Perché votare alle primarie del PD (e di SEL)?
Le primarie per definire la collocazione in lista dei candidati rappresentano l’unica possibilità per gli elettori di dire la loro sui futuri rappresentanti in Parlamento.
Antonio Budruni |
La legge elettorale “porcellum” non consente, infatti, ai cittadini di votare il proprio rappresentante, ma, semplicemente, di votare una lista “bloccata” stilata da un segretario di partito.
L’unica eccezione a questa “porcata” (Calderoli dixit) è rappresentata dalle primarie volute dal PD e da SEL.
L’unica eccezione a questa “porcata” (Calderoli dixit) è rappresentata dalle primarie volute dal PD e da SEL.
Gli altri partiti hanno deciso che la porcata va bene così com’è, senza alcun bisogno di edulcoranti o di aperture democratiche (sia mai che si voglia togliere potere ai segretari di partito).
Nella circoscrizione provinciale di Sassari, i candidati espressi dal PD sono sette.
Nella circoscrizione provinciale di Sassari, i candidati espressi dal PD sono sette.
L’ordine di inserimento nella lista elettorale di questi candidati sarà deciso dal voto delle primarie.
Non è, evidentemente, una cosa di poco conto. E nessuno venga a dire che non ne vale la pena perché tanto sono tutti uguali e che, comunque, non cambierà nulla.
Non è così, come chiunque può facilmente constatare valutando la situazione che si determinerebbe in assenza di elezioni primarie: una lista decisa dal segretario provinciale.
Dunque, si tratta a questo punto di scegliere. I candidati sono: Alba Canu, Antonietta Duce, Gavino Manca, Guido Melis, Salvatore Rubino, Mario Salis, e Giovanna Sanna.
Ho la fortuna di conoscerli tutti e posso affermare che si tratta di persone per bene, con esperienza politica più o meno lunga e una altrettanto lunga e proficua militanza nel centrosinistra.
La scelta, quindi, appare difficile. E questo, lo confesso, è un bel segnale per chi, come me, ha sempre sperato che la sinistra si caratterizzasse, in tutte le occasioni, con proposte di candidature di alto livello personale e morale, mettendo in secondo piano le logiche di appartenenza alle correnti e alle fazioni.
Correnti che pure sono evidenti dietro quasi tutte le candidature. Tranne pochissime. Tra queste pochissime c’è, senz’altro, quella di Antonietta (Tetta) Duce, con la quale ho militato sin da ragazzino nelle file di quella sinistra extraparlamentare che ha contribuito non poco a rivoluzionare non solo e non tanto la politica nazionale, ma soprattutto il modo di vivere la politica e di considerarla uno strumento di emancipazione delle masse popolari e un servizio pubblico.
Molti di noi hanno fatto politica attivamente per decenni, senza mai chiedere nulla, ma solo e sempre con spirito di servizio. Molti altri, al contrario, hanno continuato a pensare alla politica innanzitutto come promozione personale (posti di potere, prebende, incarichi), quando non come scorciatoia per arricchimenti più o meno leciti.
Oggi, la candidatura di Tetta Duce la vivo come una sorta di risarcimento alle tante vite di chi, insieme a lei, hanno lavorato disinteressatamente per perseguire l’interesse generale e per combattere la corruzione, il degrado della politica e della stessa convivenza civile.
Se, come sembra, si possono dare due preferenze in queste elezioni primarie, io voterei Duce e Melis. E se fossero eletti tutti e due, mi sentirei molto ben rappresentato nel nuovo Parlamento.
Non è così, come chiunque può facilmente constatare valutando la situazione che si determinerebbe in assenza di elezioni primarie: una lista decisa dal segretario provinciale.
Dunque, si tratta a questo punto di scegliere. I candidati sono: Alba Canu, Antonietta Duce, Gavino Manca, Guido Melis, Salvatore Rubino, Mario Salis, e Giovanna Sanna.
Ho la fortuna di conoscerli tutti e posso affermare che si tratta di persone per bene, con esperienza politica più o meno lunga e una altrettanto lunga e proficua militanza nel centrosinistra.
La scelta, quindi, appare difficile. E questo, lo confesso, è un bel segnale per chi, come me, ha sempre sperato che la sinistra si caratterizzasse, in tutte le occasioni, con proposte di candidature di alto livello personale e morale, mettendo in secondo piano le logiche di appartenenza alle correnti e alle fazioni.
Correnti che pure sono evidenti dietro quasi tutte le candidature. Tranne pochissime. Tra queste pochissime c’è, senz’altro, quella di Antonietta (Tetta) Duce, con la quale ho militato sin da ragazzino nelle file di quella sinistra extraparlamentare che ha contribuito non poco a rivoluzionare non solo e non tanto la politica nazionale, ma soprattutto il modo di vivere la politica e di considerarla uno strumento di emancipazione delle masse popolari e un servizio pubblico.
Molti di noi hanno fatto politica attivamente per decenni, senza mai chiedere nulla, ma solo e sempre con spirito di servizio. Molti altri, al contrario, hanno continuato a pensare alla politica innanzitutto come promozione personale (posti di potere, prebende, incarichi), quando non come scorciatoia per arricchimenti più o meno leciti.
Oggi, la candidatura di Tetta Duce la vivo come una sorta di risarcimento alle tante vite di chi, insieme a lei, hanno lavorato disinteressatamente per perseguire l’interesse generale e per combattere la corruzione, il degrado della politica e della stessa convivenza civile.
Se, come sembra, si possono dare due preferenze in queste elezioni primarie, io voterei Duce e Melis. E se fossero eletti tutti e due, mi sentirei molto ben rappresentato nel nuovo Parlamento.
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