Il Giorno del Ricordo
Allontanate le passioni e le emozioni concitate, la riconciliazione sarebbe possibile.
Dopo decenni di oblio, il 10 febbraio di ogni anno si onorano i 350mila italiani cacciati dall’Istria e dalla Dalmazia e i 10mila trucidati nelle foibe.
Io vivo questo giorno con il desiderio della riconciliazione tra i popoli e tra le fazioni che si combatterono in quella guerra feroce.
Penso, perciò, che, oggi, a circa 70 anni da quegli eventi, allontanate le passioni e le emozioni concitate, la riconciliazione sarebbe possibile se ognuno portasse il suo pezzetto di verità, senza farsi condizionare da pregiudizi ideologici, e ascoltasse il pezzetto di verità portato dagli altri.
Non si può chiedere, in questa prospettiva, ai vecchi profughi di dimenticare o, meglio, di rimuovere dal loro animo, le cose, i morti e gli affetti lasciati in quelle terre e le angherie subite.
Come potrebbero dimenticare, quei vecchi, di essere stati trattati, troppe volte, al loro arrivo nell’Italia libera, come intrusi o, peggio, come invasori, che portavano via pane e lavoro ad altre povere genti stremate dalla guerra?
Come possono dimenticare di essere stati offesi da chi li chiamava i “banditi Giuliani”, assimilandoli al famoso fuorilegge siciliano? Come possono dimenticare che i ferrovieri comunisti negarono al treno che li trasportava di fare sosta in molte stazioni, in particolare quella di Bologna, per rifornirli di pane, acqua e coperte?
Come possono dimenticare che i comunisti jugoslavi torturarono selvaggiamente e gettarono nelle foibe, spesso ancora vivi, migliaia di loro amici e conoscenti? Non possono certo dimenticare, quei vecchi, l’oppressione effettuata dai fascisti sulle popolazioni slave e le barbare rappresaglie compiute, forse nel rispetto di leggi ancora più barbare.
Certo sangue chiama sangue, ma loro, povera gente comune, che c’entravano con quelle rappresaglie e con quella oppressione? Capisco anche il loro risentimento verso i comunisti italiani delle brigate “Garibaldi”, che si sottomisero agli slavi del IX Corpus per volontà di Togliatti , secondo quanto scrisse il comandante delle brigate “Osoppo”.
Costui aggiunse che le sue brigate erano
Per quella resistenza, quel battaglione, tra morti e feriti, perdette il 70 per cento dei suoi effettivi, che si aggiunsero al migliaio di soldati della R.S.I. caduti su quel fronte orientale. Non si può neppure chiedere ai vecchi profughi di dimenticare i tanti, troppi italiani, fascisti e antifascisti, massacrati in quel terribile periodo dagli “slavi bianchi”, grandi amici dei nazisti, né che costoro, che pure volevano impossessarsi di quelle terre, oltraggiarono la città di Gorizia facendo saltare il monumento ai Caduti della grande guerra.
Capisco che tutti questi ricordi non devono essere cancellati. Come dire che il bene e il male, il torto e la ragione non stanno mai da una parte sola. Non devono essere “rimossi”, quei ricordi, ma tramandati perché la verità non deve essere cancellata, rimossa o modificata. Devono essere, piuttosto, elaborati e superati, una volta ottenuta giustizia o, perlomeno, una volta che siano pubblicamente riconosciuti i torti subiti. Devono essere superati, quei ricordi, nella prospettiva di un futuro che veda tutti gli europei, compresi gli italiani e gli jugoslavi, uniti in una unica Europa, alla quale è legato il nostro destino.
Qualcuno dirà che per me, che non ho vissuto quelle tragedie, è facile parlare così. E’ vero, per carità, e mi sento imbarazzato nell’apparire come un “predicatore” tanto saccente quanto banale. Ma credete che la perpetuazione dell’odio, della divisione, della falsità, dell’oblio e della faziosità ostile possa portare alla giustizia, senza la quale non ci può essere pace e progresso? Io non lo credo. Forse sbaglio?
Vittorio Guillot |
Io vivo questo giorno con il desiderio della riconciliazione tra i popoli e tra le fazioni che si combatterono in quella guerra feroce.
Penso, perciò, che, oggi, a circa 70 anni da quegli eventi, allontanate le passioni e le emozioni concitate, la riconciliazione sarebbe possibile se ognuno portasse il suo pezzetto di verità, senza farsi condizionare da pregiudizi ideologici, e ascoltasse il pezzetto di verità portato dagli altri.
Non si può chiedere, in questa prospettiva, ai vecchi profughi di dimenticare o, meglio, di rimuovere dal loro animo, le cose, i morti e gli affetti lasciati in quelle terre e le angherie subite.
Come potrebbero dimenticare, quei vecchi, di essere stati trattati, troppe volte, al loro arrivo nell’Italia libera, come intrusi o, peggio, come invasori, che portavano via pane e lavoro ad altre povere genti stremate dalla guerra?
Come possono dimenticare di essere stati offesi da chi li chiamava i “banditi Giuliani”, assimilandoli al famoso fuorilegge siciliano? Come possono dimenticare che i ferrovieri comunisti negarono al treno che li trasportava di fare sosta in molte stazioni, in particolare quella di Bologna, per rifornirli di pane, acqua e coperte?
Come possono dimenticare che i comunisti jugoslavi torturarono selvaggiamente e gettarono nelle foibe, spesso ancora vivi, migliaia di loro amici e conoscenti? Non possono certo dimenticare, quei vecchi, l’oppressione effettuata dai fascisti sulle popolazioni slave e le barbare rappresaglie compiute, forse nel rispetto di leggi ancora più barbare.
Certo sangue chiama sangue, ma loro, povera gente comune, che c’entravano con quelle rappresaglie e con quella oppressione? Capisco anche il loro risentimento verso i comunisti italiani delle brigate “Garibaldi”, che si sottomisero agli slavi del IX Corpus per volontà di Togliatti , secondo quanto scrisse il comandante delle brigate “Osoppo”.
Costui aggiunse che le sue brigate erano
“Le uniche in grado di contrapporsi alle mire nazionaliste slovene in territorio italiano” .Perciò furono sterminate dai comunisti italiani, a Malga Porzus, il 7 febbraio 1945! Ricordano i vecchi, (e perché non dovrebbero ricordarlo?), che in quegli stessi giorni, alla fine di gennaio ’45, per la precisione, un altro pugno di soldati italiani, i marò del battaglione “Fulmine” della X MAS, si opposero alla calata degli slavi. 214 marò respinsero oltre 2000 titini .
Per quella resistenza, quel battaglione, tra morti e feriti, perdette il 70 per cento dei suoi effettivi, che si aggiunsero al migliaio di soldati della R.S.I. caduti su quel fronte orientale. Non si può neppure chiedere ai vecchi profughi di dimenticare i tanti, troppi italiani, fascisti e antifascisti, massacrati in quel terribile periodo dagli “slavi bianchi”, grandi amici dei nazisti, né che costoro, che pure volevano impossessarsi di quelle terre, oltraggiarono la città di Gorizia facendo saltare il monumento ai Caduti della grande guerra.
Capisco che tutti questi ricordi non devono essere cancellati. Come dire che il bene e il male, il torto e la ragione non stanno mai da una parte sola. Non devono essere “rimossi”, quei ricordi, ma tramandati perché la verità non deve essere cancellata, rimossa o modificata. Devono essere, piuttosto, elaborati e superati, una volta ottenuta giustizia o, perlomeno, una volta che siano pubblicamente riconosciuti i torti subiti. Devono essere superati, quei ricordi, nella prospettiva di un futuro che veda tutti gli europei, compresi gli italiani e gli jugoslavi, uniti in una unica Europa, alla quale è legato il nostro destino.
Qualcuno dirà che per me, che non ho vissuto quelle tragedie, è facile parlare così. E’ vero, per carità, e mi sento imbarazzato nell’apparire come un “predicatore” tanto saccente quanto banale. Ma credete che la perpetuazione dell’odio, della divisione, della falsità, dell’oblio e della faziosità ostile possa portare alla giustizia, senza la quale non ci può essere pace e progresso? Io non lo credo. Forse sbaglio?
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