Quando paga Pantalone: il ritiro rifiuti
Ogni algherese, bambini compresi, produce in media 1,6 kg di RSU al giorno.
Enrico Muttoni |
Moltiplicato per 40.000, fa 64.000 kg, l'equivalente contenuto di un articolato e mezzo.
In totale, sono meno di 24.000 tonn /anno. Una cifra che avvicina quella degli scarichi liquidi di un giorno.
Il ritiro e smaltimento dei rifiuti è un'azione obbligatoria e non interrompibile, se si vogliono evitare le ovvie conseguenze sulla igiene pubblica.
Dal punto di vista merceologico si tratta del trattamento di un materiale composito di valore zero, per cui la gestione costituisce un costo secco, che può soltanto essere alleviato con una serie di recuperi.
Che questo incarico venga assolto da un'azienda pubblica municipalizzata o privata in linea teorica non cambia nulla; si richiede solo una dote non ammessa nelle specifiche di appalto: l'onestà.
Che questo incarico venga assolto da un'azienda pubblica municipalizzata o privata in linea teorica non cambia nulla; si richiede solo una dote non ammessa nelle specifiche di appalto: l'onestà.
Se la gestione é municipalizzata, sempre in linea teorica, si ha il vantaggio del controllo diretto, e gli eventuali
margini di incasso eccedenti la compensazione delle spese restano al Comune.
margini di incasso eccedenti la compensazione delle spese restano al Comune.
Il lato negativo consiste nella selezione, gestione e costi del personale, molto onerosa semplicemente perché in Italia a paritá di incarico, il dipendente pubblico é molto piú tutelato del privato. L'imprenditore privato non ha tutti i lacci e lacciuoli nel rapporto con i dipendenti, ha il vantaggio di operare in una azienda senza preoccupazione di cercarsi i clienti e materie prime; non ha costi di magazzino; non deve pensare allo sviluppo di nuovi prodotti.
È come se gestisse l'unico ponte su un fiume: incassa il balzello, assicura la tenuta del manufatto, e guadagna.
Se la gestione fosse pubblica, il guadagno andrebbe al Comune, che dovrebbe decidere politicamente cosa fare del surplus.
Se la gestione fosse pubblica, il guadagno andrebbe al Comune, che dovrebbe decidere politicamente cosa fare del surplus.
Il privato, invece,ha tutto l'interesse a raschiare tutto il possibile mantenendo il servizio a livello di sufficienza o poco sotto. Infatti, se la popolazione si manifesta soddisfatta del servizio, vuol dire che il gestore ha, dal suo punto di vista, esagerato.
Su questo discorso merceologico si innesta la possibilità di recupero economico con la selezione e riciclo dei RSU. Che è possibile e auspicabile soltanto se, nelle immediate vicinanze del bacino di raccolta esiste una serie di impianti in grado di recuperare materiali e/o energia dai rifiuti.
Su questo discorso merceologico si innesta la possibilità di recupero economico con la selezione e riciclo dei RSU. Che è possibile e auspicabile soltanto se, nelle immediate vicinanze del bacino di raccolta esiste una serie di impianti in grado di recuperare materiali e/o energia dai rifiuti.
L'introduzione della raccolta differenziata ha spostato sul cittadino l'onere di selezionare la propria spazzatura: lascio ai lettori giudicare quanto vale la complicazione della vita che ne è derivata.
Questo dovere civico, faccio notare, è un lavoro non retribuito, piccolo per il singolo ma grande nel suo insieme. Una volta effettuata la selezione, il valore del materiale non è più zero, e quindi può essere avviato al recupero, sempre che il costo del trasporto non ne annulli, nuovamente, il suddetto valore.
Ultima condizione per il riciclo, è che la massa di materiale conferita, giustifichi economicamente l'allestimento degli impianti: cosa assai difficile in Sardegna (2.400.000 di ettari)la quale, avendo poco più degli abitanti di
Milano ( 18.400 ettari) deve sopportare costi di trasporto enormi.
Personalmente sono convinto che il metodo di raccolta dei RSU di Alghero vada radicalmente rivisto.
Se si esamina il corposissimo rapporto (2003) riguardante la situazione ambientale di Alghero, a pagina 125 si può vedere che già dieci anni fa si era raggiunta una quota di differenziazione del 14 per cento per il solo
organico.
Ultima condizione per il riciclo, è che la massa di materiale conferita, giustifichi economicamente l'allestimento degli impianti: cosa assai difficile in Sardegna (2.400.000 di ettari)la quale, avendo poco più degli abitanti di
Milano ( 18.400 ettari) deve sopportare costi di trasporto enormi.
Personalmente sono convinto che il metodo di raccolta dei RSU di Alghero vada radicalmente rivisto.
Se si esamina il corposissimo rapporto (2003) riguardante la situazione ambientale di Alghero, a pagina 125 si può vedere che già dieci anni fa si era raggiunta una quota di differenziazione del 14 per cento per il solo
organico.
Se si somma la quota spettante (23 per cento ai cosiddetti beni durevoli, si arriva al 37 per cento. Il restante viene distribuito tra carta, cartone, vetro, plastica, accumulatori etc. Abbiamo quindi un tir e mezzo di spazzatura al giorno da smaltire. Magari. Perché, una volta differenziata, la merce viaggia su veicoli diversi per destinazioni diverse. Questo significa semplicemente che, separato l'organico e i beni durevoli (che per gran parte vengono conferiti personalmente dai cittadini all'ecocentro), la raccolta differenziata delle altre categorie merceologiche è una spesa inutile: perché in Sardegna, non sono economiche attività di riciclo, data le basse quantità da trattare.
L'esportazione sul continente è da escludere a causa dei costi. Comunque, secondo il rapporto, tutto l'indifferenziato finisce a Scala Erre. Il prossimo contratto con la ditta appaltatrice della nettezza urbana dovrà, si spera, tenere conto di questi dati. O di più recenti, se esistono; ma la realtà attuale dev'essere di ben poco variata. Bisognerà chiedere alle ditte concorrenti la descrizione dettagliata delle varie tipologie selezionate e del percorso fino allo smaltimento finale, e a carico di chi questo conferimento venga addebitato, e concordare una remunerazione del servizio che tenga conto dell'assenza di rischio di impresa. Se poi l'azienda riuscisse a rimediare qualcosa vendendo ai riciclatori le frazioni classificate, buon per lei:
riciclare non è forse un business?
L'esportazione sul continente è da escludere a causa dei costi. Comunque, secondo il rapporto, tutto l'indifferenziato finisce a Scala Erre. Il prossimo contratto con la ditta appaltatrice della nettezza urbana dovrà, si spera, tenere conto di questi dati. O di più recenti, se esistono; ma la realtà attuale dev'essere di ben poco variata. Bisognerà chiedere alle ditte concorrenti la descrizione dettagliata delle varie tipologie selezionate e del percorso fino allo smaltimento finale, e a carico di chi questo conferimento venga addebitato, e concordare una remunerazione del servizio che tenga conto dell'assenza di rischio di impresa. Se poi l'azienda riuscisse a rimediare qualcosa vendendo ai riciclatori le frazioni classificate, buon per lei:
riciclare non è forse un business?
La raccolta differenziata infatti comporta spese maggiori per i contenitori, per i mezzi ruotati e per i tragitti che devono coprire. Non si riesce a capire, a questo proposito, chi paga chi: ovvero se sia il riciclatore a pagare il conferente per avergli valorizzato il materiale, o viceversa se il conferente paga il riciclatore per il ritiro. In più è una tortura per il cittadino che è costretto a controllare modalità, orari e date per il conferimento, che spesso saltano per le condizioni meteo o per la concomitanza di festività.
A chi poi capita di soggiornare in comuni diversi, il conferimento dei rifiuti diventa un rompicapo aggiuntivo alla Settimana Enigmistica.
Agli amministratori che si occuperanno del problema mi permetto di proporre qualche considerazione. Il carico dell'organico da ritirare sarebbe riducibile con l'introduzione dei tritarifiuti da cucina, cosa che dovrebbe essere obbligatoria per i ristoranti: meno spazzatura da esporre all'aperto, aria di mare estiva profumata, libertà di orario. Una volta differenziato l'organico, il resto andrebbe raccolto indifferenziato, dato che si tratta di meno di un quarto del totale e che comunque finisce in discarica.
C'e da considerare che se parte dell'organico finisce nel tritarifiuti, la sua percentuale differenziazione diminuisce con conseguenze negative dovute alla follia delle norme che regolano il settore.
Quanto sopra descritto comunque costituisce un sistema antiquato, costoso e pericoloso di trattare i rifiuti.
Che andrebbero conferiti indifferenziati dopo aver separato (se necessario) l'organico, e portati al più vicino termovalorizzatore o meglio ad un reattore di pirolisi.
C'e da considerare che se parte dell'organico finisce nel tritarifiuti, la sua percentuale differenziazione diminuisce con conseguenze negative dovute alla follia delle norme che regolano il settore.
Quanto sopra descritto comunque costituisce un sistema antiquato, costoso e pericoloso di trattare i rifiuti.
Che andrebbero conferiti indifferenziati dopo aver separato (se necessario) l'organico, e portati al più vicino termovalorizzatore o meglio ad un reattore di pirolisi.
Ma finché verranno diffuse a piene mani le leggende metropolitane a riguardo di queste tecniche risolutive, continueremo a riempire discariche (che, guarda caso, sono sempre in esaurimento) coi veleni che lasceremo a figli e nipoti, a pagare cifre spaventose, e a far ridere il mondo.
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