Su che basi culturali si può conciliare il cattolicesimo e il comunismo?
Sappiamo tutti che il comunismo è crollato nel 1989 e molti che fino allora sostenevano quell’ideologia la hanno superata.
Vittorio Guillot |
Anche se non credo che in Italia possa affermarsi una dittatura comunista, ci sono, però, ancora alcuni irriducibili nostalgici che credono in quella ideologia e, poiché molti cattolici propongono di allearsi con loro, vorrei sapere su quali basi possa reggersi questa alleanza.
Mi chiedo, in particolare, se il marxismo-leninismo ha rinunciato al principio, inaccettabile per un cattolico, che il partito comunista possa imporre le sue direttive ad interi popoli ed ad ogni singolo individuo.
Ricordo che quella ideologia si attribuiva addirittura il diritto di stabilire persino quali fossero i bisogni di ogni cittadino, come, quando e in che misura essi dovessero essere soddisfatti. Questo è quanto appare nel ‘Manifesto del partito comunista’, di Marx e Engels.
Chiedo, a questo punto, se qualcuno pensa che, senza autonomia economica, possa esserci una vera libertà individuale. Questo interrogativo lo pongo sia ai sostenitori del liberismo esasperato che a quelli, se ancora ce ne sono, del collettivismo dirigista.
Perché questo è, in parole povere, il fondamento del collettivismo marxista che, nella sua manifestazione estremista, pretendeva che solo il partito comunista sapesse quale fosse la via per il progresso e per la giustizia sociale.
E’ vero no, chiedo, che, in questa ottica, anche le libertà politiche, di pensiero e di parola fossero considerate “libertà formali e borghesi”, tese a ingannare le masse e che, conseguentemente, chiunque avesse avuto idee diverse da quelle del partito comunista doveva essere perseguitato come nemico del popolo? Basta leggere il testo ‘Stato e Rivoluzione’, di Lenin.
E’ vero che il marxismo-leninismo considerasse le tradizioni e le stesse culture in cui si è articolato il genere umano, come autentiche “alienazioni” prodotte dal capitalismo per allontanare le masse proletarie dalla realizzazione della società comunista, unico,vero bene raggiungibile su questa terra?
O c’è un altro modo per interpretare il seguente testo di un famoso marxista:
"Il comunismo espelle dal proprio orizzonte il senso della storia, la continuità e la possibilità stessa di un rapporto con la tradizione, con qualsiasi tradizione?"
Mi chiedo ancora, che cosa spinse quell’ideologia ad essere assolutamente intollerante anche contro le religioni , se non la convinzione che esse costituissero il più importante strumento di potere e oppressione utilizzato dalla classe borghese per far accettare alle masse proletarie ingiustizie e miseria in vista di una consolazione in un falso Paradiso?
O, forse, l’espressione di Feuerbach che la religione è l’oppio del popolo va interpretata in qualche altro modo e che lettura dare a Lenin che, nel ‘Libro delle religioni’ scrisse:
"Bisogna far scomparire le ragioni sociali delle religioni…"
La lotta di classe poterà gli operai cristiani al socialismo e all’ateismo? Mi chiedo anche se è possibile che qualcuno possa permettersi di stabilire i valori degli altri, ossia che cosa per gli altri è importante. Se questo non è totalitarismo che cosa è?
Si può seriamente affermare, inoltre, che l’ateismo e la distruzione della religione non fossero insiti nel comunismo “reale” e considerati strumenti integranti della lotta di classe?
Perché, allora, i comunisti in diverse occasioni, perseguitarono ferocemente i cristiani?
In Spagna, per esempio, tra il ’36 e il ’39, massacrarono 7988 ecclesiastici, tra cui 13 vescovi, e in Italia, tra il ’43 e il ‘47, ne eliminarono 93, senza alcun processo.
Mi domando: perché costoro non siano onorati e ricordati assieme a don Minzoni e a tutti i preti fatti fuori dai nazifascisti? Sono forse sono figli di un Dio minore? Certo, si tratta di fatti di un lontano passato e mi domando se il comunismo, da allora, si sia evoluto verso un sistema più democratico e tollerante.
Se le risposte relative all’ostilità dei comunisti verso la religione fossero affermative, mi chiedo quali siano i valori comuni che consentono una alleanza organica tra cattolici e marxisti-leninisti .
Mi chiedo anche: i “cattolici adulti” hanno bisogno di cercare nel marxismo ateo la soluzione dei problemi socio-politici sebbene dispongano già della dottrina sociale della Chiesa, ispirata dal Vangelo? Fanno partire da lì la loro progettualità politica o si sono messi a rimorchio del marxismo e perché?
Personalmente non credo che l’Italia, oggi, corra il rischio di una dittatura, neppure di quella “rossa”, e penso che il vecchio partito comunista avrebbe avuto meno seguaci se ci fossero stati meno motivi di protesta sociale.
Mi chiedo, comunque: il totalitarismo fu solo il frutto perverso del deviato “comunismo reale” o anche il comunismo … irreale …. deve ideologicamente essere intransigente e negatore di ogni pluralismo? Se, come spero, fosse diventato tollerante e democratico, in che cosa il comunismo sarebbe diverso dai movimenti socialdemocratici, che i marxisti leninisti, però, hanno sempre aborrito e disprezzato come “social traditori”? Mi chiedo anche: non è per l’intollerante ateismo innato in quella ideologia che la Chiesa, anche se in tempi lontani, dichiarò il comunismo-leninista inconciliabile col Cattolicesimo e, conseguentemente, lo scomunicò? O c’è qualche altra ragione? Per quale motivo, infine, Papa Woityla dette un forte contributo al crollo dell’impero sovietico?
Qualunque sia le risposta, spero, comunque che qualcuno, al più presto, rivolti come un calzino anche il capitalismo senza regole e non indirizzato all’interesse sociale, salvando solo il salvabile.
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti