare i risultati della ricerca dell’Economist per sapere qual è la situazione. Se, infatti, mai e poi mai un capo del Governo Finlandese o Sud Coreano si permetterebbero di associare l’istruzione e la cultura alla produzione di beni, o di insultare pubblicamente l’intera categoria (dal “fannulloni” di Brunetta al “conservatori e corporativi” di Monti), da noi questo sembra essere lo sport più praticato negli ultimi anni dai nostro governanti.
Le differenze tra Paesi, infatti, non sono determinate solo dalle risorse economiche disponibili, ma da quelle che si utilizzano per l’istruzione e la cultura. Nei Paesi governati da persone istruite, colte e civili, si investe molto in istruzione e cultura e quei Paesi crescono e prosperano, economicamente e civilmente. In quelli come il nostro, governati da ignoranti e analfabeti di ritorno, la crisi economica devasta e distrugge non solo il tessuto economico, ma anche la civiltà dei popoli che hanno la sfortuna di avere simili governanti. Naturalmente, i popoli sono i primi responsabili delle scelte elettorali che compiono.
E l’Italia? Forse non è neppure il caso di scomodare i risultati della ricerca dell’Economist per sapere qual è la situazione. Se, infatti, mai e poi mai un capo del Governo Finlandese o Sud Coreano si permetterebbero di associare l’istruzione e la cultura alla produzione di beni, o di insultare pubblicamente l’intera categoria (dal “fannulloni” di Brunetta al “conservatori e corporativi” di Monti), da noi questo sembra essere lo sport più praticato negli ultimi anni dai nostro governanti.
Le differenze tra Paesi, infatti, non sono determinate solo dalle risorse economiche disponibili, ma da quelle che si utilizzano per l’istruzione e la cultura. Nei Paesi governati da persone istruite, colte e civili, si investe molto in istruzione e cultura e quei Paesi crescono e prosperano, economicamente e civilmente. In quelli come il nostro, governati da ignoranti e analfabeti di ritorno, la crisi economica devasta e distrugge non solo il tessuto economico, ma anche la civiltà dei popoli che hanno la sfortuna di avere simili governanti. Naturalmente, i popoli sono i primi responsabili delle scelte elettorali che compiono.
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