Ventisette gennaio: il giorno della memoria
Preservare il ricordo di questa pagina di storia oggi è ancora più importante.
Tonino Budruni |
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche aprirono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e si trovarono di fronte a una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità.
Ai volti dei militari russi apparvero uomini scheletriti, inebetiti dalla fame e dalla disperazione.
I nazisti, infatti, ne avevano fatto dei numeri, delle inutilità da destinare alle camere a gas e ai forni crematori. Uomini, donne, bambini.
Per il partito nazionalsocialista tedesco, oltre agli ebrei, erano nullità anche i comunisti, i rom, gli omosessuali, i neri, i gialli e, più in generale, tutti i non “ariani”.
L’unica soluzione finale, per lasciare il mondo interamente al popolo degli eletti, era l’eliminazione fisica di tutti coloro che non ne facevano parte.
Così pensavano i capi del partito, i militanti e milioni di cittadini di lingua tedesca, ma anche i fascisti italiani e molti reazionari in giro per l’Europa.
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria”, celebrato in molti paesi del mondo per non dimenticare ciò che fu teorizzato e fu fatto. Perché nessuno dimentichi fino a che punto può arrivare la mente umana. E, soprattutto, fino a che punto masse sterminate di persone normali possano riuscire a macchiarsi di crimini indicibili, quasi senza battere ciglio, solo perché intossicati da ideologie folli e inumane.
Conservare la memoria è importante per non vivere solo nell’oggi, senza conoscere la disumanità di cui gli uomini riescono (sono riusciti) a macchiarsi in ogni epoca. E servirebbe anche a coloro che continuano a negare l’olocausto affermando – senza purtroppo vergognarsi – che tutto ciò che è documentato, fotografato, narrato e fissato sino alla morte nella mente dei sopravvissuti, sia tutto frutto della macchinazione degli ebrei, dello Stato di Israele e di non meglio precisate lobbies giudaico-plutocratiche-massoniche mondiali.
Conservare la memoria di quello sterminio odioso, criminale e folle, aiuta tutti a distinguere il bene dal male, a comprendere la debolezza degli uomini di fronte a poteri autoritari e senza scrupoli. Aiuta a diffidare dei demagoghi, di coloro che propongono facili scorciatoie per la soluzione dei problemi, sempre difficili, delle grandi comunità di uomini.
Nel nostro recente passato ci sono stati partiti e movimenti che hanno teorizzato, traumatizzando intere regioni italiane, la caccia all’immigrato, responsabile di tutti i mali e di ogni problema. Ricordate? Dicevano che gli stranieri portavano via il lavoro ai residenti, violentavano le donne, erano criminali, sporchi, invadenti e pretendevano, addirittura, di costruire i loro luoghi di culto in terra “padana”. Ma non solo. Dicevano anche (e ancora dicono) che i veri problemi dell’Italia erano rappresentati dalle regioni del centro sud, piene di fannulloni, incapaci, ignoranti. Gente che viveva di sussidi pubblici e che rappresentava la palla al piede della locomotiva economica d’Italia: il Nord.
Ora stanno più attenti nel riproporre tali “linee politiche” perché le indagini della magistratura hanno dimostrato che costoro, in gran parte, erano dei ladri, dei corruttori, dei malversatori della cosa pubblica e, soprattutto, dei formidabili ignoranti.
Tutte le loro fandonie, però, ci rintronano ancora nelle orecchie, come offesa all’intelligenza delle persone civili e di tutti coloro che valutano le situazioni nella loro interezza e complessità e fanno lo sforzo di analizzare piuttosto che confezionare slogan ad effetto.
E, dunque, preservare la memoria è ancora più importante oggi, anche alla luce dei rigurgiti che certe teorie, certe false soluzioni politiche le sentiamo quotidianamente urlare da diversi schieramenti politico-ideologici, non solo in Italia, ma in Europa e in tutto il mondo.
Anche da quelle che si proclamano nuove e pensano che, in fondo, parlare alla pancia della gente, solleticare gli istinti più bassi faccia guadagnare voti e potere.
Per non dimenticare!
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria”, celebrato in molti paesi del mondo per non dimenticare ciò che fu teorizzato e fu fatto. Perché nessuno dimentichi fino a che punto può arrivare la mente umana. E, soprattutto, fino a che punto masse sterminate di persone normali possano riuscire a macchiarsi di crimini indicibili, quasi senza battere ciglio, solo perché intossicati da ideologie folli e inumane.
Conservare la memoria è importante per non vivere solo nell’oggi, senza conoscere la disumanità di cui gli uomini riescono (sono riusciti) a macchiarsi in ogni epoca. E servirebbe anche a coloro che continuano a negare l’olocausto affermando – senza purtroppo vergognarsi – che tutto ciò che è documentato, fotografato, narrato e fissato sino alla morte nella mente dei sopravvissuti, sia tutto frutto della macchinazione degli ebrei, dello Stato di Israele e di non meglio precisate lobbies giudaico-plutocratiche-massoniche mondiali.
Conservare la memoria di quello sterminio odioso, criminale e folle, aiuta tutti a distinguere il bene dal male, a comprendere la debolezza degli uomini di fronte a poteri autoritari e senza scrupoli. Aiuta a diffidare dei demagoghi, di coloro che propongono facili scorciatoie per la soluzione dei problemi, sempre difficili, delle grandi comunità di uomini.
Nel nostro recente passato ci sono stati partiti e movimenti che hanno teorizzato, traumatizzando intere regioni italiane, la caccia all’immigrato, responsabile di tutti i mali e di ogni problema. Ricordate? Dicevano che gli stranieri portavano via il lavoro ai residenti, violentavano le donne, erano criminali, sporchi, invadenti e pretendevano, addirittura, di costruire i loro luoghi di culto in terra “padana”. Ma non solo. Dicevano anche (e ancora dicono) che i veri problemi dell’Italia erano rappresentati dalle regioni del centro sud, piene di fannulloni, incapaci, ignoranti. Gente che viveva di sussidi pubblici e che rappresentava la palla al piede della locomotiva economica d’Italia: il Nord.
Ora stanno più attenti nel riproporre tali “linee politiche” perché le indagini della magistratura hanno dimostrato che costoro, in gran parte, erano dei ladri, dei corruttori, dei malversatori della cosa pubblica e, soprattutto, dei formidabili ignoranti.
Tutte le loro fandonie, però, ci rintronano ancora nelle orecchie, come offesa all’intelligenza delle persone civili e di tutti coloro che valutano le situazioni nella loro interezza e complessità e fanno lo sforzo di analizzare piuttosto che confezionare slogan ad effetto.
E, dunque, preservare la memoria è ancora più importante oggi, anche alla luce dei rigurgiti che certe teorie, certe false soluzioni politiche le sentiamo quotidianamente urlare da diversi schieramenti politico-ideologici, non solo in Italia, ma in Europa e in tutto il mondo.
Anche da quelle che si proclamano nuove e pensano che, in fondo, parlare alla pancia della gente, solleticare gli istinti più bassi faccia guadagnare voti e potere.
Per non dimenticare!
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico
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