Il Parlamento, le primarie e la lavagna del Pdl
Subito una consultazione ampia e partecipata.
Le primarie del centro sinistra sono state un soddisfacente esempio di democrazia.
Inutile negare la validità dello strumento di consultazione che, almeno nella coscienza degli elettori del centro sinistra, è un metodo di democrazia partecipata acquisito.
Si tratta, ora, di affrontare il seguito della vicenda politica che ci porterà, a breve (si contano ormai i giorni mancanti) alla consultazione elettorale per il nuovo parlamento nazionale, agendo conseguentemente secondo il principio di coerenza.
Vuol dire che, andando alle urne per scegliere i nostri rappresentanti alla Camera ed al Senato, vorremmo poter aver definito prima, all'interno del PD, i futuri eletti (dato che voteremo con il famigerato porcellum) attraverso un sistema di consultazione che garantisca l'investitura democratica dei prossimi parlamentari. E' possibile che ciò avvenga in modo soddisfacente? Spero di si, sempre che gli apparati che si aggregano oggi attorno agli attuali eletti (in parlamento o in consiglio regionale), non finiscano per schiacciare la volontà di coloro che scelgono o si esprimono al di fuori di essi.
Per far ciò, a mio avviso, occorre la concomitanza di due condizioni. La prima attiene al muoversi al più presto affinché la consultazione possa aver successo attraverso una larga partecipazione dal basso.
Una consultazione affrettata, e quindi solo formale, premierebbe infatti esclusivamente le organizzazioni forti. La seconda è che le primarie siano quanto più "aperte" alla società, senza la ricerca di appartenenze formali, di modo che chi si esprime appartenga a quel 38 per cento degli elettori che oggi, nei vari campionamenti statistici, voterebbe PD pur senza una collocazione ufficiale.
Se così non fosse prevarrebbero le scelte fatte all'interno del circuito politico rituale che già muovono nello scacchiere delle candidature "sicure", con questo o quello che si sposta dal Consiglio regionale al Parlamento o magari viceversa e quell'altro che che entra alla Camera per diritto di successione di qualche altro ancora che non si candiderà più.
Solo con una consultazione ampia e partecipata, infatti, le primarie per la scelta dei possibili eletti in parlamento nel PD potranno avere una funzione realmente democratica, trasformandosi oltre tutto in un efficace strumento di convincimento, e coinvolgimento, dell'opinione pubblica in una campagna elettorale che con il rientro in campo di Berlusconi si preannuncia avvelenata.
Berlusconi, appunto. In un mio intervento di qualche anno or sono lo avevo paragonato al diabolico personaggio di Voland del romanzo "Il maestro e Margherita di Bulgakov". Ora che quella visione surreale di quest'uomo si avvicina a tratti alla realtà, assistiamo stupefatti ai cori di "ben tornato" che una buona parte del Pdl gli tributa.
Tra i cantori del coro sardo ci sono tutti i maggiorenti del partito che non si sono presi neanche la briga di cancellare le malefatte di Berlusconi, verso la società in genere e verso la Sardegna per quel che ci tocca più da vicino, che sono ben iscritte e leggibili nella grande lavagna dell'opinione pubblica.
Questi signori, con una piroetta come quelle del "capo", hanno girato letteralmente la lavagna dall'altra parte, come si fa qualche volta a scuola, presentandoci la faccia pulita e intonsa di essa. Sperano così in una rimozione dalla coscienza collettiva di quella vera e propria catastrofe sociale ed etica che è stata in tutti questi anni il berlusconismo.
Siamo certi che Pili e Cappellacci, oggi acerrimi nemici, torneranno a cinguettare all'unisono nella grande voliera del grande capo ora ritornato. Gli porteranno, ne sono certo, i dossier sulla Sardegna nei quali sono contenute le questioni di competenza dello Stato ancora irrisolte per l'Isola.
Gli diranno che in quest'anno hanno fatto fuoco e fiamme contro il presidente Monti sordo alle esigenze dell'Isola e che ora tutto cambierà, per fortuna. Perché "meno male che Silvio c'è".
Carlo Mannoni |
Inutile negare la validità dello strumento di consultazione che, almeno nella coscienza degli elettori del centro sinistra, è un metodo di democrazia partecipata acquisito.
Si tratta, ora, di affrontare il seguito della vicenda politica che ci porterà, a breve (si contano ormai i giorni mancanti) alla consultazione elettorale per il nuovo parlamento nazionale, agendo conseguentemente secondo il principio di coerenza.
Vuol dire che, andando alle urne per scegliere i nostri rappresentanti alla Camera ed al Senato, vorremmo poter aver definito prima, all'interno del PD, i futuri eletti (dato che voteremo con il famigerato porcellum) attraverso un sistema di consultazione che garantisca l'investitura democratica dei prossimi parlamentari. E' possibile che ciò avvenga in modo soddisfacente? Spero di si, sempre che gli apparati che si aggregano oggi attorno agli attuali eletti (in parlamento o in consiglio regionale), non finiscano per schiacciare la volontà di coloro che scelgono o si esprimono al di fuori di essi.
Per far ciò, a mio avviso, occorre la concomitanza di due condizioni. La prima attiene al muoversi al più presto affinché la consultazione possa aver successo attraverso una larga partecipazione dal basso.
Una consultazione affrettata, e quindi solo formale, premierebbe infatti esclusivamente le organizzazioni forti. La seconda è che le primarie siano quanto più "aperte" alla società, senza la ricerca di appartenenze formali, di modo che chi si esprime appartenga a quel 38 per cento degli elettori che oggi, nei vari campionamenti statistici, voterebbe PD pur senza una collocazione ufficiale.
Se così non fosse prevarrebbero le scelte fatte all'interno del circuito politico rituale che già muovono nello scacchiere delle candidature "sicure", con questo o quello che si sposta dal Consiglio regionale al Parlamento o magari viceversa e quell'altro che che entra alla Camera per diritto di successione di qualche altro ancora che non si candiderà più.
Solo con una consultazione ampia e partecipata, infatti, le primarie per la scelta dei possibili eletti in parlamento nel PD potranno avere una funzione realmente democratica, trasformandosi oltre tutto in un efficace strumento di convincimento, e coinvolgimento, dell'opinione pubblica in una campagna elettorale che con il rientro in campo di Berlusconi si preannuncia avvelenata.
Berlusconi, appunto. In un mio intervento di qualche anno or sono lo avevo paragonato al diabolico personaggio di Voland del romanzo "Il maestro e Margherita di Bulgakov". Ora che quella visione surreale di quest'uomo si avvicina a tratti alla realtà, assistiamo stupefatti ai cori di "ben tornato" che una buona parte del Pdl gli tributa.
Tra i cantori del coro sardo ci sono tutti i maggiorenti del partito che non si sono presi neanche la briga di cancellare le malefatte di Berlusconi, verso la società in genere e verso la Sardegna per quel che ci tocca più da vicino, che sono ben iscritte e leggibili nella grande lavagna dell'opinione pubblica.
Questi signori, con una piroetta come quelle del "capo", hanno girato letteralmente la lavagna dall'altra parte, come si fa qualche volta a scuola, presentandoci la faccia pulita e intonsa di essa. Sperano così in una rimozione dalla coscienza collettiva di quella vera e propria catastrofe sociale ed etica che è stata in tutti questi anni il berlusconismo.
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Gli diranno che in quest'anno hanno fatto fuoco e fiamme contro il presidente Monti sordo alle esigenze dell'Isola e che ora tutto cambierà, per fortuna. Perché "meno male che Silvio c'è".
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