Alghero lost in time?
Ragioniamo sul valore negativo del tempo, inteso come inerzia, nelle istituzioni pubbliche.
Carlo Mannoni |
Alghero “lost in time”. Così si è pronunciata, qualche giorno fa, un'amica, una piccola imprenditrice in pieno attacco di pessimismo.
Persa nel tempo, ha ribadito nel corso della discussione, traducendo in italiano un concetto che per lei non è un punto di partenza su cui discutere ma un punto d'arrivo da constatare. Ed ha concluso: forse me andrò a vivere in Germania.
Alghero persa nel tempo: c'è da domandarsi se tale affermazione esprima un concetto limitato alla sola realtà algherese o se si addica, invece, alla Sardegna intera o, addirittura, a quella dell'Italia, con la sua crisi "esistenziale" dalla quale chissà quando riuscirà a guarire.Mentre aspettiamo, con qualche trepidazione, le prossime elezioni per il Parlamento nella speranza di un reale cambiamento nel nostro Paese, guardiamo intanto con disincanto al consumarsi della legislatura regionale in corso che, una volta conclusa (manca però un anno e c'è ancora tanto tempo per far di peggio), sarà stata solo un'inutile e dannosa imitazione di ciò che sarebbe dovuta essere realmente, in questi anni, la Regione.
Il tempo ha avuto in questo caso due connotazioni negative: non si è fatto ciò che si doveva e si poteva o lo si è fatto sovente male e nell’intento di perseguire, in non pochi casi, interessi tutt’altro che pubblici. Si è così tradito uno dei principi fondamentali della nostra autonomia, che vuole che chi governa abbia come “solo scopo dell’ufficio” che ricopre “il bene della Regione” (articolo 23 dello Statuto sardo).
E per l’Alghero istituzionale, che caratteristiche ha il tempo della politica? Invito tutti, senza distinzioni di schieramento una volta tanto, a ragionare sul valore negativo del tempo, inteso come inerzia, nelle istituzioni pubbliche. Proviamo a farlo mutuando alcuni concetti dal “Primo principio della dinamica” per il quale un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificarne tale stato.
Ecco, è questo il punto: quiete o moto rettilineo uniforme equivalgono, in politica, all’adagiarsi alla conservazione dell’esistente, alla pura continuità amministrativa che è una caratterizzazione esclusivamente burocratica dell’incisiva attività di governo. La “forza esterna” destinata a modificare tale “stato di quiete”, è costituita dall’attività di governo che la compagine politica che ha vinto le elezioni deve attuare secondo il progetto annunciato nella competizione elettorale. Ed è, questo, un aspetto della rappresentanza democratica che esige rispetto.
Soffermiamoci per un attimo, a tal proposito, sulle politiche ambientali che per Alghero hanno una rilevanza determinante, sia per il buon vivere dei suoi abitanti che per l’immagine della città riflessa in campo nazionale ed internazionale. Decoro urbano, a partire dalla questione rifiuti, e l’acqua gialla di Maria Pia nella stagione estiva, sono i temi più scottanti. In tale contesto di criticità Alghero è riuscita dopo pochi mesi a “perdere”, è il caso di dirlo, un ottimo assessore all’ambiente come la dottoressa Rosnati. Non solo, ma, con le emergenze citate, dopo quaranta giorni dalle dimissioni dell’ex assessore, il Comune si trova ancora con quel settore strategico senza titolare.
Che fare? La pulizia della città è correlata alla cure con cui il comune offre le sue infrastrutture all’utilizzo pubblico, ed è quindi di esempio per la comunità cittadina. Prendiamo in considerazione le strade che sono, agli occhi di tutti, uno dei punti critici di una città turistica come Alghero. E’ un sistema dimenticato da lustri ed il degrado in cui è versa è sintomo di una certa incuria (in questo caso pubblica) che l’’istituzione Comune vorrebbe combattere nei confronti della parte privata, ovvero i concittadini disattenti al tema dell'igiene urbana.
Ci si chiede: ha in mente il Comune un piano di ripristino del decoro urbano nelle zone più degradate, che non sono poche, a partire dalla relativa viabilità? Sono cose semplici da progettare e da realizzare ed attengono alle ordinarie decisioni del buon padre di famiglia, il quale, prima di ampliare la casa, si preoccupa innanzitutto della sua manutenzione.
E' necessario, dunque, un piano di interventi di ripristino del decoro urbano con fondi adeguati e tempi di attuazione dichiarati. E’ lecito sperarvi prima del nuovo appalto per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, con un servizio efficiente reso nel contesto di una città accogliente?
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E veniamo alla “marea gialla” frutto della sconsiderata scelta di far confluire i reflui della città nello stagno del Calich. So che l’ex assessore Rosnati stava approfondendo il problema con assiduità, anche per le sue specifiche competenze professionali. A che punto siamo? Se è vero, infatti che il misfatto è addebitabile alla precedente giunta di centrodestra, il problema è ora in carico alla giunta di centro sinistra che deve contribuire ad accorciare i tempi delle decisioni che, sia chiaro, non sono semplici da assumere, per arrivare quanto prima alla fase attuativa che non sarà facile in termini di tempo e di costi.
Può fare tutto ciò il solo comune di Alghero? Dico subito di no, dato che l’emergenza “marea gialla” ha un rilievo regionale e non deve essere ristretta nei soli confini della città. Pensare che possa essere il Comune a trovare da solo le soluzioni idonee a superare tale criticità, è una pura illusione.
Deve, infatti, agire la Regione - ovviamente con un ruolo propositivo e di controllo attivo da parte del Comune stesso - attraverso l’Autorità di Bacino regionale, istituita con la legge regionale n. 19 del 6 dicembre 2006, ed il suo supporto operativo che è l’Agenzia del Distretto idrografico, Servizio di tutela delle risorse idriche, presso la Presidenza della Regione. Competono, infatti, all’Autorità di Bacino la difesa e la regolazione dei corsi d’acqua delle zone umide e lacustri nonché la tutela degli ecosistemi, con particolare riferimento alle zone d’interesse naturale e paesaggistico. E questo è il caso.
Sin’ora la Regione, pur avendone la competenza e certamente a conoscenza del problema, è risultata distratta se non assente. L’assenza della Regione nella delicata fase delle decisioni che le competono in via istituzionale - decisioni anche radicali, a tutela dell’intero bacino del Calich e della marina di Maria Pia - significa tanto, in termini negativi, con riferimento alle future azioni, senz’altro molto onerose, che dovranno essere attuate.
Mi chiedo, a tal proposito, come siano i rapporti tra Comune e Regione nella specifica materia. Perché la Regione, se non incalzata, tenderà a procrastinare le decisioni che presuppongono l’assunzione di precise responsabilità. Fu infatti la stessa Regione, a suo tempo, ad autorizzare il versamento delle acque reflue nel Calich. Mi domando, in proposito, quali sarebbero stati i toni usati, qualche anno fa, dalla giunta comunale algherese di centro destra nei confronti del Presidente e degli assessori regionali competenti, di centro sinistra, qualora non si fossero presentati ad Alghero a discutere col Comune del delicato problema.
Ecco, il tempo gioca in questa fase un ruolo determinate e qualsiasi ritardo avrà un effetto moltiplicatore sui tempi di realizzazione delle misure di mitigazione necessarie, col rischio per Alghero di continuare ad avere il suo mare giallo per non pochi anni ancora. Ed allora sarebbe per davvero un’Alghero “lost in time”, come ha sostenuto la mia amica.
A meno che, e mi auguro di sbagliarmi, la soluzione non venga demandata agli imprenditori, aspiranti investitori nel compendio di Maria Pia con il loro mega investimento di centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, sul quale la giunta comunale farebbe bene a dire qualcosa, se non di sinistra, almeno di ufficiale.
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