La vera ragione delle dimissioni di Monti
Perché Berlusconi si ricandiderà alla presidenza del Consiglio dei ministri?
In questi giorni sono state riempite pagine e pagine (anche on line) di analisi politiche sul cosiddetto “caso Italia”, nel tentativo di dare una spiegazione alla scelta del Pdl di sfiduciare Mario Monti e di lanciare l’ennesima “discesa in campo” del suo fondatore e padrone (pardon: leader) Silvio Berlusconi.
Quasi tutti gli organi d’informazione europei hanno reagito stizziti alle dimissioni del Capo del Governo italiano e alla ennesima riproposizione dell’anziano tycoon di Mediaset nell’agone politico.
I giornali italiani, tranne quelli della famiglia Berlusconi, hanno deplorato la caduta del governo Monti e la scelta del Pdl di affidarsi, ancora una volta, all’uomo di Arcore.
Nessun politologo, però, ha messo in luce la vera ragione di tutto ciò. E, cioè: perché Monti si è dovuto dimettere? Perché Berlusconi si ricandiderà alla presidenza del Consiglio dei ministri?
Il lettore conosce i perché proposti dalla grande maggioranza degli opinionisti e dei giornali: la sfiducia annunciata da Alfano in Parlamento; la volontà di Berlusconi di tutelarsi in vista delle imminenti sentenze nei processi in cui è coinvolto; la disperazione della destra di fronte alla prospettiva di non avere il proprio leader carismatico nella prossima campagna elettorale; la vittoria di Bersani alle primarie del centrosinistra che avrebbe facilitato la nuova “discesa in campo di Berlusconi” ecc. ecc.
Io ritengo, invece, che tutto ciò sia accaduto perché qualcuno ha, magari inconsapevolmente e magari per insipienza politica, creato le condizioni per l’uscita di scena di Monti e per l’ennesima discesa in campo di Silvio Berlusconi che, come tutti ricorderanno, un anno fa era dato ormai per sconfitto definitivamente e destinato a fare “l’allenatore fuori campo” della coalizione di centro-destra.
Chi ha creato, dunque, le condizioni che hanno determinato l’attuale situazione?
In primo luogo, Monti stesso attuando una politica di feroci e indiscriminati tagli alla spesa pubblica e gettando, così, nel lastrico e nella disperazione le masse popolari e una fetta consistente del ceto medio.
Corresponsabili della scelte attuate dal Governo Monti sono stati anche i partiti che ne hanno sostenuto il “rigore senza sviluppo” in Parlamento: Pdl, Pd e Udc.
Il “caimano”, che è un fine comunicatore ed un esperto nelle tecniche di comunicazione, ha capito che, dopo un anno di cura Monti, si erano create le condizioni favorevoli alla perdita della memoria popolare per le malefatte del governo Berlusconi, sostituite ora, nella mente dei cittadini, da quelle molto più attuali e dolorose del governo Monti. Da qui, la scelta di Berlusconi di attaccare sempre più spesso il governo tecnico e di contrapporre i dati della situazione economica di un anno fa, quando ancora era capo del governo, a quelli attuali. L’unica differenza in negativo, sulla quale Berlusconi sorvola, è quella dello spread, all’epoca oltre i 500 punti ed oggi intorno ai 350. Tutti gli altri dati: produzione, occupazione, livello di reddito e persino il rapporto debito/PIL sono peggiorati nell’ultimo anno di gestione Monti. Ma, soprattutto, i cittadini hanno bene impressa sulla
loro pelle la scudisciata dell’innalzamento dell’età pensionabile e la botta dell’IMU.
È sin troppo facile, in un simile contesto, immaginare le prossime mosse di Berlusconi.
Imposterà tutta la campagna elettorale sulla promessa dell’abolizione dell’Imu, della rimodulazione della legge sull’età pensionabile e contro il comunista Bersani che vuole la patrimoniale. Non solo, ma accentuerà i suoi attacchi all’euro e alla Germania, cercando di solleticare il sentimento nazionalista degli italiani – e non sarebbe strano se raccattasse il vecchio simbolo di Forza Italia. Punterà, cioè, del tutto irresponsabilmente, come ha sempre fatto nella sua lunga esperienza politica, a trascinare dalla propria parte le masse popolari affamate e i ricchi che hanno sempre avuto – e tutt’ora hanno – il terrore che i cosacchi comunisti possano bivaccare i loro cavalli nella fontana di Trevi o violare i sacri portali della basilica di San Pietro.
Gli altri – PD, SEL, CDU e montiani si troveranno costretti a difendere l’operato del governo Monti e, per ciò stesso, ad apparire ancor più i soli responsabili dei sacrifici sanguinosi imposti a gran parte della popolazione. Inoltre, saranno accusati da Berlusconi di volere attuare la patrimoniale che sarà, secondo la sua campagna elettorale, un vero furto di Stato a danno delle ricchezze accumulate negli anni da onesti italiani con un duro lavoro e tanti sacrifici.
Sembra di sentire le critiche di alcuni lettori:
“Ma gli italiani non sono così stupidi da dare retta a un vecchio sporcaccione, straricco, già condannato, in attesa di altre condanne, responsabile del disastro del nostro Paese e della perdita di credibilità internazionale.”
Sì, è vero, gli italiani non sono così stupidi. Ma tutti? Oggi, di fronte alla prospettiva di non dover pagare l’IMU, di anticipare di qualche anno l’età della pensione e di poter usufruire di una, anche magari simbolica, riduzione delle tasse, quanti italiani resterebbero insensibili e continuerebbero a farsi guidare dalla fede politica o dall’ideologia?
Ecco, io penso che Berlusconi scommetta su questo e sulla propria capacità di far credere a molti milioni di Italiani che, rispetto alle scelte e agli uomini in campo, lui continui ad essere il male minore e, in fondo, l’esponente politico che più somiglia all’italiano medio.
Chi oggi, nel campo del centrosinistra, canta già vittoria contando sui sondaggi favorevoli, rischia di andare incontro a brutte sorprese. Essere messi nell’angolo dal duo Berlusconi-Grillo come casta politica, sarebbe oggi disastroso per i risultati elettorali.
Monti, che avrebbe potuto calibrare assai meglio le scelte di politica economica, ha lavorato per il presente – salvare il salvabile – trascurando il futuro. Ma anche il Pd, in Parlamento, non è stato per niente lungimirante: avvallando quasi tutti i provvedimenti proposti dal governo. Solo negli ultimi mesi, quando si approssimava la fine della legislatura, ha combattuto per arginare, almeno in parte, gli effetti devastanti della “cura Monti”.
Berlusconi imposterà tutta la campagna elettorale all’attacco, come ha sempre fatto, raccontando bugie, nascondendo le proprie responsabilità e attaccando la sinistra non solo per essere stata corresponsabile del grave stato di difficoltà nel quale sono precipitati milioni di italiani, ma di essere stato il vero e unico responsabile e di voler continuare ad esserlo. Il mantra del “partito delle tasse” campeggerà sui manifesti giganti in tutte le città d’Italia. Le televisioni del capo martelleranno giorno e notte casalinghe e pensionati, a reti unificate. Non ci sarà spazio per i contradditori: Berlusconi occuperà, come ha già fatto nel passato, tutti gli spazi televisivi per ripetere all’infinito le sue verità a quello spettatore medio che – ricordate la vulgata berlusconiana? – ha le competenze di uno studente di seconda media. Non sarà una campagna elettorale: sarà una guerra soprattutto mediatica, combattuta senza esclusione di colpi e senza economia di mezzi. Il caimano vuole vincere o, almeno, pareggiare.
In questo scenario, il Pd dovrà difendersi e far capire agli elettori perché non ha voluto (o potuto) ottenere dal governo Monti maggiore equità; perché ha accettato che il 90% dei costi della crisi sia stato fatto pagare ai lavoratori dipendenti, agli statali e a una parte considerevole del ceto medio. Non sarà facile difendere quelle posizioni. Tanto più se, dall’altra parte, dovrà arginare la demagogia populista di Grillo.
Io, naturalmente, spero che, a febbraio, la maggioranza degli elettori dimostrerà nell’urna il senso di responsabilità necessario in questa delicata fase storica. Ma ci sarà da lavorare tanto e bisognerà parlare chiaro agli elettori: obiettivi, tempi di realizzazione e risorse per attuarli. Il tutto, naturalmente, all’insegna del rinnovamento delle facce e dei metodi della politica.
Antonio Budruni |
Quasi tutti gli organi d’informazione europei hanno reagito stizziti alle dimissioni del Capo del Governo italiano e alla ennesima riproposizione dell’anziano tycoon di Mediaset nell’agone politico.
I giornali italiani, tranne quelli della famiglia Berlusconi, hanno deplorato la caduta del governo Monti e la scelta del Pdl di affidarsi, ancora una volta, all’uomo di Arcore.
Nessun politologo, però, ha messo in luce la vera ragione di tutto ciò. E, cioè: perché Monti si è dovuto dimettere? Perché Berlusconi si ricandiderà alla presidenza del Consiglio dei ministri?
Il lettore conosce i perché proposti dalla grande maggioranza degli opinionisti e dei giornali: la sfiducia annunciata da Alfano in Parlamento; la volontà di Berlusconi di tutelarsi in vista delle imminenti sentenze nei processi in cui è coinvolto; la disperazione della destra di fronte alla prospettiva di non avere il proprio leader carismatico nella prossima campagna elettorale; la vittoria di Bersani alle primarie del centrosinistra che avrebbe facilitato la nuova “discesa in campo di Berlusconi” ecc. ecc.
Io ritengo, invece, che tutto ciò sia accaduto perché qualcuno ha, magari inconsapevolmente e magari per insipienza politica, creato le condizioni per l’uscita di scena di Monti e per l’ennesima discesa in campo di Silvio Berlusconi che, come tutti ricorderanno, un anno fa era dato ormai per sconfitto definitivamente e destinato a fare “l’allenatore fuori campo” della coalizione di centro-destra.
Chi ha creato, dunque, le condizioni che hanno determinato l’attuale situazione?
In primo luogo, Monti stesso attuando una politica di feroci e indiscriminati tagli alla spesa pubblica e gettando, così, nel lastrico e nella disperazione le masse popolari e una fetta consistente del ceto medio.
Corresponsabili della scelte attuate dal Governo Monti sono stati anche i partiti che ne hanno sostenuto il “rigore senza sviluppo” in Parlamento: Pdl, Pd e Udc.
Il “caimano”, che è un fine comunicatore ed un esperto nelle tecniche di comunicazione, ha capito che, dopo un anno di cura Monti, si erano create le condizioni favorevoli alla perdita della memoria popolare per le malefatte del governo Berlusconi, sostituite ora, nella mente dei cittadini, da quelle molto più attuali e dolorose del governo Monti. Da qui, la scelta di Berlusconi di attaccare sempre più spesso il governo tecnico e di contrapporre i dati della situazione economica di un anno fa, quando ancora era capo del governo, a quelli attuali. L’unica differenza in negativo, sulla quale Berlusconi sorvola, è quella dello spread, all’epoca oltre i 500 punti ed oggi intorno ai 350. Tutti gli altri dati: produzione, occupazione, livello di reddito e persino il rapporto debito/PIL sono peggiorati nell’ultimo anno di gestione Monti. Ma, soprattutto, i cittadini hanno bene impressa sulla
loro pelle la scudisciata dell’innalzamento dell’età pensionabile e la botta dell’IMU.
È sin troppo facile, in un simile contesto, immaginare le prossime mosse di Berlusconi.
Imposterà tutta la campagna elettorale sulla promessa dell’abolizione dell’Imu, della rimodulazione della legge sull’età pensionabile e contro il comunista Bersani che vuole la patrimoniale. Non solo, ma accentuerà i suoi attacchi all’euro e alla Germania, cercando di solleticare il sentimento nazionalista degli italiani – e non sarebbe strano se raccattasse il vecchio simbolo di Forza Italia. Punterà, cioè, del tutto irresponsabilmente, come ha sempre fatto nella sua lunga esperienza politica, a trascinare dalla propria parte le masse popolari affamate e i ricchi che hanno sempre avuto – e tutt’ora hanno – il terrore che i cosacchi comunisti possano bivaccare i loro cavalli nella fontana di Trevi o violare i sacri portali della basilica di San Pietro.
Gli altri – PD, SEL, CDU e montiani si troveranno costretti a difendere l’operato del governo Monti e, per ciò stesso, ad apparire ancor più i soli responsabili dei sacrifici sanguinosi imposti a gran parte della popolazione. Inoltre, saranno accusati da Berlusconi di volere attuare la patrimoniale che sarà, secondo la sua campagna elettorale, un vero furto di Stato a danno delle ricchezze accumulate negli anni da onesti italiani con un duro lavoro e tanti sacrifici.
Sembra di sentire le critiche di alcuni lettori:
“Ma gli italiani non sono così stupidi da dare retta a un vecchio sporcaccione, straricco, già condannato, in attesa di altre condanne, responsabile del disastro del nostro Paese e della perdita di credibilità internazionale.”
Sì, è vero, gli italiani non sono così stupidi. Ma tutti? Oggi, di fronte alla prospettiva di non dover pagare l’IMU, di anticipare di qualche anno l’età della pensione e di poter usufruire di una, anche magari simbolica, riduzione delle tasse, quanti italiani resterebbero insensibili e continuerebbero a farsi guidare dalla fede politica o dall’ideologia?
Ecco, io penso che Berlusconi scommetta su questo e sulla propria capacità di far credere a molti milioni di Italiani che, rispetto alle scelte e agli uomini in campo, lui continui ad essere il male minore e, in fondo, l’esponente politico che più somiglia all’italiano medio.
Chi oggi, nel campo del centrosinistra, canta già vittoria contando sui sondaggi favorevoli, rischia di andare incontro a brutte sorprese. Essere messi nell’angolo dal duo Berlusconi-Grillo come casta politica, sarebbe oggi disastroso per i risultati elettorali.
Monti, che avrebbe potuto calibrare assai meglio le scelte di politica economica, ha lavorato per il presente – salvare il salvabile – trascurando il futuro. Ma anche il Pd, in Parlamento, non è stato per niente lungimirante: avvallando quasi tutti i provvedimenti proposti dal governo. Solo negli ultimi mesi, quando si approssimava la fine della legislatura, ha combattuto per arginare, almeno in parte, gli effetti devastanti della “cura Monti”.
Berlusconi imposterà tutta la campagna elettorale all’attacco, come ha sempre fatto, raccontando bugie, nascondendo le proprie responsabilità e attaccando la sinistra non solo per essere stata corresponsabile del grave stato di difficoltà nel quale sono precipitati milioni di italiani, ma di essere stato il vero e unico responsabile e di voler continuare ad esserlo. Il mantra del “partito delle tasse” campeggerà sui manifesti giganti in tutte le città d’Italia. Le televisioni del capo martelleranno giorno e notte casalinghe e pensionati, a reti unificate. Non ci sarà spazio per i contradditori: Berlusconi occuperà, come ha già fatto nel passato, tutti gli spazi televisivi per ripetere all’infinito le sue verità a quello spettatore medio che – ricordate la vulgata berlusconiana? – ha le competenze di uno studente di seconda media. Non sarà una campagna elettorale: sarà una guerra soprattutto mediatica, combattuta senza esclusione di colpi e senza economia di mezzi. Il caimano vuole vincere o, almeno, pareggiare.
In questo scenario, il Pd dovrà difendersi e far capire agli elettori perché non ha voluto (o potuto) ottenere dal governo Monti maggiore equità; perché ha accettato che il 90% dei costi della crisi sia stato fatto pagare ai lavoratori dipendenti, agli statali e a una parte considerevole del ceto medio. Non sarà facile difendere quelle posizioni. Tanto più se, dall’altra parte, dovrà arginare la demagogia populista di Grillo.
Io, naturalmente, spero che, a febbraio, la maggioranza degli elettori dimostrerà nell’urna il senso di responsabilità necessario in questa delicata fase storica. Ma ci sarà da lavorare tanto e bisognerà parlare chiaro agli elettori: obiettivi, tempi di realizzazione e risorse per attuarli. Il tutto, naturalmente, all’insegna del rinnovamento delle facce e dei metodi della politica.
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