La crisi italiana e la storia del XX secolo
L'ascesa di Hitler e analogie tra passato e presente.
Leggo un libro sulla storia europea tra l’anno della fine della prima guerra mondiale, il 1918, e quello della ascesa al potere di Hitler, il 1933.
Mi colpiscono, ahimè, le molte analogie con la situazione attuale tanto che ritengo grave colpa della nostra partitocrazia aver attribuito per troppo tempo il crollo dei sistemi democratici di quel periodo, particolarmente in Italia e Germania, solo (e sottolineo la parola solo) all’appoggio che fu dato al fascismo ed al nazismo dal capitalismo e dai poteri forti e alla violenza, che indubbiamente ci fu anche se non fu praticata solo da una parte.
Che la violenza fosse diffusa è dimostrato dal fatto che in Italia si verificarono anche numerosi scontri, ben documentati, con morti e feriti , tra socialisti, repubblicani e cattolici, oltre che con i fascisti. Mi chiedo, inoltre perché non si sia mai sufficientemente messo in risalto neppure che i partiti antifascisti, malgrado che in essi operassero personalità di grande valore, siano stati incapaci di superare le loro divisioni fino al punto di dimostrarsi impotenti di fronte alle gravi crisi istituzionali, economiche, sociali e di sistema in cui si dibattevano sia l’Italia che la Germania.
A proposito di Germania, è vero la Costituzione di Weimar era considerata la più progressista e moderna del mondo anche se aveva il difetto di non assicurare governi stabili e non offriva strumenti giuridici che ostacolassero la legale ascesa di Hitler? Non fu questo difetto a consentire che Il nazismo, nel ’33, ottenesse la maggioranza elettorale del 44 per cento e che l’anno successivo Hitler fosse nominato Reichfhurer con il 90 per cento dei suffragi? Ed è vero che il parlamento, dopo l’arresto dei deputati comunisti, arrivò a dargli il potere assoluto per quattro anni ? Sappiamo come, purtroppo, andò a finire!
Mi sorge spontaneo il confronto con i conservatori che considerano perfetta e non aggiornabile anche la nostra Costituzione, senza scalfire, ovviamente, i suoi fondamentali valori democratici.
Tornando all’Italia degli anni ’20 , mi chiedo se l’incapacità di formare delle stabili maggioranze di governo e la conseguente paralisi delle istituzioni, non indusse, allora, una gran parte dei cittadini ad accettare supinamente o, addirittura, ad invocare ed appoggiare la dittature che, sbagliando, fu viste come la soluzione rapida e radicale ma, a mio avviso, grossolana ed illusoria, delle crisi?
Mi chiedo anche se è pensabile che le violenze squadriste sarebbero state determinanti per la conquista del potere se fossero state contrastate dalla mobilitazione delle masse popolari e perché, sostanzialmente, questa mobilitazione non ci fu. Poiché appartengo a una generazione che si è formata in un clima di libertà, alla quale mi auguro di non dover mai rinunciare, spero che la soluzione delle attuali difficoltà sia diversa da quella di quel periodo storico.
Non dimentichiamo, comunque, che il fascismo e il nazismo presero il potere non con colpi di stato ma rispettando, almeno nella forma, le procedure costituzionali. E’ vero, infatti, per quanto riguarda l’Italia, che il primo governo Mussolini ottenne in Parlamento, dove i fascisti avevano solo 35 deputanti, 306 voti favorevoli, 117 contrari e 7 astenuti! E’ vero che successivamente lo stesso Parlamento accordò i pieni poteri a Mussolini con 215 si e 80 no! E’ vero che, nella legislatura precedente, il Partito Popolare contava 100 deputati e quello socialista 156? E’ vero, mi chiedo ancora, che quest’ultimo partito, che, a seguito del congresso del 1919, era dominato dalla corrente massimalista e stando alle cronache riportate anche dall’Avanti di quel periodo, attuò una fortissima campagna rivoluzionaria che inneggiava alla dittatura del proletariato? E è vero che per una intera legislatura quel partito non presentò neppure una proposta di legge! Non trovate che ciò fosse troppo poco per chi aveva la maggioranza relativa e voleva cambiare stato e società? Cosa si può obbiettare a chi sostiene che, di fatto, i socialisti non seppero né scatenare la rivoluzione né, rifiutando accordi di governo con gli altri partiti democratici, attuare un concreto riformismo? Non furono controproducenti per il socialismo le documentatissime aggressioni sistematicamente perpetrate in danno dei reduci di guerra, quasi fossero i responsabili della drammatica situazione del Paese e non, anche loro, come tutti, delle vittime?
Si sbaglia chi sostiene che, di fronte alla gravissima crisi e alla lotta violenta tra le fazioni, i governi liberali brillarono per assenza di iniziative politiche e di misure energiche contro gli eversivi di ogni genere e colore? Mi chiedo anche: perché in occasione della sgangherata marcia su Roma, i grandi partiti e i sindacati antifascisti non proclamarono lo sciopero generale e non scesero in piazza? Eppure di scioperi, in precedenza, ne avevano fatti a bizzeffe e disponevano di imponenti organizzazioni di massa, quali i sindacati e le leghe rosse e bianche. E perché Gramsci, che in quel periodo si trovava a Mosca, si rallegrò per quell’evento? Perché, come affermò lui stesso, pensava che sotto il tallone del fascismo, le condizioni dei proletari sarebbero peggiorate fino a farli esplodere nella rivoluzione comunista. Il fascismo, però, seppe manipolare il consenso popolare e il dissenso, quando scoppiò, non portò al comunismo.
Mi chiedo se non avesse ragione Emilio Lussu, che scrisse su “Giustizia e Libertà” del 28/8/ 29 :
Aggiungo che apprezzo molto anche l’idea , espressa nel vecchio film Rashomon, che ogni uomo, per la sua limitatezza, può conoscere solo un pezzo di verità. Questo pezzetto di verità può persino apparire in contrasto con quella posseduta da altri ma, in realtà, si compone con essi come in un puzzle, formando un quadro che tende a completarsi.
A parte questa osservazione incidentale, pensate che chi nasconde o altera volontariamente i fatti sia un disonesto perché così inganna chi lo ascolta e che chiunque, invece, deve essere assolutamente libero di interpretare le vicende come meglio ritiene? A proposito di Lenin, vi piace la definizione di “utili idioti”, con cui bollò coloro che, spianandogli la strada, si scavavano la fossa ? Comunque non vi pare che il comportamento discorde degli antifascisti, in occasione della marcia su Roma e dintorni, sia risolto in un suicidio politico? Non pensate che sia ancor più giusto detestare l’instaurazione della dittatura di Mussolini, che, data l’incapacità dell’opposizione, non aveva affatto bisogno di usare le maniere forti per restare al potere ? Personalmente penso che l’inefficienza dell’antifascismo non tolga niente al valore della resistenza di alcune formazioni e al coraggio di molti che pagarono il loro antifascismo con la galera, il confino e la vita perciò onoro quei caduti e tutti coloro che morirono credendo di combattere per il bene della Patria. Disprezzo, invece, i profittatori, gli assassini e gli aguzzini di qualsiasi colore. Mi chiedo, poi, se i partiti antifascisti ebbero un ruolo nella caduta del regime del 25 luglio ’43, mentre non ho alcun dubbio che svolsero una parte fondamentale nella guerra partigiana. Mi chiedo pure se, oltre alla resistenza militare e a quella cristiana della Rosa Bianca e del vescovo Von Galen, anche i partiti ebbero un ruolo nella opposizione tedesca contro Hitler.
Ripensando all’Italia , è vero che, dopo il crollo dei regimi totalitari, ci fu un impagabile ritorno alla libertà, che fu difesa dalla D.C. contro il totalitarismo comunista? Non credo, invece, che si possa dubitare che vi furono anche l’avvento della Repubblica e del suffragio universale, la ricostruzione post bellica e il miracolo economico. E’ anche vero che ci fu anche il bruttissimo periodo del terrorismo rosso e nero e che si crearono le condizioni perché si sviluppasse “tangentopoli” .
Non vi pare, comunque, che, purtroppo, in particolare in Italia, la storiografia conformista abbia effettuato anche dei ritocchi ai fatti ed abbia taciuto troppo a lungo sull’ impotente incapacità dei partiti che non seppero opporsi all’ascesa di Mussolini ?
Questi ritocchi non ricordano la “neostoria”, di cui parla Orwell nel romanzo 1984 che, si riferiva alle manipolazioni imposti da un totalitario “Grande Fratello”. D’altra parte a simili mezzucci ricorsero, in precedenza, sia il nazismo che il fascismo. Non vi pare che in questa prospettiva fuorviante entri anche l’atteggiamento di Pajetta, che se ne uscì con l’orribile frase:
Questo atteggiamento, che propongo come pura ipotesi, sarebbe degno di una democrazia “progressista e aperta” o del paternalismo dello “Ancien regime”?
E’ vero, comunque , che nel secondo dopoguerra , più che l’instaurazione di una profonda democrazia, sia stata effettuata solo una sostanziale restaurazione della partitocrazia che riportò al potere i notabili, anche se con casacche diverse? E’ legittimo e fondato il sospetto che costoro vollero, e vogliano tutt'oggi, governi fragili, meglio condizionabili per mezzo di instabili maggioranze dominate da loro?
Credete che la nostra classe politica abbia mai fatto quel profondo e onesto esame di coscienza che avrebbe consentito di rinnovare profondamente le istituzioni e di restituire effettivamente al popolo la sovranità che gli spetta? Mi domando, comunque, se quell’esame di coscienza avrebbe consentito di risolvere la crisi del sistema e di affrontare situazioni analoghe, altrettanto pericolose, con nuovo spirito e nuovi strumenti giuridici e politici.
Con questo spirito ho fatto questa riflessione storica, non certo per guardare con inutile nostalgia un passato pieno di errori e di crimini. Fortunatamente oggi non vedo personaggi con velleità dittatoriali, né a destra né a sinistra. Spero di non sbagliarmi e spero, comunque, che la storia non si ripeta perché alla tragedia del passato si aggiungerebbe la farsa.
Vittorio Guillot |
Mi colpiscono, ahimè, le molte analogie con la situazione attuale tanto che ritengo grave colpa della nostra partitocrazia aver attribuito per troppo tempo il crollo dei sistemi democratici di quel periodo, particolarmente in Italia e Germania, solo (e sottolineo la parola solo) all’appoggio che fu dato al fascismo ed al nazismo dal capitalismo e dai poteri forti e alla violenza, che indubbiamente ci fu anche se non fu praticata solo da una parte.
Che la violenza fosse diffusa è dimostrato dal fatto che in Italia si verificarono anche numerosi scontri, ben documentati, con morti e feriti , tra socialisti, repubblicani e cattolici, oltre che con i fascisti. Mi chiedo, inoltre perché non si sia mai sufficientemente messo in risalto neppure che i partiti antifascisti, malgrado che in essi operassero personalità di grande valore, siano stati incapaci di superare le loro divisioni fino al punto di dimostrarsi impotenti di fronte alle gravi crisi istituzionali, economiche, sociali e di sistema in cui si dibattevano sia l’Italia che la Germania.
A proposito di Germania, è vero la Costituzione di Weimar era considerata la più progressista e moderna del mondo anche se aveva il difetto di non assicurare governi stabili e non offriva strumenti giuridici che ostacolassero la legale ascesa di Hitler? Non fu questo difetto a consentire che Il nazismo, nel ’33, ottenesse la maggioranza elettorale del 44 per cento e che l’anno successivo Hitler fosse nominato Reichfhurer con il 90 per cento dei suffragi? Ed è vero che il parlamento, dopo l’arresto dei deputati comunisti, arrivò a dargli il potere assoluto per quattro anni ? Sappiamo come, purtroppo, andò a finire!
Mi sorge spontaneo il confronto con i conservatori che considerano perfetta e non aggiornabile anche la nostra Costituzione, senza scalfire, ovviamente, i suoi fondamentali valori democratici.
Tornando all’Italia degli anni ’20 , mi chiedo se l’incapacità di formare delle stabili maggioranze di governo e la conseguente paralisi delle istituzioni, non indusse, allora, una gran parte dei cittadini ad accettare supinamente o, addirittura, ad invocare ed appoggiare la dittature che, sbagliando, fu viste come la soluzione rapida e radicale ma, a mio avviso, grossolana ed illusoria, delle crisi?
Mi chiedo anche se è pensabile che le violenze squadriste sarebbero state determinanti per la conquista del potere se fossero state contrastate dalla mobilitazione delle masse popolari e perché, sostanzialmente, questa mobilitazione non ci fu. Poiché appartengo a una generazione che si è formata in un clima di libertà, alla quale mi auguro di non dover mai rinunciare, spero che la soluzione delle attuali difficoltà sia diversa da quella di quel periodo storico.
Non dimentichiamo, comunque, che il fascismo e il nazismo presero il potere non con colpi di stato ma rispettando, almeno nella forma, le procedure costituzionali. E’ vero, infatti, per quanto riguarda l’Italia, che il primo governo Mussolini ottenne in Parlamento, dove i fascisti avevano solo 35 deputanti, 306 voti favorevoli, 117 contrari e 7 astenuti! E’ vero che successivamente lo stesso Parlamento accordò i pieni poteri a Mussolini con 215 si e 80 no! E’ vero che, nella legislatura precedente, il Partito Popolare contava 100 deputati e quello socialista 156? E’ vero, mi chiedo ancora, che quest’ultimo partito, che, a seguito del congresso del 1919, era dominato dalla corrente massimalista e stando alle cronache riportate anche dall’Avanti di quel periodo, attuò una fortissima campagna rivoluzionaria che inneggiava alla dittatura del proletariato? E è vero che per una intera legislatura quel partito non presentò neppure una proposta di legge! Non trovate che ciò fosse troppo poco per chi aveva la maggioranza relativa e voleva cambiare stato e società? Cosa si può obbiettare a chi sostiene che, di fatto, i socialisti non seppero né scatenare la rivoluzione né, rifiutando accordi di governo con gli altri partiti democratici, attuare un concreto riformismo? Non furono controproducenti per il socialismo le documentatissime aggressioni sistematicamente perpetrate in danno dei reduci di guerra, quasi fossero i responsabili della drammatica situazione del Paese e non, anche loro, come tutti, delle vittime?
Si sbaglia chi sostiene che, di fronte alla gravissima crisi e alla lotta violenta tra le fazioni, i governi liberali brillarono per assenza di iniziative politiche e di misure energiche contro gli eversivi di ogni genere e colore? Mi chiedo anche: perché in occasione della sgangherata marcia su Roma, i grandi partiti e i sindacati antifascisti non proclamarono lo sciopero generale e non scesero in piazza? Eppure di scioperi, in precedenza, ne avevano fatti a bizzeffe e disponevano di imponenti organizzazioni di massa, quali i sindacati e le leghe rosse e bianche. E perché Gramsci, che in quel periodo si trovava a Mosca, si rallegrò per quell’evento? Perché, come affermò lui stesso, pensava che sotto il tallone del fascismo, le condizioni dei proletari sarebbero peggiorate fino a farli esplodere nella rivoluzione comunista. Il fascismo, però, seppe manipolare il consenso popolare e il dissenso, quando scoppiò, non portò al comunismo.
Mi chiedo se non avesse ragione Emilio Lussu, che scrisse su “Giustizia e Libertà” del 28/8/ 29 :
" … non ci siamo saputi battere contro il fascismo …" .Invece gli antifascisti seppero battersi egregiamente nella guerra civile spagnola, anche se i comunisti si macchiarono di numerosi crimini, compreso lo sterminio dei loro compagni anarchici, avvenuto a Barcellona nel maggio del ’37. Non faccio cenno ai crimini dei franchisti perché se ne è parlato abbondantemente in sedi ben più autorevoli di questa. Comunque, questi sono i fatti e, come diceva Lenin,
"I fatti hanno la testa dura".Questa frase la trovo in armonia con la concezione della storia degli antichi Romani. Per loro la storiografia si articolava in due momenti: le “Res Gestae”, ossia i fatti, come si erano oggettivamente manifestati, e la “Historia Rerum Gestarum”, ossia la loro soggettiva interpretazione.
Aggiungo che apprezzo molto anche l’idea , espressa nel vecchio film Rashomon, che ogni uomo, per la sua limitatezza, può conoscere solo un pezzo di verità. Questo pezzetto di verità può persino apparire in contrasto con quella posseduta da altri ma, in realtà, si compone con essi come in un puzzle, formando un quadro che tende a completarsi.
A parte questa osservazione incidentale, pensate che chi nasconde o altera volontariamente i fatti sia un disonesto perché così inganna chi lo ascolta e che chiunque, invece, deve essere assolutamente libero di interpretare le vicende come meglio ritiene? A proposito di Lenin, vi piace la definizione di “utili idioti”, con cui bollò coloro che, spianandogli la strada, si scavavano la fossa ? Comunque non vi pare che il comportamento discorde degli antifascisti, in occasione della marcia su Roma e dintorni, sia risolto in un suicidio politico? Non pensate che sia ancor più giusto detestare l’instaurazione della dittatura di Mussolini, che, data l’incapacità dell’opposizione, non aveva affatto bisogno di usare le maniere forti per restare al potere ? Personalmente penso che l’inefficienza dell’antifascismo non tolga niente al valore della resistenza di alcune formazioni e al coraggio di molti che pagarono il loro antifascismo con la galera, il confino e la vita perciò onoro quei caduti e tutti coloro che morirono credendo di combattere per il bene della Patria. Disprezzo, invece, i profittatori, gli assassini e gli aguzzini di qualsiasi colore. Mi chiedo, poi, se i partiti antifascisti ebbero un ruolo nella caduta del regime del 25 luglio ’43, mentre non ho alcun dubbio che svolsero una parte fondamentale nella guerra partigiana. Mi chiedo pure se, oltre alla resistenza militare e a quella cristiana della Rosa Bianca e del vescovo Von Galen, anche i partiti ebbero un ruolo nella opposizione tedesca contro Hitler.
Ripensando all’Italia , è vero che, dopo il crollo dei regimi totalitari, ci fu un impagabile ritorno alla libertà, che fu difesa dalla D.C. contro il totalitarismo comunista? Non credo, invece, che si possa dubitare che vi furono anche l’avvento della Repubblica e del suffragio universale, la ricostruzione post bellica e il miracolo economico. E’ anche vero che ci fu anche il bruttissimo periodo del terrorismo rosso e nero e che si crearono le condizioni perché si sviluppasse “tangentopoli” .
Non vi pare, comunque, che, purtroppo, in particolare in Italia, la storiografia conformista abbia effettuato anche dei ritocchi ai fatti ed abbia taciuto troppo a lungo sull’ impotente incapacità dei partiti che non seppero opporsi all’ascesa di Mussolini ?
Questi ritocchi non ricordano la “neostoria”, di cui parla Orwell nel romanzo 1984 che, si riferiva alle manipolazioni imposti da un totalitario “Grande Fratello”. D’altra parte a simili mezzucci ricorsero, in precedenza, sia il nazismo che il fascismo. Non vi pare che in questa prospettiva fuorviante entri anche l’atteggiamento di Pajetta, che se ne uscì con l’orribile frase:
“ Tra la verità e la rivoluzione preferisco la rivoluzione”?Malgrado ciò rispetto Pajetta per aver passato 10 anni nelle galere fasciste. E che dobbiamo pensare di Brecht che, di fronte ai morti delle rivolte antisovietiche di Berlino, ebbe la spudoratezza di sostenere:
“Se il popolo è contro il comunismo, peggio per il popolo” ?E’ vero che disse anche la bella frase:
“Fortunato il popolo che non ha bisogno di eroi”anche se per abbattere il regime che lui sosteneva, fu necessario il sacrificio di tanti,troppi eroi! Comunque sia, pensate che tacendo sui fatti si sia reso un servizio al nostro popolo? O Forse si è pensato che è meglio che il popolo non sappia tutta la verità fino in fondo, perché non si sa mai che figura si rischia di fare?
Questo atteggiamento, che propongo come pura ipotesi, sarebbe degno di una democrazia “progressista e aperta” o del paternalismo dello “Ancien regime”?
E’ vero, comunque , che nel secondo dopoguerra , più che l’instaurazione di una profonda democrazia, sia stata effettuata solo una sostanziale restaurazione della partitocrazia che riportò al potere i notabili, anche se con casacche diverse? E’ legittimo e fondato il sospetto che costoro vollero, e vogliano tutt'oggi, governi fragili, meglio condizionabili per mezzo di instabili maggioranze dominate da loro?
Credete che la nostra classe politica abbia mai fatto quel profondo e onesto esame di coscienza che avrebbe consentito di rinnovare profondamente le istituzioni e di restituire effettivamente al popolo la sovranità che gli spetta? Mi domando, comunque, se quell’esame di coscienza avrebbe consentito di risolvere la crisi del sistema e di affrontare situazioni analoghe, altrettanto pericolose, con nuovo spirito e nuovi strumenti giuridici e politici.
Con questo spirito ho fatto questa riflessione storica, non certo per guardare con inutile nostalgia un passato pieno di errori e di crimini. Fortunatamente oggi non vedo personaggi con velleità dittatoriali, né a destra né a sinistra. Spero di non sbagliarmi e spero, comunque, che la storia non si ripeta perché alla tragedia del passato si aggiungerebbe la farsa.
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