Harry Voter e le Camere dei segreti. I legittimi appelli ad un voto utile, intelligente, maturo e via aggettivando, e il continuo apparire sui media dei pretendenti alla carica di primo ministro, hanno relegato in secondo piano un avvenimento importante almeno quanto la tornata elettorale: l'elezione del Presidente della Repubblica.
Il suo nome, come quello di
Voldemort, non può essere nemmeno accennato: eppure i capi partito (chiamarli
leader mi pare eccessivo) devono aver ben presente il problema.
Anche perchè per la prima volta, in Italia, si va ad un'elezione presidenziale avendo tra i mille elettori una cospicua minoranza, i circa 150 grillini, probabilmente assai poco disposta alle compravendite, e, speriamo, anche loquace.
Essendo neofiti, ancora con gli ideali intatti, e sconosciuti agli altri onorevoli (anche qui mi pare troppo), essi resteranno per un po' fuori dal mercato. Il miracolo Napolitano non si ripeterà, e per trovare un nome buona parte del parlamento dovrà da subito cominciare a rimangiarsi una parte delle accuse, recriminazioni e insulti che si sono scambiati in campagna elettorale.
Questa elezione comincia davvero ad assomigliare ad un voto popolare,ed è questo il suo fascino e fonte di preoccupazione per gli addetti ai lavori. D'altro canto questa sarà la prima, serissima, prova di compattezza del M5S. Se poi, come pare probabile, le due Camere avranno maggioranze diverse, le trattative saranno davvero uno spasso, anche perchè l'unico nominativo comune era quello di Mario Monti, auto rimandatosi al settennato successivo. Comincio a capire perché la voce di D'Alema, nelle ultime interviste, è più melliflua e sommessa che mai.
Commenti