Carcere, la protesta dei poliziotti penitenziari
Anche la Chiesa interviene nel dibattito sulle carceri.
Poco personale e anche mal organizzato.
Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) torna alla carica per richiamare l'attenzione sul problema dell'organico risicato nella casa circondariale di Alghero.
«Se si pretende l'applicazione di quanto scritto in ordini di servizio, è necessario che vi siano anche le persone che possano adempiervi», fa notare il segretario provinciale Antonio Cannas in una lettera indirizzata alla direzione dell'istituto di pena e al provveditorato regionale.
Una contraddizione è quanto accade in portineria.
Una contraddizione è quanto accade in portineria.
Il poliziotto di guardia deve occuparsi di effettuare le perquisizioni con il metal detector a tutte le persone che hanno accesso al penitenziario, in quando da diversi anni la bussola non funziona. Ma c'è un provvedimento che obbliga l'agente a restare chiuso e armato nella sua postazione dove ci sono i comandi di apertura automatizzata delle porte interne ed esterne.
«É necessario un poliziotto non armato che in portineria si occupi solamente dei controlli», osserva il rappresentante dei poliziotti penitenziari.
«É necessario un poliziotto non armato che in portineria si occupi solamente dei controlli», osserva il rappresentante dei poliziotti penitenziari.
Tra l'altro è fuori uso anche la bussola per il rilevamento metalli del locale in cui si effettuano le verifiche sui familiari. «Anche lì la sicurezza si rimanda a promesse mai mantenute», contesta il delegato sindacale.
Alcuni dei problemi lamentati, a suo dire, nascono anche dal fatto che «non esiste collaborazione tra reparto e cariche fisse che continuano a lavorare autonomamente».
Alcuni dei problemi lamentati, a suo dire, nascono anche dal fatto che «non esiste collaborazione tra reparto e cariche fisse che continuano a lavorare autonomamente».
Il Sappe sollecita inoltre il ripristino del servizio di vigilanza sul muro di cinta dalle 18 fino alle sei del mattino, per la sicurezza del carcere, e l'inserimento di un addetto alla carraia anche nei turni pomeridiani e serali.
«Forse a chi di competenza sfugge che in alcuni giorni i poliziotti sono rimasti in tre per controllare tutto l'Istituto».
«Forse a chi di competenza sfugge che in alcuni giorni i poliziotti sono rimasti in tre per controllare tutto l'Istituto».
Per il Sappe le varie problematiche che si vivono all'interno della struttura di via Vittorio Emanuele «sono sintomatiche di una gestione sorda e alquanto distratta a tutte le doglianze che puntualmente si manifestano all'interno dell'istituto». Eppure, la carenza di organico non riguarda solo il carcere algherese.
Nei giorni scorsi la Diocesi Alghero-Bosa ha sollevato il problema della chiusura del carcere di Macomer:
«Davanti ad un’umanità dolente desiderosa di riscatto e di perdono e destinata ad incrementare la già sovraffollata popolazione carceraria, la chiesa locale non può tacere. La chiesa locale sente il gemito di chi subisce il trasferimento non per rispondere ad un principio costituzionale di riabilitazione ma solo per rendere ancora più difficile il cammino di recupero alla vita sociale».
Altri in
Recenti in
Recenti in
Commenti