La Germania e la crisi dell'euro
Per un'Europa federale.
Vittorio Guillot |
Molto spesso in Italia si mette in evidenza l’intransigenza della Germania nell’ostacolare gli aiuti ai Paesi che più soffrono per la attuale crisi economica.
Si dice che i tedeschi non devono dimenticare il grande aiuto finanziario che hanno ricevuto dall’Unione Europea in occasione della loro riunificazione. Quell’aiuto fu necessario per coprire la differenza tra il valore effettivo tra il marco dell’ovest e quello dell’est, che i tedeschi, contro la realtà economica e finanziaria, vollero dello stesso valore.
Si dice che dovrebbero anche tenere presente che la loro economia, già forte, viene rafforzata proprio perché attira moltissimi capitali dei Paesi in sofferenza tanto che i “bond” tedeschi continuano a essere acquistati anche se offrono addirittura interessi negativi.
Si mette in evidenza, infine, che, se crollasse l’economia dei Paesi in difficoltà, i tedeschi subirebbero dei danni gravissimi. Infatti un marco troppo forte bloccherebbe le esportazioni della Germania e la sua economia imploderebbe.
Mi chiedo, per tutto ciò, cosa succederebbe se non si affrontasse la crisi in modo unitario e se, così, si rischierebbe di restarne tutti travolti, con conseguente fallimento dell’Euro e con lo sfascio e la decadenza dell’intera Europa. Tutto ciò mi sembra vero, anche se sono un comune uomo della strada e non un economista.
Capisco che i tedeschi chiedano delle garanzie di restituzione per l’elargizione degli aiuti finanziari da parte dell’ Unione Europea, e, in pratica, dai Paesi che hanno l’economia più prospera. Apprezzo molto il fatto che in Germania si stia sviluppando il sistema di partecipazione degli operai al gestione e agli utili delle imprese. Quel sistema, da un lato, induce gli operai a produrre meglio, e di più, con in loro lavoro, dall’altro impedisce al capitale di prendere autonomamente delle decisioni terribili, come quella della chiusura degli stabilimenti.
Mi chiedo, in particolare, se si sarebbe verificato un caso come la chiusura dell’I.L.V.A. di Taranto, attuata per ripicca contro un provvedimento della magistratura. Facendo ben funzionare l’impresa aumenterebbero anche i dividendi degli azionisti, che sarebbero invogliati ad investire. Fra l’altro in Germania molti azionisti sono gli stessi operai. Anche questo fatto concorre a far “tirare“ quella economia, anche se si è registrato un calo della produttività.
Mi domando, comunque, se dato quel calo, che gli esperti attribuiscono al calo delle esportazioni, non sia opportuno che i tedeschi stemperino la durezza di certe loro posizioni. Mi chiedo anche se hanno torto anche quando chiedono che i Paesi in difficoltà adeguino i loro bilanci a regole comuni. Sarebbe, poi, giusto rifiutare la riduzione della sovranità dei singoli Stati anche se si ponessero, nello stesso tempo, dei “paletti” che non consentano ai Paesi più forti di asservire i più deboli?
Ditemi se sbaglio pensando che sarebbe opportuna la costituzione di un organo sovranazionale che adotti delle decisioni autonomamente dai governi dei singoli Stati e, cioè, se non sarebbe ottima cosa la formazione di uno stato federale, democratico, che sviluppasse una propria politica. Mi si corregga se sono fuori dalla realtà pensando che alla base delle incomprensioni e delle diverse prese di posizione c’è il fatto che ancora non ci sentiamo europei e legati da una comune cultura, con radici greco-romane e cristiane. Ciò non mi meraviglia, dato che troppe volte stentiamo a sentirci solidali persino tra italiani. Purtroppo.
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