Il ciarlatano di Arcore e i suoi fratelli
Ma il problema è la moltitudine di allocchi che continuano a farsi sedurre.
Chissà se qualche abitante di Cerreto Spoleto non sia giunto anche in Brianza a lasciare i semi della propria abilità di venditore di cose scadenti.
Indubbiamente, le definizioni dello Zingarelli sembrano confezionate su misura per il personaggio politico che i lettori hanno adesso in mente.
Il problema del nostro Paese, tuttavia, non è tanto la presenza piuttosto diffusa di cerretani ciarlieri (ciarlatani), ma la moltitudine di allocchi che continuano a farsi sedurre da simili personaggi.
A sentire gli opinionisti, i commentatori in giro per gli studi televisivi o i redattori da prima pagina dei giornali nazionali, tali personaggi ottengono consenso e vengono presi sul serio perché – a loro dire – parlerebbero alla “pancia della gente”, frase colorita per esprimere concetti antropologici di ben più elevata significazione. Ma già Macchiavelli, parecchi secoli or sono, aveva avuto modo di mettere in rilievo una delle caratteristiche peculiari dei popoli:
Ad Alghero, ancora è viva nella memoria dei nostri vecchi l’arte ciarlatana di pseudo fattucchiere che preparavano elisir di lunga vita a base di urina. Elisir richiestissimi (a pagamento) da parte di centinaia di disperati in cerca di soluzione ai mali della vecchia.
Il più grande imbonitore italiano del XX secolo è stato Mussolini che, con le sue pose teatrali, l’incedere “romano-imperiale”, la voce stentorea e l’eloquio da attore, catturò le menti di milioni di italiani fino a condurli alla guerra disastrosa e alla disfatta totale: economica, politica, culturale e sociale. Allora, si disse, le radunate delle folle oceaniche e plaudenti furono favorite dalla radio, modernissimo mezzo di comunicazione di massa. Oggi, il successo dei novelli imbonitori è assicurato dalla TV.
Tutti costoro – gli imbonitori, i venditori di merci scadenti – sono accomunati dalla vanità e da un egocentrismo sconfinato.
Nessuno di questi ciarlatani ama le fatiche della democrazia, le sue condizioni e i suoi tempi. Tutti detestano il Parlamento, la Costituzione, le opposizioni. Mussolini, alla Camera, in uno dei suoi primi interventi da capo del Governo, minacciò di fare “di quest’aula sorda e grigia, un bivacco di manipoli”; Grillo vorrebbe cacciare a calci nel sedere tutti i parlamentari e, addirittura, invita Al Qaeda a bombardare il Parlamento; Berlusconi, invece, per giustificare la nullità della propria azione di governo, invoca il cambiamento della Costituzione, la maggioranza assoluta e tutti i poteri al capo del Governo.
Credo che nessuno possa dimenticare una delle più grandi responsabilità che noi italiani ci siamo storicamente assunti nel XX secolo: aver dato vita alla prima forma di dittatura fascista nel mondo occidentale. Una responsabilità che dovrebbe pesare su ciascuno di noi come un macigno. Del quale i nostri padri ci hanno liberato, senza riuscire però a estirpare dalla coscienza di una parte ampia della popolazione i veleni che il ventennio fascista ha sedimentato. E, soprattutto, il vaccino per prevenire la ricaduta non è stato somministrato a tutti, purtroppo.
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico
Antonio Budruni |
Il termine ciarlatano è il risultato di due parole fuse insieme: cerretano e ciarla.
La prima, indica una provenienza (da Cerreto, Umbria); la seconda, di natura onomatopeica, riporta all’espressione di uso corrente, chiacchiera. Ciarlatano, dunque, mette insieme la professione caratterizzante degli abitanti di Cerreto – venditori ambulanti – e la chiacchiera. Il vocabolario della lingua italiana “Zingarelli”, dà del termine ciarlatano questa definizione:
“Venditore ambulante di merci varie (…)”. Ma che, per estensione, diventa: “Smerciatore di prodotti scadenti”. Sinonimo: “Imbonitore”.
“Venditore ambulante di merci varie (…)”. Ma che, per estensione, diventa: “Smerciatore di prodotti scadenti”. Sinonimo: “Imbonitore”.
Altri significati:
“Chi sfrutta la buona fede e la credulità altrui a proprio vantaggio. Chi è vanitoso e solo apparentemente abile, specialmente nel proprio lavoro”.Sono certo che alla maggior parte dei lettori queste definizioni facciano immediatamente venire in mente un personaggio della politica nazionale, molto poco gradito fuori dall’Italia.
Chissà se qualche abitante di Cerreto Spoleto non sia giunto anche in Brianza a lasciare i semi della propria abilità di venditore di cose scadenti.
Indubbiamente, le definizioni dello Zingarelli sembrano confezionate su misura per il personaggio politico che i lettori hanno adesso in mente.
Il problema del nostro Paese, tuttavia, non è tanto la presenza piuttosto diffusa di cerretani ciarlieri (ciarlatani), ma la moltitudine di allocchi che continuano a farsi sedurre da simili personaggi.
A sentire gli opinionisti, i commentatori in giro per gli studi televisivi o i redattori da prima pagina dei giornali nazionali, tali personaggi ottengono consenso e vengono presi sul serio perché – a loro dire – parlerebbero alla “pancia della gente”, frase colorita per esprimere concetti antropologici di ben più elevata significazione. Ma già Macchiavelli, parecchi secoli or sono, aveva avuto modo di mettere in rilievo una delle caratteristiche peculiari dei popoli:
“Sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare”.
Ad Alghero, ancora è viva nella memoria dei nostri vecchi l’arte ciarlatana di pseudo fattucchiere che preparavano elisir di lunga vita a base di urina. Elisir richiestissimi (a pagamento) da parte di centinaia di disperati in cerca di soluzione ai mali della vecchia.
Il più grande imbonitore italiano del XX secolo è stato Mussolini che, con le sue pose teatrali, l’incedere “romano-imperiale”, la voce stentorea e l’eloquio da attore, catturò le menti di milioni di italiani fino a condurli alla guerra disastrosa e alla disfatta totale: economica, politica, culturale e sociale. Allora, si disse, le radunate delle folle oceaniche e plaudenti furono favorite dalla radio, modernissimo mezzo di comunicazione di massa. Oggi, il successo dei novelli imbonitori è assicurato dalla TV.
Tutti costoro – gli imbonitori, i venditori di merci scadenti – sono accomunati dalla vanità e da un egocentrismo sconfinato.
Nessuno di questi ciarlatani ama le fatiche della democrazia, le sue condizioni e i suoi tempi. Tutti detestano il Parlamento, la Costituzione, le opposizioni. Mussolini, alla Camera, in uno dei suoi primi interventi da capo del Governo, minacciò di fare “di quest’aula sorda e grigia, un bivacco di manipoli”; Grillo vorrebbe cacciare a calci nel sedere tutti i parlamentari e, addirittura, invita Al Qaeda a bombardare il Parlamento; Berlusconi, invece, per giustificare la nullità della propria azione di governo, invoca il cambiamento della Costituzione, la maggioranza assoluta e tutti i poteri al capo del Governo.
Credo che nessuno possa dimenticare una delle più grandi responsabilità che noi italiani ci siamo storicamente assunti nel XX secolo: aver dato vita alla prima forma di dittatura fascista nel mondo occidentale. Una responsabilità che dovrebbe pesare su ciascuno di noi come un macigno. Del quale i nostri padri ci hanno liberato, senza riuscire però a estirpare dalla coscienza di una parte ampia della popolazione i veleni che il ventennio fascista ha sedimentato. E, soprattutto, il vaccino per prevenire la ricaduta non è stato somministrato a tutti, purtroppo.
L’odio per la democrazia, l’uguaglianza, la parità e la diffusione dei diritti è strettamente legato all’ignoranza e all’oscurantismo di troppe istituzioni che hanno interesse a lasciare il popolo in una dimensione infantile e irresponsabile. Bisogna spezzare queste catene. Anche usando l’arma democratica che ciascuno di noi ha: il voto. A cominciare da quello del 24 febbraio.
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